“Se alla moda si precludono agevolazioni per la creazione delle collezioni, che aiuti restano?”. E’ la domanda che si pongono gli industriali tessili di Prato, da tempo impegnati a combattere contro la modifica retroattiva nell’interpretazione di una norma che prevedeva il credito d’imposta per ricerca e sviluppo negli anni 2015-2019. Nel 2016 una circolare dell’Agenzia delle entrate chiarì che per il settore moda il beneficio includeva anche la ricerca diretta all’ideazione estetica e alla realizzazione di nuove collezioni, ma nel 2022 queste spese vennero escluse, senza poter dunque generare più credito di imposta.
Scadenza 31 ottobre per autodenunciarsi
Le aziende che avevano già utilizzato il credito di imposta si sono trovate in una posizione delicata ed entro domani, 31 ottobre, è previsto che abbiano la possibilità di autodenunciare l’uso “indebito” dell’agevolazione, impegnandosi a restituirlo in tre rate annuali; in cambio riceveranno una compensazione “dai contorni ancora indefiniti e comunque di modesta entità”. “Danno e beffa”, sibilano gli industriali di Prato sostenendo che la restituzione è “profondamente ingiusta” ed è “una vera mazzata” in un periodo di rallentamento per il settore. Secondo Confindustria Toscana nord, le aziende interessate alla restituzione a Prato sono alcune centinaia, in parte devono restituire somme a sei cifre sufficienti “per destabilizzare molti bilanci di questi tempi”.
Tavolo di distretto e parlamentari locali non hanno trovato soluzioni
“Come Confindustria Toscana Nord abbiamo portato la vicenda al tavolo di distretto e l’abbiamo ripetutamente rappresentata ai parlamentari eletti nella nostra area, senza esiti”, afferma l’associazione con l’amaro in bocca: trattare così un settore secondo in Italia per export, simbolo del made in Italy, è considerato un affronto inconcepibile.
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