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Nell’immagine: a sinistra foto di Min An: https://www.pexels.com/it-it/foto/persona-in-possesso-di-grani-verdi-1230157/, a sinistra Antonio Caschetto (foto di Elisabetta Denaro)

Ambiente, giustizia sociale e attenzione agli ultimi, spiritualità. La conversione ecologica a cui papa Francesco invita nell’enciclica Laudato si’, pubblicata quasi dieci fa, nel 2015, è un radicale cambiamento di punto di vista, di stili di vita e di sguardo sul domani in cui tutte queste cose si tengono insieme, inscindibilmente. Nel suo testo, il pontefice ci propone uno sguardo integrale, ispirato a quello del santo di Assisi di cui porta il nome: “In lui si riscontra fino a che punto sono inseparabili la preoccupazione per la natura, la giustizia verso i poveri, l’impegno nella società e la pace interiore”. La cura della “casa comune”, come il santo padre chiama il Pianeta che ci ospita, è l’assunzione di responsabilità per restituire salute, sicurezza e vita agli ecosistemi e alle risorse naturali che consentono di abitare la Terra, sempre più depredata e saccheggiata fino all’esaurimento – tanto che ogni anno si calcola quando cade l’Earth Overshoot Day, il giorno in cui il pianeta va in deficit ecologico, ossia il consumo dell’intera capacità biologica terrestre prodotta in un anno. Uno sfruttamento che incide sul cambiamento climatico in atto e sui suoi effetti, sempre più frequenti e catastrofici, soprattutto a danno di quelle popolazioni meno responsabili delle emissioni di gas climalteranti. E’ la scienza che ci avverte come si avvicini il punto di non ritorno, per cui l’invito del Papa deve andare di pari passo con le evidenze scientifiche e le soluzioni proposte dagli esperti.

L’intervista

La Giornata mondiale dell’ambiente, istituita dalle Nazioni unite, si celebra il 5 giugno ed è l’occasione per affrontare questi temi con chi opera per la salvaguardia della natura e delle sue forme di vita, esseri umani compresi, sorretto da una fede “ecologica”. InTerris ha intervistato Antonio Caschetto, Project Manager del Centro Laudato Si’ di Assisi.

Cosa possono fare i cittadini e le istituzioni per l’ambiente? 

“La comunità scientifica ci ripete che gli attuali modelli di produzione e consumo, con un quinto della superfice terrestre ormai degradato, rischiano di rendere insostenibile la vita sulla terra, per cui servono interventi comuni.  A livello globale, i programmi ambientali delle Nazioni Unite prevedono interventi specifici su agricoltura e sistemi di produzione del cibo, sulla corretta gestione delle acque dolci, e sulla qualità delle aree urbane. Ad Assisi, nella terra di Francesco, cerchiamo di vivere questa missione attraverso il progetto Assisi Terra Laudato Si’, che coinvolge, sui temi dell’ecologia integrale, tutte le principali realtà della città, la diocesi, le famiglie francescane, la Pro Civitate Christiana, il Fai, che offrono ai pellegrini e a tutti coloro che si trovano ad Assisi occasioni di preghiera, ritiri, immersioni nel silenzio del bosco, momenti di formazione e attività di volontariato. Per la vita di ogni giorno inoltre abbiamo diffuso una guida che motivi le persone a cambiare attraverso la riduzione dei rifiuti, l’uso di energie rinnovabili e la conservazione dell’acqua, con spirito di partecipazione”.

A quasi dieci anni dalla pubblicazione dell’enciclica Laudato si’, c’è stata una conversione ecologica?

“I dati della recente indagine ‘Vivere Laudato si’, che ha interessato più di 280 organizzazioni cattoliche di venti Paesi europei, realizzata dall’Alleanza europea Laudato si’, mostrano una fotografia in chiaroscuro. La riflessione e l’impegno concreto sul tema ambientale, legato all’approccio integrale alla povertà, alla politica e alla spiritualità, hanno funzionato da stimolo per le comunità locali. Ci sono risultati incoraggianti, come la promozione della costituzione di Comunità energetiche rinnovabili (Cer), per le quali la Conferenza episcopale italiana (Cei) ha diffuso un Vademecum dettagliato e articolato. D’altro canto, è inspiegabile come su questi temi la comunità cattolica non sia ancora compatta e proceda a macchia di leopardo. La nostra casa comune ha bisogno di forze per sostenerla, con azioni e preghiera”.

Che contributo posso dare parrocchie e diocesi con le comunità energetiche e con quale spirito etico? 

“Guardiamo solo al dato numerico complessivo: in Italia, secondo i dati della Cei, ci sono 25.471 parrocchie in 226 diocesi e 66.869 edifici di culto. Se anche non ci fosse un’adesione del 100% si avrebbe comunque un impatto importante, invece i numeri, seppur in crescita, sono bassi, scoraggiati da una normativa ancora non chiara. Più che la componente energetica, l’aspetto più interessante per le realtà parrocchiali e per le diocesi è che si tratta anzitutto di ‘comunità’. Si prende concretamente consapevolezza che la nostra casa è comune, si mettono in condivisione risorse energetiche e consumi, così quello di ciascuno di noi diventa etico. Il nostro impatto sul sistema globale diminuirà e solo così possiamo pensare di lasciare alle generazioni future quello che abbiamo ricevuto noi”.

Sono i giovani che manifestano con i cartelli “There’s no planet B” ad avere chiare le priorità? 

“In questi anni abbiamo constatato, da un lato, la crescente consapevolezza del problema da parte dei più giovani, il desiderio di giustizia – e di giustizia climatica – che li anima. L’attenzione all’ambiente e agli effetti del degrado ambientale sui più poveri. Dall’altro lato, la difficoltà a farsi ascoltare e la ricerca di modalità di protesta a volte plateali, che trovano spazio sui media e vengono spesso criticate, mescolando indistintamente la condanna per loro azioni e il giudizio superficiale sulle motivazioni, che spesso non vengono neppure ascoltate. Il loro grido, a volte, per sprigionarsi ha bisogno anche di superare il limite. Fa riflettere come, allo stesso modo, neppure le motivazioni dei più tranquilli siano ascoltate. Il pianeta è uno, la casa è comune, e dobbiamo imparare sempre di più a guardare ai problemi con lo stesso sguardo”.

Quanto c’è ancora da fare in ambito di giustizia climatica? 

“Abbiamo un leader autorevole, papa Francesco, che attraverso l’enciclica Laudato si’ e l’esortazione apostolica Laudate Deum che ci aiuta a compiere scelte sia sul tema della sostenibilità, sia in rapporto ai poveri, sia riguardo la nostra spiritualità. Da soli non si va da nessuna parte, ma insieme si può alzare una voce profetica. Dobbiamo partire dal dare spazio alle notizie verificate e scientificamente fondate che difficilmente vengono diffuse e, consapevoli e condividendo questi valori, possiamo fare massa critica. Per le prossime elezioni europee, il Movimento Laudato Si’ ha pubblicato una lettera ai candidati affinché si impegnino a prevenire i peggiori impatti della crisi ecologica, con politiche come la rapida eliminazione di tutti i combustibili fossili e il sostegno finanziario alla transizione energetica nei Paesi poveri”.

Cos’è l’ecospiritualità e come praticarla?

“E’ una modalità di incontro, radicata nella tradizione cattolica e con uno sguardo aperto, in cui la creazione di Dio ha un ruolo più attento rispetto al solito. Come avviene nel Cantico delle Creature, che ci ispira ogni giorno: san Francesco, attraverso tutte le creature, cerca di lodare Dio senza parole ma con sincerità. Si tratta di  momenti di preghiera e liturgia vissuti nel creato, per esempio celebrando messe, coinvolgendo attivamente le diocesi, le parrocchie, le organizzazioni locali. Se in questi momenti riusciamo a sentire più forte la voce di Dio creatore, che ci parla attraverso la Sacra Scrittura e attraverso le opere create, allora l’ecospiritualità può farci vivere una fede autentica”.

 

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