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tensioni nella maggioranza governativa italiana – ==> LEGGI ORA! #finsubito prestito immediato


Situazione economica attuale e reazioni del governo

Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti si mostra determinato nel perseguire gli obiettivi governativi, nonostante la recente revisione al ribasso del Pil da parte dell’Istat. Secondo le dichiarazioni di Giorgetti, “i piani del governo non cambiano”, indicando così una ferma volontà di mantenere il focus sui conti pubblici anche in un contesto economico difficile. La pressione si fa sentire, con l’Europa in attesa di conoscere i dettagli della manovra, mentre all’interno della maggioranza cominciano a emergere tensioni.


Ultimo aggiornamento il 5 Ottobre 2024 15:10

Le dichiarazioni del ministro giungono in un momento delicato: nel corso della settimana, Giorgetti ha sottolineato la necessità di “sacrifici” da parte di tutti i cittadini. Questa posizione, però, ha innescato un acceso dibattito all’interno della coalizione di governo, dove diversi membri si sono affrettati a chiarire le proprie posizioni. Da Fratelli d’Italia, Arianna Meloni ha tenuto a precisare che la prossima manovra non comporterà sacrifici per le famiglie, le imprese e i lavoratori, suggerendo che le richieste del ministro potrebbero riferirsi a chi detiene ricchezze ingenti.

Matteo Salvini, vicepremier della Lega, ha aggiunto che il “sacrificio” evocato da Giorgetti riguarda chi possiede patrimoni miliardari e non coloro che si trovano in una situazione economica più precaria. Anche la risposta di Antonio Tajani di Forza Italia evidenzia un tentativo di chiarire l’intento del ministro: “Il ministro è stato male interpretato, non vuole aumentare le tasse”, dichiarando la posizione del suo partito in merito a eventuali oneri fiscali.

In questo contesto, l’ipotesi di un rinnovamento dell’Ires, una questione che potrebbe essere inserita nella legge di bilancio, ha generato non poche discussioni tra i membri della maggioranza. Se da un lato si esprimono preoccupazioni per il possibile aggravio di spesa per banche, assicurazioni e aziende, dall’altro Forza Italia mantiene una linea dura contro qualsiasi nuova tassazione.

Questa dinamica evidenzia l’andamento contrastante delle opinioni all’interno della coalizione, ponendo interrogativi sulle possibili ripercussioni sulle future politiche fiscali del governo. Ognuno dei membri sembra cercare di proteggere i propri interessi elettorali, mentre la necessità di affrontare la pianificazione economica si fa sempre più urgente.

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Il dibattito interno alla maggioranza

All’interno della maggioranza di governo, il dibattito si intensifica in seguito alle affermazioni del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Nonostante il tentativo di mantenere una narrativa unitaria, diverse voci emergono per chiarire e, in alcuni casi, contraddire le posizioni del titolare del Mef. La richiesta di “sacrifici” ha risuonato in modo particolare tra i vari partiti, sin dal momento della sua enunciazione. Arianna Meloni di Fratelli d’Italia ha sottolineato che la prossima manovra non sarà orientata al sacrificio di famiglie e lavoratori, distaccandosi così dalle interpretazioni che potrebbero riguardare gli strati più vulnerabili della popolazione. Questo chiarimento è un tentativo evidente di non alienare il consenso di elettori chiave.

Il vicepremier Matteo Salvini si unisce al coro, specificando che quanto detto dal ministro si riferisce a chi possiede beni di grande valore e non certo a coloro che si trovano in una condizione di precarietà economica. Questa strategia di difesa cromatica della propria base di sostenitori evidenzia le crescenti tensioni esistenti nel centrodestra, una coalizione già di per sé fragile. Antonio Tajani, in rappresentanza di Forza Italia, si affrettano a distanziare qualsiasi possibilità di incremento fiscale, enfatizzando che il ministro non ha davvero intenzione di alzare le tasse.

La questione dell’Ires diventa così un tema centrale di questo dibattito interno. La proposta di una rimodulazione della tassa sul reddito delle società non trova concordo tra i membri della maggioranza, con Forza Italia che si oppone con fermezza. Tajani sostiene che ogni nuova imposizione è da considerarsi inaccettabile, contestando l’idea stesso di tassare i presunti “extra profitti”, che definisce un concetto obsoleto e inadeguato.

D’altra parte, emergono anche tendenze contrarie a Forza Italia. Salvini accenna a una maggiore disponibilità a considerare contributi fiscali da parte delle banche, suggerendo che chi ha accumulato profitti enormi debba prendersi una parte di responsabilità verso la comunità. La contraddizione diventa subito evidente: mentre alcuni membri della coalizione cercano di smussare le asperità, altri come Raffaele Nevi di Forza Italia affermano che il partito rimarrà intransigente nella sua posizione. Questo scontro interno non solo minaccia l’unità della maggioranza, ma anche il coordinamento delle strategie fiscali, lasciando i mercati in attesa di chiarimenti.

Il rischio maggiore è rappresentato dalla possibilità che questo dibattito alimenti divisioni più profonde, rendendo difficile giungere a un consenso che possa andare a beneficio della stabilità economica del Paese. Ogni partito deve affrontare non solo le pressioni interne, ma anche le aspettative esterne, in un contesto dove le scelte fiscali hanno ripercussioni immediate su famiglie e imprese.

Ipotesi di riforma dell’Ires

L’idea di una riforma dell’Ires si sta facendo strada nel dibattito della maggioranza, alimentando discussioni animate sia all’interno del governo che tra gli esperti economici. La rimodulazione della tassa sul reddito delle società emerge come una risposta potenziale ai bisogni di bilancio, ma la materia è spinosissima e suscita reazioni contrapposte. Le misure attualmente contemplate potrebbero colpire in particolare banche, assicurazioni e aziende, suscitando preoccupazioni fra i rappresentanti di Forza Italia, i quali continuano a ribadire la loro contrarietà a nuove tasse.


Ultimo aggiornamento il 6 Ottobre 2024 01:25

In questo contesto, Giorgetti ha già messo in discussione il termine ‘extraprofitti’, considerandolo inappropriato per descrivere le dinamiche fiscali delle aziende. Ciò nonostante, il dibattito non accenna a placarsi, e le proposte non mancano. Da un lato, si sta valutando la possibilità di una tassazione aggiuntiva che potrebbe arrecare ulteriori oneri a quei settori ritenuti più profittevoli, ma dall’altro emerge anche l’idea di uniformare l’Ires, eliminando le deroghe che attualmente consentono di variare le aliquote. Questo approccio mira a semplificare la struttura fiscale, cercando di rendere il sistema più equo e prevedibile.

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La ricerca di un’aliquota fissa potrebbe rappresentare un passo verso la stabilizzazione delle entrate fiscali e potrebbe, nel lungo termine, rassicurare i mercati sul fatto che il governo sta adottando misure pragmatiche. Tuttavia, la sfida principale risiede nel trovare un equilibrio tra esigenze di bilancio e il mantenimento di un ambiente favorevole agli investimenti. I rappresentanti del governo sono coscienti che ogni modifica proposta deve essere discussa approfonditamente per non danneggiare la crescita economica.

Intanto, si intensificano le consultazioni con i diversi stakeholder e si valutano possibili modifiche al regime fiscale delle imposte differite attive (Dta), un aspetto cruciale soprattutto per il settore bancario. La tensione rimane alta, poiché le resistenze provenienti da alcune aree della coalizione sono evidenti e potrebbero essere un ostacolo significativo nel percorso di attuazione di qualsiasi riforma fiscale. In questo scenario complesso, persino la revisione delle cosiddette tax expenditures potrebbe rivelarsi un tema delicato, richiedendo l’accurata considerazione di circa 625 disposizioni fiscali attualmente in vigore.

Inoltre, si sta discutendo della potenziale introduzione di una ‘web tax’, per far fronte all’inesorabile crescita delle grandi aziende tecnologiche, a cui i partiti di maggioranza si dicono favorevoli. Questa proposta si allinea con la necessità di garantire che anche le multinazionali contribuirebbero equamente al sistema fiscale, sotto il peso dei guadagni enormi che spesso sfuggono alla tassazione. La pressione parlamentare convince, infine, che tutti i settori dell’economia debbano essere coinvolti, creando di fatto un ambito di ripartizione equa delle responsabilità fiscali.


Ultimo aggiornamento il 6 Ottobre 2024 01:29

Con queste premesse, appare chiaro che la discussione sull’Ires è destinata a occupare un posto centrale nelle prossime settimane, mentre il governo è chiamato a trovare soluzioni che possano soddisfare le aspettative dei diversi gruppi di interesse, senza compromettere l’equilibrio economico del Paese.

Resistenze e proposte alternative

Le resistenze riguardo alla possibile rimodulazione dell’Ires si fanno sentire con forza all’interno della maggioranza. Forza Italia, in particolare, manifesta un netto rifiuto a qualsiasi misura che possa aumentare la pressione fiscale. La posizione del partito è chiara: ogni proposta di tassazione, sia essa derivante dalla necessità di riequilibrare i conti pubblici o di rispondere a richieste di equità fiscale, incontra una ferrea opposizione. Antonio Tajani ha ribadito che il partito continuerà a opporsi a qualsiasi nuova tassa, definendo come inadeguata l’idea di tassare gli extra profitti. Il vicecapogruppo azzurro, Raffaele Nevi, ha specificato che la linea di Forza Italia resta immutata a questo riguardo.

D’altra parte, le dichiarazioni di Matteo Salvini, vicepremier e leader della Lega, si pongono in una sorta di contrasto con quelle di Forza Italia, lasciando intravedere una disponibilità a considerare tacitamente l’idea di un contributo fiscale da parte di settori colpiti da grandi guadagni. La sua proposta di tassare in parte i profitti delle banche solleva un dibattito interno, spingendo i membri del governo a riflettere sull’adeguatezza delle imposte attuali e su come redistribuire parte dei guadagni eccezionali a favore del bene comune. Questo dualismo di approcci fra i partiti del centrodestra potrebbe essere fonte di conflitti futuri, ulteriormente complicando le già delicate trattative per la stesura della legge di bilancio.

Tuttavia, il ministro Giorgetti ha recentemente messo in discussione l’impiego del termine ‘extraprofitti’, etichettandolo come “scorretto” per descrivere la situazione fiscale delle aziende. La volontà di semplificare le normative fiscali, tornando a un’aliquota fissa per l’Ires, suggerisce un tentativo di trovare un equilibrio fra le legittime esigenze di raccolta e il mantenimento di un contesto favorevole per gli investimenti. In questo senso, si gioca la partita per una riorganizzazione dell’imposizione tributaria che possa ridurre disomogeneità e incertezze.

Nell’orizzonte delle riforme fiscali, l’attenzione non è soltanto rivolta all’Ires, ma si sta anche considerando la revisione delle tax expenditures, con Confindustria che ha espresso la propria apertura al dialogo in merito. L’obiettivo comune di reperire i circa 10 miliardi di euro che mancano nel bilancio richiede misure concrete e una valutazione attenta delle attuali agevolazioni fiscali, le quali ammontano a circa 625 differenti disposizioni. Questo approccio sembra indicare una volontà di operare anche su altri fronti, puntando a una razionalizzazione del sistema fiscale nel suo insieme.

Parallelamente, la discussione inerente la potenziale introduzione di una web tax è destinata ad acquisire centralità, specialmente in un contesto nel quale le multinazionali operanti nel settore tecnologico hanno registrato utili enormi senza un corrispettivo adeguato in termini di tassazione. La proposta, sostenuta anche da esponenti di Fratelli d’Italia, mira a garantire che le aziende con elevate disponibilità economiche contribuirebbero equamente al sistema fiscale nazionale.


Ultimo aggiornamento il 6 Ottobre 2024 01:29

In questo scenario dinamico e contrastato, le prossime settimane si preannunciano decisive. La capacità del governo di navigare in queste acque tumultuose sarà cruciale per stabilire le future politiche fiscali e, di conseguenza, il clima economico del Paese nel suo complesso.

Prospettive future e strategie fiscali

Il governo si prepara a un’importante fase di discussione e confronto sulla pianificazione fiscale che coinvolgerà vari settori e aree della società. Con un occhio attento alle esigenze di bilancio, il Ministero dell’Economia sta esaminando attentamente le possibili riforme fiscali nel contesto dell’Ires e delle tasse correlate. La missione è chiara: garantire che il sistema fiscale sia equo, sostenibile e capace di generare le entrate necessarie per il funzionamento delle istituzioni e per il sostegno all’economia in generale.

Tra le proposte sul tavolo vi è quella di uniformare il pagamento dell’Ires, eliminando le attuali deroghe e variabilità nelle aliquote. Questo approccio, oltre a semplificare il sistema tributario, potrebbe aiutare a stabilizzare le entrate fiscali nel lungo termine. Tuttavia, la riuscita di questa iniziativa richiederà un attento bilanciamento tra opportunità di investimento e necessità fiscali, in particolare nel contesto incerto che caratterizza i mercati attuali.


Ultimo aggiornamento il 6 Ottobre 2024 01:29

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Un altro aspetto cruciale è il dibattito sulle tax expenditures, dove il governo intende rivedere le circa 625 agevolazioni ed esenzioni fiscali esistenti. Questa revisione potrebbe portare a una riscrittura sostanziale delle normative fiscali, con l’obiettivo di recuperare i circa 10 miliardi di euro stimati come deficit nel bilancio. Il confronto con Confindustria potrebbe rappresentare un primo passo verso una razionalizzazione delle spese fiscali, favorendo al contempo un dialogo costruttivo tra le parti coinvolte.

In questo clima di programmazione fiscale, la questione della ‘web tax’ continua a essere un tema scottante. L’interesse verso questa forma di tassazione è in aumento, soprattutto in relazione ai grandi profitti registrati dalle multinazionali tecnologiche, che spesso non versano un corrispettivo adeguato d’imposte. I leader dei partiti di maggioranza stanno iniziando a convergere sull’idea di garantire un’imposizione più equa per queste aziende, con l’intento di allineare le loro contribuzioni fiscali agli utili generati nel mercato italiano.

Allo stesso tempo, le tensioni interne alla maggioranza non possono essere sottovalutate. La contrapposizione tra Forza Italia e la Lega, ad esempio, riflette l’urgenza di trovare un terreno comune sulle politiche fiscali, che si dimostra sempre più complicato. Tuttavia, il dialogo e il confronto rimangono fondamentali: solo attraverso un approccio collaborativo sarà possibile elaborare una manovra fiscale che soddisfi le esigenze di tutti gli attori coinvolti, senza compromettere il tessuto economico del paese.

Il compito del governo sarà, quindi, non solo quello di presentare proposte chiare e ben strutturate, ma anche di saper gestire le relazioni interne alla maggioranza, favorendo momenti di ascolto e negoziazione. Le scelte fiscali che saranno intraprese nei prossimi mesi avranno un impatto significativo sul futuro economico dell’Italia, rendendo cruciale un approccio strategico e lungimirante nell’affrontare le sfide fiscali attuali. Le attese sono alte, tanto dai cittadini quanto dagli investitori, e sarà essenziale per l’esecutivo dimostrare capacità e determinazione nella realizzazione di un sistema fiscale più giusto ed efficiente.



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