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Superbonus, la legge sblocca-crediti della destra è fallita in un anno. Ecco perché #finsubito prestito immediato


Nel Lazio ci sono circa quattro miliardi di euro di crediti fiscali bloccati, legati a opere di Superbonus 110%, che le imprese non si vedono riconosciuti, a causa dello stop impartito dal ministro delle Finanze Giancarlo Giorgetti tramite il decreto legge numero 16 del 2023. La Regione, a guida centrodestra, nello stesso anno aveva cercato di “aggirare” il blocco, con una legge ad hoc proposta dal gruppo di Fratelli d’Italia. Ma i risultati, a distanza di anno, sono stati fallimentari. 

La legge sblocca-crediti del Lazio

A riconoscerlo è la stessa amministrazione regionale, in particolare l’assessore al Bilancio Giancarlo Righini, che in una recente commissione Trasparenza ha fornito un resoconto di quanto successo dall’autunno 2023 a oggi, cioè da quando la legge regionale numero 12 è entrata in vigore. Ma prima, spieghiamo il contesto. 

Lo stop alla cessione del credito

Come dicevamo, il Governo Meloni nella primavera dello scorso anno ha deciso di porre un freno importante alla circolazione dei crediti fiscali derivanti dall’applicazione del decreto Superbonus 110%, entrato in vigore nel 2020 sotto il Governo Conte. Le imprese, fino a quel momento potevano cedere i loro crediti fiscali agli istituti bancari, alle pubbliche amministrazioni e (per esempio) a Poste Italiane. Potevano essere quindi tutti questi soggetti ad acquisire la titolarità del credito, andando a battere cassa direttamente allo Stato. Quando, però, lo Stato si è reso conto che il volume stava diventando eccessivo, ha detto “stop”. C’erano le finanze pubbliche da difendere. 

La proposta di FdI per “aggirare” il Governo

In Italia, quindi, circa 25 miliardi di crediti fiscali sono rimasti bloccati. Incastrati. Le imprese che avevano effettuato i lavori legati al Superbonus non potevano più esigerli, né cederli alle banche che fino a quel momento erano i primi istituti a rendersi disponibili. Nel Lazio l’ammontare dei crediti bloccati si aggira intorno ai quattro miliardi di euro, almeno in base a quanto reso pubblico in una commissione Trasparenza presieduta da Massimiliano Valeriani (Pd). Per questo Fratelli d’Italia, su iniziativa del capogruppo Daniele Sabatini, aveva presentato una proposta di legge che “non ha la pretesa di risolvere la problematica da soli – disse Sabatini in aula il 27 settembre 2023 -, ma è essenzialmente un segnale di fiducia rivolto a tutti coloro che sono rimasti imbrigliati nel vortice dei crediti incagliati”. 

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La risanata Cotral a garanzia

In sostanza, la Regione Lazio decise di utilizzare Cotral SpA e la sua rinnovata salute finanziaria per sostituirsi a istituti bancari ed enti locali tagliati fuori dalla possibilità di acquisire i crediti fiscali. Un cassetto fiscale da 40 milioni di euro messo a disposizione delle imprese laziali in difficoltà. Per farlo, però, c’era comunque bisogno di banche che asseverassero questi crediti.

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Il disinteresse (totale) delle banche

E qui si è creato il primo intoppo: alla manifestazione d’interesse lanciata dall’azienda in house della Regione, nessuna banca ha risposto. “Neanche – spiega il direttore generale Giuseppe Ferraro – alla ‘call’ diretta a sette istituti bancari selezionati, tra i più diffusi sul territorio”. Solo UniCredit, quasi per cortesia istituzionale, che si è presentata esclusivamente per spiegare i motivi del disinteresse: la mancanza di un impegno pluriennale di Cotral, limitato a un solo anno. Per Cotral era l’unico modo di evitare un pesante indebitamento (dopo essere appena uscita da anni di bilanci negativi), per le banche una garanzia insufficiente. E poi il decreto di Giorgetti di poche settimane prima, aggiunto alle ulteriori limitazioni arrivate nel maggio 2024, ha calato una scure abbastanza pesante e definitiva. 

Un lavoraccio di LazioCrea

C’è da aggiungere che LazioCrea, incaricata dall’amministrazione di creare la piattaforma digitale che avrebbe facilitato l’accesso agli imprenditori e alle banche ai benefici della legge, non è riuscita a trovare uno strumento informatico adeguato: “Dovevamo sottoscrivere una convenzione con InfoCamere, società in house delle Camere di Commercio – ha spiegato Marco Buttarelli, presidente di LazioCrea nominato a luglio 2023 – per utilizzare una loro piattaforma che si chiama ‘SiBonus’. Però poi siamo rimasti in attesa che la Regione Lazio ci desse il via per poter predisporre questa convenzione, che non è stata mai sottoscritta. Quindi, non sono stati spesi assolutamente soldi”. 

Righini: “O la modifichiamo o non la attuiamo”

Insomma, il tentativo della Regione Lazio di mettere sul tavolo il corrispettivo dell’1% dei crediti fiscali incagliati (40 milioni di euro su quattro miliardi), è fallito. “Alla luce di tutte queste considerazioni – ha detto lo stesso Righini in commissione – e per il tenore delle disposizioni contenute nella legge regionale 12 del 2023, la medesima non appare attuabile. Ovviamente, davanti a questa considerazione, abbiamo due soluzioni: o interveniamo sulla legge, con modifiche ovviamente conformi e coerenti con le previsioni del Governo oppure, diversamente, si tratterà di non attuare la legge, prevedendone magari la sua attuazione in una fase successiva, temporalmente”. 

Valeriani (Pd): “Vi avevamo avvertiti che non avrebbe funzionato”

Massimiliano Valeriani, ex assessore a Urbanistica e Rifiuti durante la giunta Zingaretti e presidente della commissione Trasparenza, ci va giù pesante nel commentare i risultati della legge sblocca-crediti: “Qualcuno ha mai risolto una questione che valeva 100 spendendo 1? – domanda ironicamente -. Ecco, per la Giunta Rocca è possibile anche l’assurdo. Da qui deriva l’idea di risolvere il problema dei 4 miliardi di crediti fiscali incagliati nel Lazio dalle misure del Governo Meloni contro il Superbonus, mettendo a garanzia 40 milioni dal cassetto fiscale di Cotral, l’1%. Avevamo avvertito la maggioranza che non avrebbe funzionato e così è stato”. 

Per il capogruppo dem in Regione, Mario Ciarla “questa legge approvata non è stata nient’altro che una legge-manifesto. Che forse ha creato perfino qualche illusione, perché c’è un pezzo di imprenditoria che è disperata, e questo è un dramma  – conclude – che è presente anche nella nostra regione. Lo strumento che la maggioranza di centrodestra aveva individuato come uno strumento possibile si è dimostrato, per le argomentazioni che voi stessi avete fornito, anche nel dialogo che avete intessuto con gli istituti di credito, impraticabile”. 

Sabatini (FdI): “Non sono d’accordo sull’abrogazione”

Le opposizioni, quasi all’unanimità, chiedono l’abrogazione della legge. Ma il suo proponente, Sabatini, in chiusura di commissione ha detto la sua: “A me non convince, lo dico con sincerità, poi ci si confronterà con gli altri Capigruppo e con la Giunta rispetto a questo, la proposta di abrogazione. Non credo che l’abrogazione di questa norma possa avere un senso in questo momento, quando ancora l’evoluzione normativa non è definita”.



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