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La Manovra 2025 esclude gli sgravi fiscali per i lavoratori extracomunitari #finsubito prestito immediato


La Manovra 2025 del governo Meloni non tende la mano agli immigrati: nel capitolo fiscale del testo depositato alla Camera c’è un comma che riguarda il lavoratore extracomunitario che trasferisce la residenza in Italia lasciando i figli al Paese d’origine, mentre nel capitolo dedicato alla giustizia c’è un comma che complica la vita a chi richiede la cittadinanza italiana.

Niente sgravi per i lavoratori stranieri

Un codice dell’articolo 2 del disegno di bilancio tratta gli sconti fiscali e taglia fuori i lavoratori stranieri extra Ue. La norma dispone che a partire dall’1 gennaio 2025 le detrazioni per i familiari a carico non spettano ai contribuenti che non siano cittadini italiani o cittadini Ue oppure ancora appartenenti a uno dei 30 Stati aderenti all’accordo sullo spazio economico europeo per i familiari residenti all’estero.

I lavoratori stranieri, pur essendo in regola sotto il profilo fiscale e previdenziale, non potranno ridurre il peso delle imposte utilizzando le detrazioni per i componenti del nucleo familiare rimasti nel Paese d’origine. Per fare un esempio, una commerciante cinese o un ristoratore egiziano non potrebbero usufruire della detrazione di 950 euro spettante per ciascun figlio, compresi i figli nati fuori del matrimonio e riconosciuti, i figli adottivi, affiliati o affidati, di età pari o superiore a 21 anni ma inferiore a 30 anni, nonché per ciascun figlio di età pari o superiore a 30 anni con disabilità provata.

600 euro in più sulla cittadinanza

Anche l’articolo 106 della Manovra riguarda gli immigrati. Il testo prevede che a partire dall’1 gennaio 2025 lo straniero coinvolto in una controversia in materia di accertamento della cittadinanza italiana debba sborsare 600 euro a titolo di contributo unificato. A tale somma vanno poi ad aggiungersi il contributo da 250 euro e i 16 euro di marca da bollo che vanno versati all’atto di presentazione della domanda. Il contributo di 600 euro va depositato per ciascuna parte ricorrente, anche se nello stesso giudizio la domanda è presentata congiuntamente.

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Quanti sono gli extracomunitari in Italia

L’ultimo censimento ha registrato 4,6 milioni di stranieri in Italia. Di essi, i contribuenti sono 3,4 milioni. Nel 2023 hanno dichiarato 52,7 miliardi di reddito, pagando 7 miliardi di Irpef all’Italia. I lavoratori stranieri in Italia hanno redditi bassi, calcolati in una media di 16.000 euro lordi l’anno.

L’assegno unico

Anche il vecchio Assegno unico universale, fiore all’occhiello del governo Meloni, fin dalla sua nascita ha previsto una serie di restrizioni per i lavoratori extracomunitari: occorre essere in possesso del permesso di soggiorno di lungo periodo, cioè di cinque anni, o di un permesso di lavoro per un periodo superiore a sei mesi; bisogna pagare le imposte sul reddito in Italia ed essere residente o domiciliato in Italia; e bisogna avere risieduto in Italia per almeno due anni, anche non continuativi, oppure avere un contratto di lavoro di durata superiore a sei mesi.

La normativa impone restrizioni anche per i lavoratori Ue. E proprio per quest’ultima categoria l’Europa ha fatto scattare la procedura d’infrazione contro l’Italia, sostenendo che il nostro Paese discrimini i lavoratori comunitari. Secondo la Commissione Ue, l’assegno unico non rispetterebbe il Tfue (Trattato sul funzionamento dell’Unione europea) e altri due regolamenti.





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