Niente riforma delle pensioni nella legge di Bilancio, nessuna controriforma della legge Fornero. La manovra ormai è scritta e adesso c’è solo da aspettare il giro in parlamento per l’approvazione definitiva. Anche se sono attesi tanti emendamenti a correzione dei provvedimenti, sono praticamente nulle le speranze che durante la fase di conversione in legge della manovra in Parlamento, escano fuori sostanziali novità sulle pensioni.
E sicuramente si resterà dermi alla conferma delle misure che dovevano scadere il 31 dicembre 2024 e che vengono allungate al 2025. Pertanto, sulle pensioni 2025, ecco tutte le misure anche più strane per lasciare il lavoro.
Pensioni ordinarie, la vecchiaia parte ancora dai 67 anni di età
La principale misura pensionistica come sempre è la pensione di vecchiaia. A dire il vero ne esistono diverse di misure di vecchiaia. Ci sono quelle che riguardano i contributi intesi come soggetti il cui primo versamento è successivo al 1995.
Poi ci sono quelle in deroga. La pensione di vecchiaia ordinaria per chi rientra nel sistema misto avendo iniziato a lavorare prima del 1996 nel 2025 si completa con
- almeno 67 anni di età;
- almeno 20 anni di contributi.
Pensione di vecchiaia contributiva, cosa cambia?
La pensione di vecchiaia contributiva invece, destinata come logica, a chi è privo di versamenti al 31 dicembre 1995, si centra con gli stessi requisiti anagrafici e contributivi.
Ma con un requisito in più da centrare che è quello dell’importo minimo della prestazione, non inferiore all’importo dell’assegno sociale in vigore nell’anno di pensionamento. E per il 2025 dovrebbe essere circa 540 euro l’importo dell’assegno sociale. Sempre con la pensione anticipata contributiva comunque si può uscire (per chi non riesce a farlo a 67 anni), con:
- almeno 71 anni di età;
- almeno 5 anni di versamenti.
Pensione anticipata ordinaria e contributiva, ecco la guida
La pensione anticipata ordinaria non è altro che la pensione di anzianità che era in vigore fino all’avvento della riforma Fornero nel 2012. Da quel giorno la misura ha cambiato nome e man mano che sono passati gli anni sono aumentati i requisiti da centrare. Che non hanno alcun requisito anagrafico visto che la misura si prende semplicemente con:
- almeno 42,10 anni di contributi per gli uomini;
- almeno 41,10 anni di contributi per le donne;
- non meno di 35 anni di contributi effettivi.
Come per le pensioni di vecchiaia anche per le anticipate c’è da distinguere tra contributivi puri e non. Infatti esiste una versione di pensione anticipata che si chiama appunto contributiva e si centra con:
- almeno 64 anni di età;
- almeno 20 anni di contributi versati;
- assenza di contributi al 31 dicembre 1995.
Ed anche in questo caso per i contributivi puri c’è da rispettare un requisito di importo minimo della pensione che non può essere inferiore a 3 volte l’assegno sociale. Solo per donne con figli la soglia scende a 2,8 volte l’assegno sociale per quelle che hanno avuto un solo figlio o a 2.6 volte l’assegno sociale per quelle che hanno avuto almeno 2 figli.
Le pensioni anticipate per chi svolge lavori pesanti
Anche nel 2025 ci saranno possibilità di pensionamento interessanti per chi svolge un lavoro logorante e troppo pesante. parliamo dei lavori usuranti per esempio, o di quelli gravosi. Adesso vedremo come sfruttare il lavoro usurante o il lavoro gravoso per uscire prima dal lavoro. Partiamo dal fatto che per chi svolge queste attività, anche la pensione di vecchiaia può arrivare prima. Infatti possono uscire quanti completano:
- almeno 66 anni e 7 mesi di età;
- almeno 30 anni di contributi tutti da lavoro.
Ma i veri vantaggi vengono da misure specifiche che riguardano per esempio i lavori notturni, gli addetti alla linea a catena, gli autisti dei mezzi di trasporto pubblico e gli addetti al lavoro usurante. Infatti lo scivolo usuranti per esempio si completa con:
- minimo 61 anni e 7 mesi di età;
- minimo 35 anni di contributi;
- completamento della quota 97,6.
La quota 41 per i precoci ma anche per usuranti e gravosi
Sempre gli usuranti possono avere accesso anche alla quota 41 per i precoci. Una misura questa che però guarda anche ad altre categorie come sono quelle dei lavori gravosi, degli invalidi, dei caregiver e dei disoccupati. Per accedere alla pensione di quota 41 servono:
- almeno 41 anni di contributi versati;
- almeno 35 anni effettivi senza figurativi da disoccupazione INPS o da malattia INPS;
- almeno 12 mesi anche discontinui versati prima del diciannovesimo compleanno.
Ape sociale nel 2025, ecco come funzionerà
Per chi svolge un lavoro gravoso (ma non usurante), c’è la possibilità di andare in pensione pure con l’Ape sociale. La misura è stata confermata nel 2025. Ed è destinata sempre a invalidi, caregivers, disoccupati e addetti ai lavori gravosi.
Nello specifico in pensione con l’Ape sociale potranno andarci gli invalidi con 63 anni e 5 mesi di età minimo e con almeno 30 anni di contributi. Ma solo se hanno almeno il 74% invalidità civile. Sempre con almeno 63 anni e 5 mesi di età e con 30 anni di contributi in pensione con l’Ape possono andarci anche i disoccupati che hanno finito di prendere la Naspi o i caregivers che da almeno 6 mesi convivono con un parente disabile grave. Infine con 63 anni e 5 mesi di età ma con 36 anni di contributi almeno potranno uscire coloro che da 7 degli ultimi 10 anni svolgono un lavoro gravoso (oppure in 6 degli ultimi 7 anni).
Pensioni per le donne, i vantaggi sono diversi anche nel 2025
Confermata pure l’opzione donna, ovvero lo scivolo contributivo anticipato che nel 2025 sarà quindi appannaggio di licenziate o addette di grandi aziende di interesse nazionale che hanno avviato tavoli di risoluzione della crisi aziendale in sede ministeriale.
Ma anche di invalide al 74% almeno e di caregivers che sempre da non meno di 6 mesi convivono con il loro parente disabile grave bisognoso di assistenza. Per opzione donna i requisiti sono da centrare entro il 31 dicembre dell’anno precedente. Quindi per il 2025 si guarda al 31 dicembre 2024. Servono:
- almeno 35 anni di contributi;
- almeno 59 anni di età per licenziate o addette di aziende in crisi oppure per invalide e caregivers con almeno 2 figli avuti;
- minimo 60 anni di età per invalide e caregivers con un solo figlio;
- minimo 61 anni di età per invalide e caregivers senza figli.
La pensione con la quota 103
Confermata nel 2025 pure la quota 103, la misura che negli anni ha preso il posto prima di quota 100 e poi di quota 102. In vigore dal 2023 la quota 103 proseguirà anche nel 2025. Con la stessa struttura di oggi, cioè con la pensione sempre contributiva e sempre fino a massimo 4 volte il trattamento minimo. Per andare in pensione con la quota 103 serviranno:
- almeno 62 anni di età;
- almeno 41 anni di contributi versati;
- minimo 35 anni di contributi al netto di quelli da disoccupazione o malattia.
Tutte le altre misure di pensionamento
Di invalidi abbiamo parlato ampiamente per diverse delle misure già presentate, dalla quota 41 per i precoci all’Ape sociale e fino ad opzione donna. Ma c’è una pensione che riguarda l’invalidità pensionabile che permette di anticipare di tanto l’uscita, ma soprattutto con una contribuzione non esagerata come le altre misure. La pensione di vecchiaia con invalidità pensionabile e non civile (deve essere ridotta la capacità di svolgere il normale lavoro che svolge l’interessato) si centra anche nel 2025 con:
- almeno 56 anni di età per le donne o almeno 61 anni di età per gli uomini;
- almeno 20 anni di contributi versati;
- invalidità almeno pari all’80%.
Donne avvantaggiate anche da questa misura quindi. E proprio sulle donne ecco le ultime soluzioni vantaggiose che possono agevolare il pensionamento. In base ai figli avuti nel 2025 per le donne la pensione di vecchiaia con 20 anni di versamenti può arrivare anche a 66 anni. Infatti con 3 o più figli avuti si può sfruttare al massimo il taglio di 4 mesi a figlio (fino a massimo 12 mesi) sull’età pensionabile di vecchiaia. Oppure la pensione anticipata contributiva può arrivare a 63 anni per lo stesso motivo. In ogni caso questi vantaggi riguardano solo le contributive pure, prive di versamenti al 31 dicembre 1995.
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