Si è inaugurata questa mattina, sabato 26 ottobre, la mostra “Un quadro per la Casa di Iris”, che sarà aperta tutti i sabato e domenica nell’ex convento di Santa Chiara, sullo Stradone Farnese, fino al 10 novembre: il mattino dalle 9.30 alle 13 e il pomeriggio dalle 15.30 alle 19. Le opere (oltre 100) sono state donate dal pittore Vittorio Polastri e l’intero ricavato della vendita andrà alla struttura di via Bubba.
«Tengo a sottolineare – spiega il presidente dell’associazione “Insieme per l’Hospice ets” Sergio Fuochi – che ogni euro speso dai cittadini che intendono acquistare le opere esposte sarà investito per le esigenze dell’Hospice. Vittorio rientra nella categoria di tutti quei cittadini – e sono tanti come abbiamo visto in questi anni – di grande generosità». All’inaugurazione anche il vicesindaco Matteo Bongiorni che ha ricordato, non senza commozione, che «l’Hospice è un patrimonio collettivo, che ci invidiano in altre realtà. La sua importanza non ci deve far dimenticare che ognuno deve fare la sua parte perché la struttura vive solo grazie al contributo di tutti. Avete dimostrato negli anni di essere vulcanici ideatori di soluzioni in grado di coinvolgere il nostro territorio. Non è una cosa facile e neppure scontata. Soprattutto, è la dimostrazione che si possono coniugare iniziative diverse per raggiungere un obiettivo comune. Quando poi ci sono persone che mettono a disposizione della comunità le proprie passioni, questo vale doppio. Grazie ai volontari per la competenza che hanno dimostrato in questi anni. L’Hospice è un’opera di costanza».
Molto sentito il discorso di Noemi Perrotta, rappresentante della Fondazione di Piacenza e Vigevano, partner dell’iniziativa mettendo a disposizione l’ex convento di Santa Chiara. «La Fondazione ringrazia una comunità che si stringe attorno ad una struttura che è un patrimonio di tutti. Ho letto i pannelli esposti all’interno della mostra e mi sono sentita far parte di una città fortunata. Il percorso di Vittorio Polastri è molto bello, al pari della sua generosità. Abbiamo bisogno dell’arte, come conforto che solo il bello ci può regalare».
Il saluto più commosso sicuramente quello del direttore sanitario dell’Hospice, Giovanna Albini, “l’anima” della struttura come la definisce Sergio Fuochi: «Nel corso degli anni abbiamo saputo sviluppare una maggiore sensibilità e un modo di lavorare più chiaro: il nostro auspicio che l’Hospice diventasse davvero un patrimonio di tutti e che fosse considerato come una vera casa, un punto di ascolto, un rifugio, si è avverato. Oggi siamo un rifugio importante nei momenti critici. La generosità dei cittadini ci conforta in tutti i momenti di stanchezza e di difficoltà, confermando che stiamo andando nella giusta direzione». L’invito è quindi di visitare una mostra che rappresenta quel senso di comunità di cui ognuno di noi vuole fare parte.
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