Le difficoltà erano iniziate prima dell’estate e, in molti palazzi, almeno 150 secondo i residenti, ora che si avvicina l’inverno la situazione è ancora di piena emergenza. “Non abbiamo acqua e, da Comune e Acea, l’unica risposta che ci arriva è di installare pompe di sollevamento che costano fino a 40mila euro” è l’allarme dei residenti, che ora guardano con preoccupazione all’avvicinarsi dell’inverno: “Come si può affrontare il freddo senza una goccia d’acqua in casa”. Le segnalazioni arrivano in gran parte dal municipio VII, ma non solo, ad accusare i disagi sono anche altri quartieri di Roma, come l’Esquilino e il Pigneto.
L’incontro con Acea e Campidoglio
I cittadini sono amareggiati e l’incontro che si è svolto mercoledì 23 ottobre con Acea, la presidente dell’Assemblea capitolina Svetlana Celli e l’assessora ai Lavori pubblici, Ornella Segnalini, non è servita a risollevare gli animi. Anzi. A raccontare come è andata è Enrico Messina, residente di Furio Camillo, tra le zone più colpite dalla mancanza d’acqua e promotore della mobilitazione che, a inizio settembre, ha portato i cittadini a scendere in strada con pentole e padelle per chiedere un intervento concreto sulle carenze idriche. “Da Acea e, in particolare dal direttore generale di Acea Ato 2 sono arrivate risposte deludenti – è il racconto -. Ci è stato detto che il problema vero della mancanza non è l’abbassamento della pressione, bensì gli impianti dei palazzi che, in base alle verifiche da loro effettuate, presenterebbero diverse difformità. Hanno citato la presenza di riduttori di pressione, pompe di aspirazione collegate direttamente alla condotta Acea, pompe di aspirazione installate nei punti di presa dei singoli appartamenti, tubazioni di innalzamento rispetto al piano del solaio. In più ci è stato detto che è anche la presenza di attività commerciali come parrucchieri e bed and breakfast a portare via grandi quantità d’acqua. Eppure sia gli impianti che queste attività c’erano da tempo, e sono state anche autorizzate. Perché i problemi sono iniziati, o comunque di gran lunga peggiorati, solo quest’anno?”. L’incontro, insomma, come anche gli appuntamenti precedenti avuti con le istituzioni, ha lasciato l’amaro in bocca a chi ha partecipato. “Avevamo chiesto di alzare la pressione, anche di poco, per arginare l’emergenza e permettere a chi non ha acqua di potersi lavare, fare una lavatrice, tirare lo sciacquone, ma ce l’hanno negato. E nessuna risposta è arrivata anche sulla richiesta di fare le misurazioni della pressione al solaio e non solo al contatore”.
M5S: “Inaccettabile che i cittadini debbano pagare 40mila euro per avere l’acqua”
Sulla questione sono tornati anche i cinquestelle, dopo che, la scorsa settimana, il deputato Francesco Silvestri, ha presentato un’interpellanza urgente sulla situazione: “Se ai cittadini manca l’acqua, bene primario, a trovare una soluzione devono essere le istituzioni e Acea – attaccano la capogruppo M5S in Assemblea capitolina, Linda Meleo, e il capogruppo in municipio VII, Emanuel Trombetta -. E invece ai cittadini dell’Appio Latino e delle altre zone che soffrono da mesi di insufficiente pressione idrica è stato chiesto di pagare di tasca propria, installando pompe condominiali di sollevamento che costano fino a 40 mila euro. Scaricare oneri e responsabilità sui cittadini significa, per la politica, venir meno al proprio mandato; per Acea, venir meno alla mission per cui è stata creata. Non si può negare l’accesso a un diritto umano fondamentale a chi non può permettersi una spesa da decine di migliaia di euro. Non ci fermeremo finché questo semplice concetto non verrà recepito a tutti i livelli di responsabilità”.
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