Ma quanto è davvero green questa transizione green? Il comitato per la tutela del territorio dell’Ogliastra ha organizzato un incontro dibattito nell’aula magna del Liceo Da Vinci a Lanusei.
Le risposte sono arrivate, chiare e forti. Antonio Muscas, ingegnere, ha chiarito come le società abbiano a cuore solo le autorizzazioni: «Ottenuti i terreni e gli specchi d’acqua hanno diritto di usarli sine die, non lasciando nulla sul territorio. Perché non possiamo considerare una compensazione (se il paesaggio avesse un prezzo) quel 3 per cento non versando il quale gli impianti proseguirebbero la loro marcia».
Giulia Lai, avvocata, del Comitato No Tyrrenian Link di Quartu, ha espresso tutto la sua rabbia: «La massima espressione della speculazione energetica in Sardegna. Terna può fare ciò che vuole nel silenzio tombale dell’amministrazione di Quartu, perfino far passare il cavo dentro una casa famiglia». Antonio Fronteddu, giovane laureato esperto in sostenibilità ha ribadito l’importanza di comitati per il contributo a un dibattito maturo sull’energia. «Ma noi vogliamo e dobbiamo essere protagonisti delle decisioni che ci riguardano. In Sardegna ci sono degli esempi virtuosi, nelle avversità troviamo una soluzione».
Tutti hanno chiesto una legge quadro che ponga dei principi, un piano di sviluppo misurato sulle esigenze della Sardegna che vada oltre gli “almeno 6 Kw” che hanno consentito l’assalto. Domenico Scanu, dell’Isde, medici per l’ambiente, ha ricostruito le dinamica delle ingiustizie ambientali che deve subire la popolazione sarda, un terzo della quale vive in un territorio contaminato. «Non siamo contrari alle rinnovabili ma siamo contrari al metodo. E deve essere prioritaria la valutazione di impatto ambientale. La salute dei sardi non deve essere barattabile». Nell’introdurre gli interventi Monica Deiana, del comitato tutela territorio Ogliastra, ha ricostruito il business energia in Ogliastra e gli interventi che incombono sui Tacchi d’Ogliastra. Niente di green sia chiaro.
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