Negli ultimi anni abbiamo visto numerosi costruttori di moto elettriche nascere, diventare grandi e poi cadere. Basti pensare a Energica, CAKE e Sondors, tre startup che sembravano avere le idee chiare. Alla fine, però, le cose non sono andate come speravano e ora sono scomparse o cercano di risolvere la situazione con una nuova gestione.
Ciò che accomuna queste aziende è la difficile gestione dei costi. E anche se le loro storie sono molto diverse, la fine si è ridotta all’esaurimento dei fondi, all’impossibilità di raccoglierne di nuovi o alla necessità di pagare ingenti debiti.
L’arrivo dell’India
Detto ciò, di recente abbiamo visto una startup indiana che si occupa di moto elettriche arrivare sulla scena mondiale. Si chiama Ultraviolette e ha ricevuto la certificazione per l’omologazione della sua moto elettrica – la F77 – per l’uso su strada in 40 Paesi, Unione Europea compresa. Se, da un lato, questo è un fatto positivo, dall’altro non si può fare a meno di pensare che Ultraviolette abbia fatto forse il passo più lungo della gamba.
Prima di entrare nel merito, vediamo da dove si è partiti. Come detto, l’F77 Mach 2 di Ultraviolette ha recentemente ottenuto la certificazione della Commissione Economica per l’Europa delle Nazioni Unite (UNECE). Un passo importante per entrare nei mercati che contano, come Europa e Stati Uniti. Nel caso dei Paesi membri dell’Ue, la F77 ha ricevuto la certificazione L3e, il che significa che è classificata come una moto di dimensioni normali. Sulla carta, le sue specifiche sono simili a quelle di una classica moto con motore da 300 cc.
Nel caso della due-ruote indiana il motore è naturalmente elettrico, con una potenza continua di 30 kilowatt (circa 40 cavalli). È anche in grado di schizzare da 0 a 60 km/h in 2,8″, mentre per toccare i 100 km/h sono richiesti 7,7 secondi, quasi come Yamaha MT-03 e KTM 390 Duke.
Ora, tutto questo sarebbe stato perfetto se Ultraviolette in Europa avesse mantenuto un listino prezzi simile a quello indiano. Nel subcontinente infatti la F77 Mach 2 parte da 299.000 rupie, pari a circa 3.300 euro. Decisamente allettante.
Ecco arrivare il problema: dopo aver ottenuto le certificazioni necessarie, Ultraviolette ha deciso in qualche modo di vendere l’F77 Mach 2 non al doppio, ma al triplo del prezzo nell’UE. Quindi sì, ci troviamo di fronte a un listino piuttosto elevato: 9.990 euro. Per una moto elettrica made-in-India. Ma davvero?
In un precedente articolo, InsideEVs US ha scritto di quanto potenziale avesse questa moto, soprattutto in considerazione del suo prezzo super conveniente. Almeno in India. L’ho anche paragonata a moto elettriche del calibro di Can-Am Origin e Pulse, e ho scritto che questa moto avrebbe assolutamente sbaragliato la concorrenza. Sebbene il prezzo di 10.000 euro sia ancora significativamente inferiore a quello di Can-Am Origin e LiveWire S2 Del Mar, è comunque piuttosto elevato per quello che è essenzialmente un giocattolo elettrico sportivo appartenente a un brand sconosciuto.
Ora si capisce. I dazi, la certificazione e la creazione di una rete di vendita costano un bel po’ e sono sicuro che Ultraviolette si sia impegnata a fondo per rendere l’F77 Mach 2 il più accessibile possibile per il mercato europeo. Ma non possiamo fare a meno di temere che, con l’attuale crisi economica, non siano in molti a disporre di 11.000 dollari per un giocattolo elettrico di lusso. E sarebbe certamente un peccato vedere UV fare la fine di Sondors ed Energica.
Tuttavia, se le cose dovessero andare male in Europa, UV ha come ripiego il suo Paese d’origine, l’India, e date le recensioni generalmente positive sul mercato indiano, è più che probabile che l’attività locale di Ultraviolette sia più che sufficiente a tenerla a galla.
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