Frenata del mercato delle costruzioni, della riqualificazione degli edifici, dei target ambientali e, nel complesso, della strada indicata dal Pniec: netta la reazione del Coordinamento Free alle anticipazioni sul taglio dei bonus edilizi in Legge di Bilancio 2025.
Le detrazioni fiscali per le ristrutturazioni edilizie e, in particolare, per l’ecobonus, sono infatti ritenute fondamentali per l’economia e per l’evoluzione del parco immobiliare italiano. Una campagna di riqualificazione che non ha solo finalità energetiche, in accordo con gli obiettivi della direttiva case green. Bensì, è strettamente connessa alla resilienza del parco immobiliare nei confronti degli eventi atmosferici estremi che sempre più spesso minacciano i territori italiani. Senza dimenticare il comfort abitativo e la salubrità degli ambienti interni.
Meno bonus edilizi? Perplessità sul futuro
“Ciò che sconcerta è la visione di breve periodo che si evince dalla discussione in atto – spiega Attilio Piattelli, presidente del Coordinamento Free -. Altre nazioni che hanno adottato provvedimenti per l’efficienza energetica e le rinnovabili negli edifici secondo un orizzonte almeno decennale. Così facendo, per esempio, in Germania, Francia, Olanda e Svezia si dà il tempo a tutte le imprese della filiera di strutturarsi con coerenza ed efficacia, permettendo un solido sviluppo dei mercati. Per non parlare dell’Inflaction Reduction Act statunitense, che ha messo sul piatto 370 miliardi di dollari di deduzioni fiscali. L’Italia, con questa scelta miope, cessa di fare politica in un settore strategico per il contrasto al cambiamento climatico, che ha futuro e dà lavoro a tantissime piccole e medie imprese”.
Preoccupano soprattutto tre aspetti della finanziaria:
- riduzione delle aliquote, già dal 2026, a livelli incapaci di stimolare gli interventi di riqualificazione edilizia e di scongiurare il rafforzamento del mercato nero;
- vengono messi sullo stesso piano interventi di qualità e altri a basso valore aggiunto, producendo un impatto limitato sull’economia e sulla possibilità di rispondere ai reali bisogni di famiglie e imprese circa sicurezza, comfort e costi energetici;
- mancato allineamento con gli obiettivi del Pniec (Piano Nazionale Integrato Energia e Clima), pubblicato pochi mesi fa per definire le azioni al 2030, e assenza di proposte legislative alternative per sostenere riqualificazione energetica e sismica.
Questi difetti produrranno un ulteriore rallentamento del mercato delle ristrutturazioni. Ma anche minore qualità degli interventi e riduzione delle opere di mitigazione da rischio sismico, climatico e idrogeologico.
Case green con i conti a posto: serve una visione lungimirante
Analizzando le “ragioni” del Governo in questa dinamica, ovvero la tenuta dei conti pubblici, Free fa notare che numerosi studi concordano nella sostanziale neutralità dell’ecobonus. In quanto le maggiori entrate pubbliche legate a emersione dal nero e sviluppo della filiera tendono a pareggiare le uscite delle detrazioni.
Dario Di Santo, direttore di Fire, aggiunge che “con un giusto livello di detrazioni fiscali è possibile fare fruttare le risorse economiche investite. Sfruttando al meglio l’esperienza e le capacità della filiera dell’efficienza energetica che l’Italia ha sviluppato nei decenni. Il nostro Paese presenta ancora un’intensità energetica primaria migliore di Germania e Francia (83 tep/M€ contro 91 e 101 tep/M€), ma ha perso negli ultimi vent’anni la leadership che aveva, fra i Paesi manifatturieri, sull’intensità energetica finale. Stiamo perdendo la capacità di produrre più ricchezza consumando meno energia e ciò si riflette negativamente non solo sulla sicurezza energetica, ma sulla capacità delle nostre imprese di rimanere competitive”. Per invertire la rotta, dunque, servono politiche lungimiranti, con orizzonte di medio periodo. Solo così si riuscirà a dare nuovo slancio alle imprese e ad aiutare le famiglie a vivere meglio.
7 proposte per non fermare la riqualificazione degli edifici
In conclusione, il Coordinamento Free propone alcune azioni per continuare a sostenere i bonus edilizi senza gravare sui conti pubblici. Rispettando gli obiettivi concordati con l’Unione europea.
Ecco le proposte inviate al Governo italiano:
- mantenere l’aliquota del 65% per gli interventi di riqualificazione energetica per gli interventi meritevoli in termini di potenziale di decarbonizzazione fino al 2030;
- valutare l’introduzione di un’aliquota del 75% per le ristrutturazioni che coniughino riqualificazione energetica, sismica e resistenza agli eventi estremi;
- non prevedere benefici per le caldaie a gas;
- ampliare il Conto Termico alla riqualificazione energetica per gli utenti residenziali, con impegni di spesa annui predefiniti, anche per supportare gli interventi degli incapienti;
- valutare, in alternativa alle prime due opzioni, la possibilità di cumulare le detrazioni fiscali con il Conto Termico, comunque estendendolo come indicato al punto precedente;
- facilitare l’uso degli Energy Performance Contract o dei Contratti di Servizio Energia, consentendo alle ESCO di accedere direttamente alle misure di supporto sia di natura fiscale sia in conto capitale;
- rivedere il Fondo Nazionale per l’Efficienza Energetica coniugandolo con le altre misure per favorire l’accesso ai finanziamenti e l’intervento di ESCO e altre imprese coinvolte nella riqualificazione degli edifici anche con le detrazioni fiscali.
Tutto questo andrebbe a stimolare la filiera delle costruzioni e permetterebbe di continuare a rinnovare gli edifici. Rispondendo alle esigenze dei cittadini, agli obiettivi Ue e alla sicurezza delle persone rispetto agli effetti del cambiamento climatico.
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