di Anna Corsini
La storia di Antonietta Bergomi è la testimonianza di una giovane donna coraggiosa che ha fatto del proprio dolore una missione di vita.
Il coraggio di Antonietta: “Ho fatto del dolore una missione”
Era il 27 maggio dello scorso anno quando Antonietta, residente a Capriolo, ha iniziato la sua «personale vacanza» di 18 giorni al San Raffaele di Milano dove le hanno diagnosticato un linfoma al quarto stadio.
“Il momento più difficile è stato aspettare nome e cognome di quello che mi stava succedendo – ha dichiarato la giovane donna – Non sapevo tecnicamente cosa fosse un linfoma, ma sapevo che al quarto stadio voleva dire che lui era molto veloce, che era sul podio e che aveva voglia di vincere”.
Il linfoma di Antonietta aveva, infatti, preso spazio nel corpo, nel sangue, nel midollo e nelle ossa.
“Fino poche ore prima la mia vita era la solita, fatta di mille impegni e mille corse, ma dal nulla mi è stata tolta la libertà e la spensieratezza”.
Perché ci sono malattie che quando arrivano non ti danno il tempo di elaborarle ma ti travolgono e ti cambiano per sempre. Ed è stato proprio durante la prima chemioterapia, con il sapore di metallo in bocca, che la mamma di Bryan e Nathan ha capito come “le cose belle della vita non sono cose”.
Un anno estremamente difficile che l’ha messa di fronte ad uno tra gli effetti collaterali della terapia che più spaventa le persone: la perdita di capelli, ciglia e sopracciglia.
“Era il 10 luglio, il giorno prima della seconda chemio, ero di fronte alla televisione, appoggiata al cuscino ed ho sentito una sensazione di calore in testa. Ho passato la mano tra i capelli e mi sono ritrovata una ciocca tra le dita. Assieme a mio marito, armati di macchinetta, cestino, scopa e paletta, abbiamo salutato ciò che per me sono stati una parte fondamentale di questi 31 anni”.
Si! Perché perdere i capelli non vuol dire solo «perdere i capelli» ma è un evento che fa i conti con la costante sensazione di non riconoscersi ogni volta che ci si guarda allo specchio.
“E’ stato in quel momento che mi sono persa perché per me i capelli erano vita, bellezza, femminilità, carisma e sicurezza”.
Dalla percezione di perdere queste caratteristiche Antonietta si è avvicinata al mondo delle parrucche dove ha sentito, per la prima volta, la sensazione negativa di essere una persona malata. Per questo motivo ha deciso di creare qualcosa che potesse affiancare e garantire un posto sicuro, dove l’essere viene prima del prodotto. E’ nata così la Maison Sisu di Paratico, un ambiente accogliente, caloroso, avvolgente e riservato a tutti i malati oncologici, e non solo, che abbiano bisogno di supporti come parrucche o turbanti.
Durante la serata d’inaugurazione della Maison, che si è svolta la settimana scorsa a Paratico, Antonietta ha condiviso delle riflessioni ed ha ringraziato alcune persone che l’hanno supportata in questo periodo difficile della sua vita. Perché, se essere coraggiosi e forti pare debba rientrare in un requisito quasi inevitabile per coloro che vivono in prima persona la malattia, non lo è affatto per chi affianca le persone durante i periodi di difficoltà.
Tantissimi i ringraziamenti riservati ad amici e parenti che sono accorsi alla serata.
“Ci tengo a ringraziare tutti ed in particolare Thomas, Evelina, Mauro, Valentina, Stefania, Miki, Mirco e Tania”,
ha concluso Antonietta con le lacrime agli occhi. Un evento eccezionale che è arrivato dritto al cuore di tutti i presenti.
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