La fine dell’estate è sempre il momento di riflettere sui flussi turistici e sulla nostra gestione del patrimonio artistico, culturale e naturale. Un recente studio – dal titolo Ecosystem accounting for marine-based tourism provided by posidonia oceanica in Italy – pubblicato sulla rivista One ecosystem esamina il contributo della Posidonia oceanica al turismo marino italiano: come riesce a farlo?
Per rispondere a questa domanda è importante capire il contesto della ricerca: la contabilità ecosistemica. La contabilità ecosistemica, formalizzata dalle Nazioni Unite nel 2021 attraverso il System of environmental economic accounting – ecosystem accounting, mira a integrare il ruolo delle risorse naturali nella contabilità nazionale, da cui deriva il Prodotto interno lordo (Pil), evidenziando il contributo degli ecosistemi nella produzione di beni e servizi. Pertanto, quando parleremo del contributo del turismo al Pil dovremo considerare quanto di questi benefici sono prodotti dal mare e dai suoi habitant, come la Posidonia.
Lo studio si concentra sulla Posidonia oceanica, una pianta marina endemica del Mar Mediterraneo che svolge un ruolo molto importante da un punto di vista ecologico. Infatti, le sue condizioni sono spesso prese come riferimento dello stato di salute dell’intero ecosistema marino. Per questo la sua conservazione è una priorità ai sensi della Direttiva habitat dell’Ue (92/43/CEE) e della Direttiva quadro sulla strategia marina (Msfd, 2008/56/CE). Inoltre, la Posidonia oceanica fornisce numerosi servizi ecosistemici, per esempio cattura e immagazzina significative quantità di carbonio, contrasta l’erosione costiera, offre rifugio a moltissimi animali marini e offre opportunità ricreative.
In che misura le opportunità ricreative fornite dalla Posidonia oceanica influenzano gli arrivi turistici? I visitatori scelgono una località marittima in base agli stabilimenti balneari, ai ristoranti e alle discoteche, o la Posidonia oceanica gioca un ruolo, se pur invisibile, nella loro decisione? Qual è il valore economico di questo contributo?
Il dipartimento di scienze politiche e internazionali dell’Università degli studi di Siena, coordinato dalla professoressa Silvia Ferrini, e l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), rappresentato dal dottore Alessio Capriolo hanno stillato un accordo di ricerca e raccolto un gruppo di esperti internazionali per rispondere a queste domande. Attraverso alcuni modelli biofisici ed econometrici è stato possibile stabilire la relazione tra lo stato di salute delle praterie di Posidonia oceanica italiane e gli arrivi turistici.
I risultati mostrano una relazione positiva: buone condizioni delle praterie influenzano positivamente il numero di turisti che visitano i comuni costieri dove la Posidonia oceanica è presente. Tuttavia, da questo studio, come da altri studi precedenti, emerge anche un dato preoccupante: una tendenza di peggioramento delle condizioni di salute della Posidonia oceanica, che si sta riducendo in tutta la penisola. A titolo di esempio nelle immagini seguenti, si mostrano come la densità di una prateria in Sicilia sia diminuita tra il 2019 e il 2021.
Questo dato è allarmante, perché la Posidonia oceanica svolge un ruolo fondamentale non solo per la biodiversità e la salute degli ecosistemi marini, ma anche per l’economia turistica delle coste italiane.
In numeri, circa 46 mila arrivi, su un totale di 42 milioni nei circa 4000 comuni costieri italiani, sono attribuibili alle buone condizioni di questo habitat. Nel 2019, gli arrivi attribuibili alla Posidonia oceanica sono 30 mila (su un totale di 30 milioni): per il settore del turismo marino italiano questi si traducono in un valore economico pari a circa 6 milioni di euro. Tuttavia nel 2021 questi introiti sono scesi a 4 milioni in risposta al peggioramento delle condizione della Posidonia.
In conclusione, la ricerca ci rivela che la Posidonia porta benefici turisti quantificabili in circa 10% degli arrivi annuali e benefici intangibili per la protezione del nostro ecosistema marino. Pertanto, quando lungo la costa troviamo foglie morte di Posidonia, che spesso ci infastidiscono, pensiamo invece che esse sono in parte la ragione che ci spinge a frequentare le spiagge: davvero paradossale!
Per ulteriori dettagli, il download dello studio completo è disponibile a questo link
Lo studio è frutto della collaborazione tra Ispra e l’Università di Siena nell’ambito del progetto “Servizio di elaborazione di dati e informazioni biofisiche finalizzare alla contabilizzazione dei servizi ecosistemici marini”. È stato coordinato da Silvia Ferrini, dipartimento Scienze politiche e internazionali e scientificamente guidato da: Alice Bartolini, dottoranda in Susteems all’Università di Trento, il cui lavoro è stato cofinanziato dall’Unione europea – Fse react-Eu, Pon ricerca e innovazione 2014-2020 e dalla Dott.ssa Valentina Di Gennaro, ricercatrice presso l’Università dell’East Anglia, Norwich, nell’ambito del progetto Marbefes, finanziato dall’Unione europea – Horizon-cl6-2021-biodiv-01” [www.marbefes.eu]. Contributi preziosi stato stati inoltre forniti dal lavoro di Vittoria Reas, dottoranda all’Università di Siena; dott.ssa Alessandra La Notte (collaboratore esterno del Joint research center); dott.ssa Rosanna Mascolo (Ispra); dott. Alessio Capriolo (Ispra).
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