Inizierà a breve in Parlamento l’iter della Legge di bilancio approvata dal Consiglio dei ministri, che potrà essere modificata durante la discussione tramite gli emendamenti presentati. Preme sottolineare alcuni punti di una manovra che avrà un valore economico di circa 30 miliardi, di cui la maggior parte destinati alla conferma del taglio del cuneo fiscale e alla rimodulazione dell’Irpef per un totale di 17-18 miliardi (oltre la metà dell’intera manovra).
Tra i tanti ambiti toccati quelli più attesi riguardano la sanità e le politiche familiari. Per quanto riguarda la sanità vengono stanziati 137 miliardi, circa 1,3 in più rispetto all’anno precedente (sono previsti, per il 2026 altri 5, 5,7 per il 2027, 6,6 per il 2028, 7,7 per il 2029 e 8,8 per il 2030). Questa cifra ha alimentato polemiche soprattutto riguardanti il rapporto spesa sanitaria/Pil, che è un indicatore importante ma che bisogna anche saper leggere. Viene citato infatti il dato del 2020 dove la percentuale toccava il 7%: questo però non era dovuto a un aumento delle spese sanitarie, che ogni anno sono superiori a quello precedente (119,8 miliardi in quell’anno contro i 137 di questa manovra), ma a una contrazione notevole del Pil a motivo delle chiusure imposte dalla pandemia (1.670 miliardi nel 2020 contro 2.255,7 di quest’anno). Non vengono toccate invece le detrazioni sanitarie.
Un altro punto discusso e di cui si attende l’emendamento in Parlamento riguarda una nuova tassa sulle sigarette, che porterebbe a un duplice effetto diretto e indiretto di sostegno al settore sanitario: da un lato, gli introiti previsti per un aumento di 5 euro a pacchetto sono di 13,8 miliardi, dall’altro, un aumento del costo incentiverebbe a ridurre il consumo o a smettere definitivamente di fumare, facendo conseguentemente scendere la platea di persone bisognose di assistenza a causa del fumo (che, oltre a provocare il 90% dei casi di tumore al polmone, causa oltre 93.000 morti all’anno, costando più di 26 miliardi di euro – cfr. Aiom). L’effettiva entrata in vigore avrebbe un impatto notevole su tutto il sistema e concederebbe spazi di manovra aggiuntivi per le prossime Leggi di bilancio, al netto del Piano strutturale di bilancio e altri vincoli europei.
Per quanto riguarda le politiche familiari sono previsti almeno tre bonus dal valore complessivo di 700 milioni: il bonus mamme, esteso anche alle autonome, il bonus asilo nido, reso strutturale, e una tantum alla nascita di un figlio da 1.000 euro, tutti previsti a fronte di un Isee inferiore a 40.000 euro. Vengono anche introdotte le detrazioni legate al numero di figli, che però funzionano in modo diverso da come poteva essere stato inteso. Sono pensate per redditi superiori a 75.000 euro i quali hanno a disposizione un massimale di 14.000 euro (8.000 per redditi oltre i 100.000 euro), che viene diminuito in base al numero di figli (coefficiente di correzione di 0,5 se non si hanno figli, 0,7 con un figlio, 0,85 con due figli, nessun coefficiente se si hanno tre o più figli e quindi possibilità di detrazioni fino al massimale).
Sarebbe stato di maggior aiuto per le famiglie intervenire sui redditi medio-bassi (gli stessi beneficiari taglio del cuneo), pensando a un aumento delle detrazioni legate al numero di figli, quindi secondo una logica propositiva e non “punitiva”. Un’alternativa poteva essere la modulazione della riduzione del cuneo in base al numero di figli. In ogni caso si è riusciti finalmente a far entrare il numero di figli nel calcolo, ma serve molto altro e il tempo per una ripresa demografica è ormai quasi scaduto. È stato fatto un piccolo passo, ma c’è da scalare una montagna.
Concludendo, va comunque ricordato che il taglio del cuneo e la rimodulazione Irpef sono un aiuto, generalizzato e non appartenente alle politiche familiari, che però incide anche sulle famiglie. I 17-18 miliardi messi in tal senso non sono pochi, ma certamente serve uscire dalla logica dei bonus che non hanno portato alcun beneficio né durante questo Governo, né in quelli precedenti, come riportano i dati Istat.
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