Sembra amore ma non è: la truffa affettiva
Celandosi dietro le attraenti immagini di attori o attrici, modelli o modelle, presentatori e presentatrici televisivi, giornalisti e giornaliste più o meno noti, e tanto altro ancora (la fantasia non conosce limiti), i criminali seducono – rigorosamente da remoto e mai dal vivo – donne e uomini che, per una serie di motivi, cadono nella rete. Quando sono sicuri che la vittima è agganciata, con vari pretesti iniziano le richieste di denaro.
Le testimonianze raccolte negli anni dalle varie trasmissioni televisive e radiofoniche che si sono interessate al fenomeno riferiscono che in alcuni casi, pur di mantenere il rapporto, le vittime inviano denaro anche quando non hanno più liquidità a disposizione.
Come fanno? Semplice: vanno alla ricerca di prestiti. E così, ai soldi già perduti, si sommano quelli che la vittima deve continuare a rimborsare al creditore, anche una volta che la truffa viene alla luce.
Perché in questi casi banche e finanziarie fanno credito?
Molto semplicemente, perché non sempre il soggetto creditore è tenuto a indagare le finalità del prestito. I prodotti del credito al consumo sono infatti di varia natura: nel prestito finalizzato, l’erogazione è strettamente collegata alla finalità per cui la si richiede (acquisto dell’auto nuova, una vacanza, un trattamento odontoiatrico, infissi più performanti sotto il profilo dell’efficienza energetica, e via dicendo); nel prestito personale e nella cessione del quinto dello stipendio o della pensione, giusto per citare i prodotti più noti, no.
Sia il prestito personale sia la cessione del quinto si possono richiedere per generiche esigenze di liquidità: ciò significa che chi ne fa richiesta non è tenuto a dare conto dell’uso che ne farà; per contro, il creditore non è tenuto a saperne di più. Deve – quello sì – fare un’attenta valutazione del merito di credito del richiedente. Una volta appurato che la sua situazione lavorativa e reddituale è abbastanza solida da consentirgli/le di far fronte al rimborso delle rate, generalmente procede all’erogazione.
Prestiti e truffe affettive: cosa fare quando si scopre il raggiro?
Al contrario di quanto avviene per i prestiti finalizzati, che possono essere annullati anche oltre il termine previsto dal diritto di recesso se il fornitore del bene o del servizio è inadempiente (e se l’inadempienza è di particolare rilievo), per i prestiti personali e per la cessione del quinto non sarebbe tecnicamente prevista la possibilità di dichiarare nullo il contratto di finanziamento nel momento in cui si scopre che la cifra ottenuta è finita, di fatto, nelle mani sbagliate.
C’è quindi il rischio concreto di dover continuare a pagare – o a rinunciare a un quinto dello stipendio o della pensione – anche dopo aver scoperto che il finanziamento ottenuto non è andato all’uomo o alla donna dei propri sogni ma a un’organizzazione con finalità non esattamente limpide.
Truffe affettive: alcuni accorgimenti per evitare di cascarci
Fermo restando che è sempre possibile chiedere un confronto e un chiarimento alla propria banca o alla finanziaria per avere un quadro più preciso della situazione e delle eventuali soluzioni, in questi casi a fare davvero la differenza è la reazione a monte e non a valle.
A questo proposito, alcuni preziosi suggerimenti arrivano dalla Polizia Postale. Li sintetizziamo qui di seguito:
- controllare su un qualunque motore di ricerca nome e foto del profilo delle persone che ci fatto oggetto delle loro “premurose” attenzioni, per sincerarci che nome e foto appartengano davvero a quella persona e che non ci siano altre segnalazioni in rete;
- diffidare di chi manda messaggi in un italiano spesso sgrammaticato (per intenderci, un italiano da “traduttore automatico”);
- drizzare le antenne quando, con le più svariate (e spesso strappalacrime) motivazioni, arrivano richieste di soldi (tipicamente, un figlio, un minore, una persona fragile che sta male e va assolutamente aiutata).
In generale, ricorda la Polizia Postale, è bene essere molto cauti con chi non abbiamo mai incontrato dal vivo. Sarebbe anche bene chiedere – e ascoltare con attenzione – il parere delle persone con cui siamo più in confidenza e delle quali ci fidiamo (parenti, amici, colleghi): possono aiutarci a esaminare gli “scambi epistolari” dalla giusta angolazione. E a fermarci in tempo.
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