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PENSIONI, DAL 2025 RIPARTE LA RIVALUTAZIONE PIENA – NSM #finsubito prestito immediato


31 ottobre 2024 1° Lgt. in pensione Antonio Pistillo

La perequazione automatica è un meccanismo che consente di adeguare annualmente l’importo delle pensioni all’aumento del costo della vita che negli ultimi 15 anni, con esclusione del governo Draghi, è stata ridimensionata da tutti i governi che hanno fatto cassa con le pensioni superiori a 4 volte il trattamento minimo.

Fino al 31/12/2011, la legge n. 388/2000 aveva previsto, con decorrenza dal 1 gennaio 2001, la perequazione in 3 fasce all’interno del trattamento pensionistico complessivo, ma da Monti in poi tutti i governi hanno ridotto, prevedendo un numero di fasce differenziate a seconda dell’importo del trattamento pensionistico, l’adeguamento che ha prodotto, inevitabilmente, una perdita del potere di acquisto. Un danno economico irrimediabile che per effetto del trascinamento, si protrae progressivamente nel tempo. In sintesi, una minore indicizzazione, per esempio del biennio 2023-2024, che non viene più recuperata genera una perdita in 10 anni quantificata in oltre 10 mila euro per una pensione netta di 2.000 euro ed oltre 24 mila euro per una di 4.000 euro, cosi come evidenziato in un articolo pubblicato il 7 febbraio 2023.

Di seguito l’esempio di un minore incremento di una pensione lorda di 3.500 euro lordo mensili (poco meno di 2.500 nette)

La bozza della legge di bilancio, bollinata dalla Ragioneria dello Stato e firmata dal Presidente della Repubblica, non proroga il modulo temporaneo previsto dalla legge n. 213/2023, pertanto dal 2025 si tornerà ai più favorevoli criteri di rivalutazione delle pensioni, in particolare per gli assegni più elevati.

L’indice provvisorio di rivalutazione per il 2025 sarà stabilito con un decreto ministeriale che, di solito, viene emanato nel mese di novembre, dopo che l’Istat ha reso noto l’indice FOI del mese di ottobre. L’Istat ha comunicato questo mese il FOI di settembre pari all’1,1%, per cui si presume che ad ottobre dovrebbe attestarsi all’1/1,1% e, pertanto, l’indicizzazione dovrebbe essere quella indicata nello specchio a seguire, con il calcolo dell’aggiornamento di una pensione di 4.000 euro lordi come esempio.

Inoltre, le pensioni di gennaio dovranno essere adeguate, per effetto del conguaglio del 2024, dello 0,30% in conseguenza della differenza tra l’indice provvisorio del 5,4 e quello definitivo dell’5,7%, ma che sarà ridotto in base alle fasce del 2024 (esempio una pensione di 4.000 euro sarà 0,30 : 100 x 47 = 0,141%) Infine, credo che i pensionati del ceto medio siano in credito con l’attuale governo che poco o nulla ha fatto per questa categoria, per cui si può presumere che nel collegato alla manovra possa essere prevista una diminuzione della pressione fiscale.

Il governo, più volte, in particolare per voce del vice ministro dell’economia Maurizio Leo ha annunciato l’intenzione del governo di ridurre la terza aliquota Irpef dal 35 al 33/34% e innalzare il limite del terzo scaglione (con aliquota al 43%) da 50 a 55/60 mila euro. A tal proposito, nel decreto legge n. 155/2024, decreto fiscale collegato alla legge di bilancio, è specificato che le maggiori entrate erariali, per il biennio 2024- 2025 derivanti dall’attuazione del concordato preventivo biennale e quelle eventuali derivanti dal ravvedimento speciale, saranno accantonate nel fondo per la riduzione fiscale, per essere prioritariamente destinate alla riduzione delle aliquote dell’Irpef. Le ipotesi in campo per il taglio dell’Irpef sono molteplici, ma possono essere riassunte nello specchio a seguire.

Pertanto, con lo specchio a seguire si riassumo gli aumenti derivanti dall’adeguamento delle pensioni in ipotesi di indicizzazione all’1,1% e quelli di un eventuale taglio dell’Irpef in ipotesi di un’aliquota dal 35 al 33% fino a 60 mila euro



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