Alessandro Di Battista sbarca in Sardegna con “Assange / Colpirne uno per educarne cento”, ispirato alla storia del giornalista australiano, fondatore di WikiLeaks, regia di Samuele Orini. Un monologo scritto dall’ex deputato M5s, in cui ripercorre le vicende di Assange, sotto accusa per la pubblicazione di materiali scottanti sulle guerre in Iraq e in Afghanistan e poi di oltre 250mila documenti diplomatici “confidenziali” e “segreti” degli Usa. Arrestato in Gran Bretagna per presunti “reati sessuali” e rifugiatosi nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra come richiedente asilo, successivamente arrestato e condannato per violazione della libertà condizionata nel 2019. Assange è stato scarcerato a giugno, dopo il patteggiamento con la giustizia statunitense. Di Battista sarà il 6 novembre al Teatro Massimo di Cagliari per Pezzi Unici organizzata dal Cedac e il 7 all’Ama di Arzachena dove inaugura la stagione del Cedac in collaborazione con Deamater.
Di Battista, perché ha deciso di portare in scena la storia di Julian Assange?
«Perché grazie a lui è più facile capire ciò che sta succedendo in Ucraina e Medioriente».
Quali aspetti l’hanno colpita maggiormente della vicenda?
«La cosa più vergognosa è stata il silenzio del 90 per cento dei giornalisti occidentali su una detenzione per ragioni politiche. Assange è marcito in carcere per anni solo per averci fornito notizie vere. Il silenzio sulla sua vicenda è stato vergognoso».
Lei lo ha incontrato una volta. Siete rimasti in contatto?
«Ho un bellissimo rapporto con la moglie Stella. Le dissi subito che avrei scritto un monologo per sostenere Julian e WikiLeaks. Lo incontrai nel 2013, spero di rivederlo presto. Ora sicuramente sta recuperando la salute e il tempo perso con i figli».
La decisione di dichiararsi colpevole di un reato in cambio della libertà è stata da alcuni giudicata una resa.
«Ha fatto benissimo. O doveva forse morire in carcere? Assange si è dichiarato colpevole di giornalismo. Sono contento sia tornato in libertà».
Come possiamo definire questo spettacolo?
«È un monologo che parte da Assange e arriva fino alla guerra in Ucraina e al genocidio di Gaza. È uno spettacolo che approfondisce il ruolo delle influenze del cosiddetto complesso militare e industriale americano. Insomma, fa chiarezza».
Manca dal Parlamento dal 2018 ma continua a fare politica con l’associazione Schierarsi. Lei dalla parte di chi o cosa ha deciso di schierarsi?
«Dalla parte del diritto internazionale e dei più deboli, che nel mondo di oggi sono i palestinesi, vittime del terrorismo di Stato di Israele».
E se le chiedo di Grillo e Conte? Con chi si schiera?
«Rispondo come ho sempre risposto. Non mi interessa nulla di quello che succede nel M5s che ho lasciato per ragioni politiche. Poi che l’alleanza con il Pd avrebbe prosciugato il Movimento io lo dissi quattro anni fa. Nessuno mi ha ascoltato».
Pensa mai a una nuova candidatura per il Parlamento?
«Lo dico in maniera molto sincera. Io ho deciso di non ripresentarmi quando il partito era al 30 per cento. Non mi manca il Palazzo. Si può fare politica anche al di fuori delle istituzioni, anche attraverso un monologo politico e di controinformazione come quello che porterò in Sardegna. Si può fare molto fuori dal Palazzo, tra l’altro oggi la maggior parte della gente non vota».
In Sardegna alle ultime elezioni il M5s ha conquistato la Regione. Il suo giudizio su Alessandra Todde?
«Non la conosco benissimo, spero possa lavorare bene per la Sardegna, in passato martoriata. C’è bisogno di legalità, impresa, tutela ambientale. Anche perché senza ambiente la Sardegna muore».
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