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Docenti di sostegno precari, la Adss a Reggio Calabria lascia a casa specializzati anche con 100 punti #finsubito richiedi mutuo fino 100%


E’ iniziato con l’angoscia di restare senza lavoro l’anno scolastico 2024-25 per gli insegnanti di sostegno precari della scuola secondaria di secondo grado di Reggio Calabria, che si ritrovano per la maggior parte lasciati a casa.

Al quarto bollettino di nomine a tempo determinato da graduatorie Gps di prima fascia (quella dei docenti specializzati), su 1509 inseriti nell’elenco provinciale, ben 1242 non sono stati convocati fermando lo scorrimento ad appena 358 posizioni (dato attuale soggetto ad aggiornamento). Nella classe di concorso Adss, già penalizzata dall’assenza di posti a ruolo in tutta Italia, chi vive la situazione più drammatica è la categoria dei precari che aspirano alle supplenze annuali: molti di loro, pur avendo alti punteggi di servizio, sono stati scavalcati da colleghi con pochi punti e premiati da un meccanismo sentito coralmente come ingiusto, ai limiti del sopruso.

A Reggio Calabria aumentano i posti per il Tfa ma non le cattedre

Le politiche adottate dal ministro Valditara nel suo progetto di riforma della scuola stanno creando una situazione particolarmente critica per il sostegno didattico, con tanti docenti specialisti per i quali la stabilizzazione è diventata un miraggio e che continuano a svolgere incarichi di supplenza senza certezze. La Adss è satura in tutto il territorio nazionale con pochissimi insegnanti assunti dalla prima fascia Gps e un parco supplenze risicato, poiché il numero di queste cattedre è molto inferiore rispetto a quello degli specializzati.

Nella provincia reggina, i posti per i Tfa sono persino aumentati con l’erogazione dei corsi, oltre che da parte dell’università Mediterranea, anche dalla Dante Alighieri. La prima fascia Gps di Reggio Calabria conta circa 2000 specializzati a fronte di poche centinaia di posti disponibili, al netto di Gae e assegnazioni provvisorie (queste ultime rappresentano una vera spada di Damocle per i precari, su cui prevalgono i colleghi di ruolo immessi al nord e legittimati ad avvicinarsi a casa in assegnazione).

I paradossi delle convocazioni: si lavora con una decina di punti e non con 100

A penalizzare i docenti precari con tanti anni di servizio è in questo momento soprattutto l’inserimento a pettine di insegnanti con titolo di specializzazione estero. Chi si è specializzato nella Adss all’estero è tecnicamente ammesso con riserva nella graduatoria, in attesa della verifica dei requisiti e l’equiparazione del titolo a quello italiano: invece accade che siano intanto destinatari di incarico – questo nonostante la specializzazione (che invece i colleghi specializzati in Italia hanno in piena regola) sia condizione essenziale per svolgere l’attività di docente di sostegno.

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Si aggiunge poi la riserva a favore di chi ha svolto il servizio civile universale, prevista dalla normativa europea per i posti a concorso ma che appare assurda se applicata alle graduatorie delle supplenze. Un meccanismo contestatissimo nella provincia di Reggio Calabria, dove quest’anno docenti con una decina di punti lavorano, mentre altri con oltre 100 non hanno avuto nessun incarico.

Tra gli under 28 si è aperta una vera e propria corsa al servizio civile universale, ghiotta opportunità di avere, al termine del periodo, una chance di lavoro come docenti. Senza questa facilitazione, tantissimi non avrebbero mai aspirato alla professione di insegnante in una scuola trasformata così in accogliente ‘refugium peccatorum’. 

Nel prossimo futuro ci sono inoltre i nuovi corsi abilitanti Indire, che si svolgeranno da remoto e con una formazione decisamente meno pesante e accurata di quella del Tfa, ma consentiranno di condonare la posizione degli specializzati esteri (dietro rinuncia al contenzioso con lo stato).  Questa novità danneggia chi ha seguito i percorsi di formazione italiani, che prevedono una rigida selezione di accesso, frequenza in presenza alle lezioni, partecipazione obbligatoria a laboratori e 150 ore di tirocinio presso le scuole. 

Dal 2025 questi corsi a pagamento saranno un canale per l’assunzione di 85000 docenti così specializzati, convertendo i posti in deroga – come sinora non è avvenuto pur avendo a disposizione già tanti insegnanti con titolo. Tra loro ci sono pure i 108 idonei del concorso 2020 Calabria, una goccia nel mare dei posti in deroga, mai andati a cattedre.

L’amarezza della docente reggina Federica Sergi: “Subiamo un sistema non meritocratico”

Federica Sergi è un’insegnante di sostegno reggina della Adss specializzata nel quarto ciclo del Tfa, che dopo quattro anni di incarichi annuali questa volta non è stata ancora convocata. Nella Gps provinciale ha 100,5 punti ma è stata superata da 358 persone, passate avanti grazie alle abilitazioni su materia da 36 cfu (che caricano punti anche sulla graduatoria del sostegno), al servizio civile universale o perché riservisti specializzati all’estero (‘sospesi’ ma ugualmente effettivi, con contratto e stipendio).

Come tutti i colleghi di questa classe di concorso, l’insegnante consulta ogni giorno il sito dell’ambito territoriale sperando che il prossimo bollettino faccia avanzare una graduatoria con tanti nomi prima del suo. Difficile ma non impossibile, come ogni anno dimostra l’iter farraginoso degli incarichi a tempo determinato nel csa reggino. Oggi però la docente prova amarezza e indignazione. “Già con il primo bollettino – spiega – sono state convocate persone con un decimo dei miei punti. Quello che mi fa male è che non si tratta di un errore singolo, perché è successo a tantissimi colleghi. Questo sistema non è meritocratico e va contro gli interessi di tutti, studenti e insegnanti”. 

Federica ha 35 anni e ha scelto di fare l’insegnante di sostegno, partecipando anche al concorso specifico del 2020 e qualificandosi tra gli idonei, in ventunesima posizione. Nello scorrimento dell’elenco oggi avrebbe il ruolo, ma questa è un’altra beffa: la graduatoria è bloccata dall’esigenza di dare priorità ai concorsi Pnrr, per il raggiungimento del target, con l’accantonamento di posti in attesa di orali ancora da svolgere, non prima del 2025. Il fattore tempo è insidioso e presto ci saranno ulteriori idonei dei concorsi successivi, alimentando uno stallo infinito.

“La situazione delle cattedre – dice – è solitamente presentata come un danno puntando solo l’attenzione sugli studenti, ma io vorrei che si pensasse anche ai docenti, che sono anche loro padri e madri di famiglia. Non si considera mai a chi resta senza un reddito e potrebbe avere pure figli con disabilità, chiudendo così il cerchio del diritto all’istruzione negato”. 

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“Assurdo che chi faceva altri mestieri insegni, questo lavoro richiede anche attitudine e passione”

Precaria storica, la docente commenta il paradosso che sta portando in cattedra persone che non hanno mai insegnato, provenienti da professioni lontanissime da quella scolastica. “Non voglio parlare del mio lavoro come una missione – sottolinea – anche mi dà molto fastidio che se ne parli in questo modo. Per insegnare serve però, oltre alla preparazione, anche un’attitudine e la passione per la scuola. Non credo che un macellaio dall’oggi al domani possa reinventarsi docente, e nel caso del sostegno è un contesto ancora più difficile”. 

Sergi ci spiega le distorsioni delle novità introdotte dal ministero per il reclutamento dei docenti, con la classe Adss in grave difficoltà sia per il ruolo che per gli incarichi a tempo determinato. “Avere molto tempo libero porta a pensare di più – dice – e mi pongo domande logiche. Perché il Tfa sostegno permette di caricare nelle Gps su materia soltanto 9 punti in graduatoria, mentre i corsi abilitanti sulle discipline ne danno 36 su sostegno? Chi può sostenere la spesa, che arriva a 2000 euro, decide di farli per avere maggiori possibilità, ma in questo modo lo stato lucra su un bisogno, specula sui precari del sostegno”. La stessa disparità esiste per i punti dei concorsi, validi per aumentare il punteggio in Gps ma in modo diverso. Continua la docente: “E’ assurdo che il mio concorso specifico valga 3 punti mentre quello su materia, che nel sostegno dovrebbe ovviamente essere meno importante, permetta di caricarne 36”. 

Il business tutto meridionale dei corsi e la situazione dei posti in deroga a Reggio

A Reggio Calabria ogni anno si confermano migliaia di posti in deroga e i docenti specializzati si domandano perché non siano convertiti in organico di diritto, rendendoli disponibili per le assunzioni a tempo indeterminato. Nonostante il crescente numero di insegnanti con il titolo, il concorso del 2020 ha messo a bando 3 posti, quello successivo 6. Lo specchio esatto di quello che accade al nord, dove i posti sono di più ma gli specializzati pochi, perché i Tfa sono da anni un business tutto meridionale. E i precari devono continuare a investire ogni anno centinaia di euro in titoli per non perdere la posizione acquisita.

“Il ministro – afferma la docente – ha dichiarato che il problema del sostegno sia la scarsa specializzazione degli insegnanti, ma ritengo che alcune abilitazioni, ad esempio per il braille o la Lis, che è una lingua, siano impensabili: a un docente di sostegno non può essere chiesto di conoscere tutto lo scibile umano. Il paradosso è che i vincitori di concorso Pnrr sono già obbligati a seguire corsi abilitanti a carico proprio. Molti per l’eccessivo impegno richiesto non riescono nemmeno contestualmente a lavorare. Se una cosa del genere accadesse nel privato, sarebbe da denuncia”.

Molti docenti precari hanno chiesto l’accesso agli atti e valutano un ricorso

Tanti insegnanti precari reggini penalizzati da colleghi con meno anni di servizio stanno valutando un ricorso legale, che potrebbe trasformarsi in una class action per ridurre i costi elevati e mettere insieme moltissime vertenze analoghe. Un gruppo consistente ha già richiesto l’accesso agli atti.

“Non ho ora gli strumenti per dire che in questo sistema ci sia malafede – precisa Sergi – ma penso che ci siano tanti aspetti poco chiari. Non ce l’ho con i colleghi che si sono specializzati all’estero: l’hanno fatto quando non c’erano alternative ed è giusto. Ma dal punto di vista legale io che ho un titolo valido in Italia non posso essere equiparata a persone in riserva, che sono ancora sotto valutazione per il riconoscimento del titolo”. Un passaggio saltato con l’attribuzione di incarichi che già stanno iniziando ad essere rescissi perché dai controlli emerge la mancanza dei requisiti dichiarati. “Nel frattempo però – denuncia la docente – quei colleghi lavorano e sono stipendiati. Io ho soltanto la Naspi, che presto finirà”. 

Il prossimo anno ha all’orizzonte un altro svantaggio per i docenti che non hanno avuto nessun incarico: i docenti di sostegno precari potranno mantenere occupati quei posti se riconfermati dalle famiglie degli allievi. “Se ne parla come di una norma che favorisce la continuità didattica – dice ancora Federica – invece così si rischia di creare rapporti clientelari. Molti allievi hanno situazioni familiari da attenzionare. I docenti di sostegno svolgono anche un ruolo di monitoraggio per consentire alla scuola di fare le opportune segnalazioni ai servizi sociali, ma accadrà ancora se si penserà che questo potrebbe comportare una mancata riconferma delle famiglie?”

L’insegnante conclude con un auspicio: “Nessun governo ha finora mai studiato davvero cosa sia e come funzioni la scuola prima di varare una riforma. La scuola italiana è oggi scesa a livelli bassissimi, per salvarla la premessa ormai imprescindibile a ogni intervento è una vera e profonda conoscenza da parte dello stato”. 

I precari del sostegno reggini tra bollettini incerti, cambi di sede e alunni da lasciare 

Con le future specializzazioni il precariato della Adss è destinato ad aumentare e per i docenti una soluzione sarebbe l’attesa creazione di una classe di concorso unica per il sostegno. Gli insegnanti precari della provincia di Reggio Calabria sono in concreto quelli che da decenni mandano avanti il sostegno didattico nel nostro territorio, senza lo status e le garanzie del ruolo. Il loro è un caleidoscopio di storie con il denominatore comune di sacrifici, disillusioni e la voglia di fare bene un lavoro che non può essere in balia dell’imprevisto. C’è chi ha dovuto ricominciare un percorso avviato da un collega e guadagnare la fiducia di allievi fragili e destabilizzati, chi si ritiene fortunato di lavorare anche a 100 chilometri da casa e lontano da figli piccoli, chi ogni anno cambia scuola e riparte da zero.

Gli altri sperano nel prossimo bollettino o in extremis nelle convocazioni brevi. Si fa anche questo: contattare le scuole per sapere a chi è stata assegnata l’ultima supplenza, incrociare dati, spuntare nomi e vedere cosa rimane per lavorare.  

 



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