Acqua più cara in provincia di Sondrio. Ha ottenuto parere favorevole mercoledì dall’assemblea dei sindaci prima e dal consiglio provinciale poi la delibera con cui l’Ufficio d’ambito di Sondrio fissa l’aumento delle tariffe per recuperare i maggiori costi di energia e trasporti sostenuti dal gestore negli ultimi due anni. Un rincaro del 9,95% rispetto al 2023 per quest’anno, con effetto retroattivo dal primo gennaio, e ancora del 9,95% rispetto al 2024 per il prossimo anno. Complessivamente dunque poco meno del 20% in più in bolletta nei prossimi due anni.
La delibera dell’Ato sottoposta ai sindaci anche nelle precedenti riunioni mandamentali del 22 e 23 ottobre oltre che in quella di mercoledì prevede anche, come richiesto da Arera, una previsione tariffaria per gli anni dal 2026 al 2029. In quel caso è attualmente previsto un aumento dello 0,49%, «ma – come ha spiegato il direttore dell’Ato Paolo Lombardi – su quelle tariffe bisognerà tornare tra un paio d’anni per rivalutarle».
Una decisione quella di aumentare l’acqua chiaramente non indolore, ma necessaria per riallineare le bollette ai costi di gestione. Negli ultimi due anni Secam, la società interamente pubblica che si occupa del sistema idrico integrato in provincia di Sondrio, ha già pagato gli aumenti dei costi energetici e dei carburanti. Un dato su tutti: nel 2022-2023 il costo dei depuratori sotto il profilo energetico è passato da 2,5 a 5,6 milioni. Rincari considerevoli che devono essere coperti dalle entrate maggiori delle bollette. Una situazione condivisa anche dagli altri Ato regionali. Che anzi pur avendo già tariffe più elevate – nel 2023 Sondrio ha la sesta più bassa -, hanno comunque messo in conto aumenti vicini al 40% anche per il periodo 2026-2029.
«Non c’è alcuna ragione “tecnica” che possa motivare la pretesa di avere a Sondrio una tariffa più bassa degli altri Ato lombardi – ha spiegato il direttore Lombardi -. Anche a fronte di un territorio vasto con una rete infrastrutturale molto ampia che richiede investimenti per essere mantenuta efficiente. E infatti l’aumento annuo dello 0,49% previsto nel periodo 2026-2029, così contenuto rispetto agli altri Ato lombardi, è figlio di una ridotta mole di investimenti previsti a carico della tariffa, conseguenza della difficoltà del gestore a reperire maggiori capitali. Avere una tariffa più bassa a fronte della realizzazione di pochi investimenti però non è un bene. Il nostro territorio ha bisogno di molto di più (oltre 20 milioni euro all’anno): se non ci attrezzeremo per tempo le infrastrutture inizieranno a creare problemi seri tutte insieme. Diventa sempre più necessario un programma di contribuzione a fondo perduto per il mantenimento delle infrastrutture, che, giova ricordarlo, sono di proprietà dei Comuni».
Prima di capire cosa accadrà dal 2026 in avanti, restano da metabolizzare gli aumenti di questo biennio. Per quanto riguarda l’anno in corso, poiché le nuove tariffe hanno decorrenza dal primo gennaio, ci sarà probabilmente un conguaglio prima della fine dell’anno. «Non ci si poteva pensare prima?» ha chiesto il consigliere provinciale Roberta Songini a Lombardi. «La delibera di Arera è uscita il 28 dicembre 2023 e aveva fissato il 30 aprile come termine ultimo – ha spiegato il direttore -, ma nessun Ato o quasi in Italia lo ha fatto. Un ritardo sempre tollerato da Arera che però da qui in avanti ha imposto la data del 31 ottobre per provvedere alla revisione tariffaria pena l’esclusione del gestore dal meccanismo incentivante. Un meccanismo che nei bienni 2018- 2019 e 2020-2021 ha fruttato a Secam circa 500mila euro ciascuno e che dunque non poteva essere perso».
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