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Si è svolto il 28 ottobre in SDA BOCCONI l’evento “La governance regionale della ricerca sanitaria” organizzato da CERGAS SDA Bocconi e Centro Studi Interaziendale di Management Sanitario (CESIM) del Dipartimento Attività Integrate Ricerca e Innovazione AOU AL ASL AL (DAIRI), con il contributo della fondazione CRA.

Si è trattato di un’occasione per riflettere sui diversi modelli di governance della ricerca sanitaria adottati nelle regioni italiane e per confrontarsi sull’impatto che tali modelli hanno per le attività di ricerca. L’incontro ha visto un confronto tra i referenti della ricerca delle regioni Emilia-Romagna, Veneto, Lazio, Lombardia e Piemonte con la partecipazione delle professoresse Valeria Tozzi e Amelia Compagni di CERGAS SDA Bocconi, il centro di ricerca multidisciplinare sul management sanitario che si occupa di comprendere come funzionano i sistemi di welfare a livello micro e macro e di come migliorarli, del dottor Nicora, Direttore Generale Fondazione IRCCS INT Milano e Vice Presidente di FIASO, e della dottoressa Rossetti di FISM, Federazione delle Società Medico-Scientifiche Italiane.

La professoressa Tozzi ha avviato il dibattito illustrando come i Sistemi Sanitari Regionali organizzano in modo differenziato le funzioni di ricerca, didattica e assistenza che si sviluppano all’interno delle loro strutture di offerta, a prescindere dalla natura istituzionale delle Aziende Sanitarie. Alcuni contributi in letteratura (Ioannidis, J. P., 2016; Moher, D., et al. 2016; Tunis, S. R., et al. 2003) evidenziano che oggi, a livello globale, la maggior parte delle risorse investite nella ricerca non migliora l’assistenza sanitaria né la salute delle popolazioni, per via degli sprechi e della cattiva gestione delle attività di ricerca e studio. Lo spreco di risorse, oltre a scoraggiare investimenti privati e disperdere fondi pubblici, produce anche un danno in termini di salute per i pazienti, incrociando le questioni economiche con quelle etiche. Il tema dello spreco delle ricorse è riconducibile a: assenza di strategie integrate tra i diversi soggetti con conseguente incapacità di attribuire priorità alle aree di intervento e di studio; scarsa o assente organizzazione delle attività nelle strutture coinvolte nelle attività di ricerca; difficoltà a conciliare progetti di ricerca e fonti di finanziamento pubbliche e private.

Maurizia Rolli, Direttrice del Settore Innovazione nei Servizi Sociali e Sanitari della Regione Emilia Romagna, ha presentato nel dettaglio l’esperienza dell’Emilia Romagna, la regione che nel corso degli anni ha maggiormente istituzionalizzato il coordinamento della ricerca sanitaria a livello regionale. La relazione della dottoressa Rolli ha messo in evidenza come la capacità di fare rete e sistema, anche con le aziende del territorio, sia un punto essenziale di una governance di successo per la ricerca sanitaria, ma ha anche indicato come l’ascolto dei fabbisogni sia un altro elemento essenziale per la costruzione di una infrastruttura efficiente e utile alle aziende sanitarie.

Roberto Poscia, Direttore Unità di Ricerca Clinica & Clinical Competence del Policlinico Umberto I, ha focalizzato in suo intervento sulle problematiche dei Comitati Etici Territoriali, un organismo essenziale per la promozione della ricerca e riorganizzato da una recente normativa, ma ancora, per molti versi, da migliorare soprattutto per garantire una maggiore uniformità e standardizzazione dei processi di sottomissione dei progetti di ricerca.

Antonio Maritati, UO Commissione Salute e Relazioni socio-sanitarie della Regione Veneto, ha descritto la struttura organizzativa veneta che ha nel Consorzio per la Ricerca Sanitaria – CORIS il suo principale motore. Il Consorzio è una realtà senza scopo di lucro istituita e finanziata dalla Regione Veneto che si propone di promuovere, incrementare e sostenere la ricerca scientifica in senso lato, sia essa di base, traslazionale o clinica, in ambito sanitario e socio-sanitario. Dal 2016 l’attività del Consorzio allarga il proprio ambito di operatività a tutta la ricerca sanitaria e socio-sanitaria, concretizzandosi in particolare nella raccolta di fondi (pubblici e privati) da destinare al finanziamento di progetti di ricerca, ma gestendo anche direttamente progetti di ricerca che portano miglioramenti significativi in materia di prolungamento della sopravvivenza degli organi umani trapiantati e di nuovi farmaci immunosoppressori, raggiungendo notevoli risultati anche a livello internazionale con progetti sullo xenotrapianto.

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Antonio Maconi, Direttore del Dipartimento Attività Integrate Ricerca e Innovazione della Regione Piemonte (DAIRI-R) e Marta Betti, Coordinatore attività DAIRI-R, hanno illustrato l’esperienza del Piemonte che nel giro di alcuni anni si è dato una struttura di governance della ricerca che sta già portando i suoi primi risultati in termini di incremento dei progetti avviati, di creazione di network e di aumento di consapevolezza istituzionale sulle attività di ricerca svolte in Regione. L’incontro in Bocconi, infatti, ha fatto seguito proprio a una tavola rotonda che si è svolta il 17 settembre al 24° piano del grattacielo Piemonte a Torino, grazie alla disponibilità dell’Assessore alla Sanità della Regione Piemonte Federico Riboldi, che ha visto la partecipazione di Carlo Nicora, Vice Presidente FIASO e Direttore Generale della Fondazione Irccs Istituto Nazionale dei Tumori, Adriano Leli, Direttore Generale Azienda Zero, Franco Ripa, Responsabile Settore Programmazione dei servizi sanitari della Regione Piemonte, Valeria Tozzi, Associate Professor of Practice of Government Health and Not for Profit Division presso la SDA Bocconi School of Management e Direttore Master EMMAS Bocconi, e Antonio Maconi, Direttore DAIRI-R, e durante la quale si è fatto il punto sulle prospettive dell’organizzazione della ricerca in regione con l’obiettivo di avviare un dibattito istituzionale sul tema e potenziare in tempi rapidi un sistema di ricerca in grado di valorizzare le esperienze piemontesi.

Dalla tavola rotonda che ha concluso l’incontro in SDA BOCCONI è emerso come sia importante creare un luogo di confronto, un’iniziativa stabile di formazione e analisi, che consenta agli attori regionali che supportano la ricerca di condividere esperienze e risultati anche considerando che, al momento, a livello nazionale non sono ancora emerse sul tema indicazioni ben definite e, a livello locale, risulta che le regioni che stanno affrontando in modo organico questa tematica siano ancora una solo una minoranza. La discussione ha pertanto prospettato l’avvio di un dibattito istituzionale sul tema che prevede la costruzione di una rete di soggetti coinvolta attivamente da una agenda di ricerca e analisi.

In sintesi, dall’evento del 28 ottobre emerge che la funzione di ricerca, da anni riconosciuta e prevista dal punto di vista normativo, grazie all’iniziativa di alcuni attori regionali e nazionali si sta in questi anni configurando come un elemento presente anche nelle strutture organizzative regionali e sempre più si configura come un fenomeno emergente e degno di maggiore attenzione e analisi.



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