Artigiani e piccole imprese sono in forte preoccupazione per l’imminente scadenza del 31 dicembre 2024, termine entro il quale saranno obbligate a stipulare polizze assicurative a copertura dei danni provocati da calamità naturali ed eventi catastrofali. Previsione quest’ultima introdotta dalla legge di bilancio per il 2024, a cui si ricollegano, in caso di inadempimento da parte delle imprese, significative ripercussioni sia con riferimento all’assegnazione di contributi previsti in occasione di eventi calamitosi che, più in generale, nell’accesso a finanziamenti o agevolazioni di carattere finanziario a valere su risorse pubbliche. È noto che il verificarsi di eventi climatici estremi, con ricorrenza che oramai esula dalla straordinarietà del fenomeno, impone una riflessione ponderata sulle modalità con cui far fronte agli ingenti danni, che lo Stato non riesce a sostenere in via esclusiva. Allo stesso tempo, qualsiasi strumento che attivi sinergie pubblico-private deve essere accompagnato dall’adozione di ogni misura necessaria a prevenire e contenere gli effetti dannosi, a partire dagli investimenti infrastrutturali e dalla manutenzione ordinaria e straordinaria del territorio.
In occasione dell’esame che ha portato all’approvazione della legge n. 213 del 2023, CNA aveva già evidenziato notevoli perplessità sulla scelta dell’obbligo assicurativo in capo alle imprese, unico caso in Europa, nonché sul percorso che avrebbe dovuto portare all’attuazione della norma, inadeguato a soddisfare i requisiti essenziali di chiarezza, trasparenza e certezza rispetto all’estrema complessità della materia. In tal senso, avevamo altresì evidenziato che sarebbe stato preferibile introdurre, in luogo di un regime obbligatorio, un sistema premiale sostenuto da una campagna di sensibilizzazione e di formazione rivolta alle imprese, da realizzare anche attraverso il coinvolgimento delle associazioni di categoria. A pochi mesi dall’efficacia dell’obbligo assicurativo registriamo, da una parte, la mancata adozione del decreto attuativo e, dall’altra, la carenza di uno strutturato confronto tra rappresentati del governo, delle compagnie di assicurazioni e delle organizzazioni datoriali.
“In considerazione delle molteplici criticità – afferma Paolo Giuffredi, Presidente di CNA Parma – chiediamo che la decorrenza della misura venga rinviata di almeno 12 mesi. Anche se riteniamo che sarebbe corretto che fosse lo Stato a dover farsi carico della stipula di una polizza nazionale per coprire i danni derivanti da questi eventi di portata ormai catastrofica. Questa scelta sarebbe giustificata da due fattori principali. Innanzitutto, i danni da calamità naturali sono spesso amplificati da una scarsa manutenzione del territorio, un aspetto di cui dovrebbe farsi carico la gestione pubblica. Inoltre, adottare un principio di mutualità consentirebbe di ripartire i costi tra tutti i cittadini, riducendo notevolmente l’importo delle coperture. Questo approccio garantirebbe una copertura agevolata per tutto il territorio nazionale, alleviando gli imprenditori dall’onere di scegliere tra numerose offerte assicurative senza disporre di strumenti adeguati per valutare l’opzione migliore. In questo modo, si eviterebbe di gravare sulle imprese con costi e incertezze, offrendo una soluzione più equa e trasparente per affrontare i danni derivanti dalle calamità naturali”.
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