Vito Zongoli, AD di SENEC Italia, mette in evidenza gli scenari attuali di agrisolare / fotovoltaico e approfondisce DL Agricoltura e DM Aree idonee.
– Il 2024 si avvia a conclusione, qual è lo scenario del fotovoltaico in Italia?
In questo periodo, lo scenario del fotovoltaico in Italia è quanto mai incerto e confuso. Il mercato sta mostrando i segni di una politica più orientata a contenere, se non proprio a contrastare, le misure adottate da governi precedenti che a proporre soluzioni lungimiranti, organiche e orientate ad uno sviluppo stabile. Dopo l’improvviso stop al Superbonus per le villette e alla cessione del credito, che ha creato difficoltà non ancora del tutto superate nel 2024, il decreto Agricoltura e la prospettiva della riduzione della detrazione fiscale per il fotovoltaico residenziale al 36% hanno steso una nuvola nera sul futuro del settore. Se il decreto FER X, di prossima approvazione, va certamente nella direzione di incentivare le energie rinnovabili, è necessario un quadro normativo meno frammentato e più duraturo, che consenta alle aziende di pianificare investimenti a lungo termine.
– Secondo ANIE Confindustria l’accumulo Commercial & Industrial e utility scale è in crescita, mentre sta rallentando il segmento residenziale. Perché?
Il rallentamento del segmento residenziale è da attribuire principalmente alla fine del Superbonus, che, pur favorendo uno sviluppo senza precedenti del mercato, ha abituato i cittadini all’idea del “fotovoltaico a costo zero”, rendendo difficoltoso il ritorno alle argomentazioni di vendita precedenti al maxi-incentivo. La crescita di questa taglia continua, ma è progressivamente rallentata.
Dall’altro lato, i dati di crescita dell’accumulo C&I non reggono certamente il confronto. Di certo si sta registrando un maggiore interesse delle aziende e degli investitori verso queste soluzioni, ma non bisogna dimenticare che esse richiedono investimenti rilevanti e che il ritorno economico non è sempre scontato e va calibrato attentamente. La convenienza dell’accumulo è infatti strettamente legata ai profili di consumo energetico dell’utente: se per i privati, i cui consumi si concentrano nella fascia oraria serale, l’adozione di un sistema di accumulo è generalmente giustificata, nella maggior parte dei casi le attività delle aziende coincidono con le ore di produzione fotovoltaica, riducendo così la necessità di storage.
– Si parla sempre più insistentemente di Agrivoltaico, quali sono i benefici di questa tipologia di impianti?
I sistemi agrivoltaici comportano diversi benefici per le imprese agricole: da un lato contribuiscono a ridurre i costi energetici e l’impatto ambientale delle aziende, a tutto vantaggio della loro competitività e reputazione, oltre che della salute dei lavoratori e della comunità in cui sono inserite; dall’altro, apportano ombreggiatura e protezione dalle intemperie alle colture e agli allevamenti sottostanti i pannelli, ottimizzando l’attività agricola e lo sfruttamento del suolo. In sintesi, rappresentano una soluzione sostenibile e conveniente, capace di coniugare la produzione di energia con la tutela dell’ambiente e lo sviluppo delle attività agricole.
– I recenti DL Agricoltura e DM Aree idonee potrebbero minare lo sviluppo e la crescita economica dell’intera filiera del fotovoltaico. Quali considerazioni si sente di fare in merito?
I recenti decreti legislativi sull’agricoltura e sulle aree idonee per il fotovoltaico pongono alcune limitazioni all’installazione ed ampliamento di impianti fotovoltaici a terra in aree agricole. Se da un lato una regolamentazione è sicuramente necessaria, dall’altro credo che sia importante trovare un equilibrio tra vincoli e incentivi allo sviluppo e, soprattutto, focalizzarsi più sulle questioni pratiche che ideologiche.
A ben vedere, ad oggi solo lo 0,4% di terreni liberi (0,1% del totale) sono occupati da impianti fotovoltaici. Per raggiungere gli obiettivi del PNIEC entro il 2030 sarebbe sufficiente coprire il 2% dei terreni liberi, appena lo 0,5% del totale.
Un confronto costruttivo tra le parti coinvolte potrebbe aiutare a individuare soluzioni che consentano di coniugare la produzione di energia pulita con la salvaguardia dell’agricoltura.
– Quali sono i capisaldi del terzo bando Agrisolare? Quali scenari ipotizzate a seguito della distribuzione della dotazione economica prevista?
Il Bando Agrisolare 2024 ha offerto alle aziende agricole del Sud Italia l’opportunità di installare impianti fotovoltaici, sistemi d’accumulo e stazioni di ricarica elettrica con incentivi che coprivano fino all’80% delle spese sostenute. Le aziende agricole hanno accolto con grande interesse le edizioni precedenti dello stesso bando, con più di 15.000 imprese che hanno ottenuto i relativi finanziamenti. Questa nuova edizione mirava a promuovere la transizione energetica del settore agricolo specificamente nel Sud Italia, aiutando le imprese a ridurre i costi energetici ed aumentare di conseguenza le competitività.
Con i fondi stanziati dal Bando agrisolare si potrebbero installare circa 4.000 nuovi impianti di media taglia, che comporterebbero un aumento del 10% sul totale di impianti fotovoltaici installati in ambito agricolo. Nonostante i progressi, le potenzialità del settore sono ancora ampie. A fine 2023, infatti, l’agricoltura si è riconfermata ultima tra i settori di attività del Paese per quantità di impianti fotovoltaici installati. In tutto, gli impianti a servizio dell’agricoltura erano un trentesimo di quelli residenziali e un terzo di quelli impiegati nel settore terziario.
Per questo, il Bando Agrisolare 2024 è stato un segnale positivo da parte delle istituzioni pubbliche: è essenziale che gli agricoltori vengano supportati nella transizione energetica, poiché il fotovoltaico può garantire loro non solo vantaggi economici, ma anche un contributo significativo alla sostenibilità e alla competitività a lungo termine.
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