La Procura Distrettuale della Repubblica, nell’ambito dell’attività investigativa svolta dai Carabinieri della Stazione di Catania Piazza Verga a carico di un 36 enne catanese, pregiudicato, indagato per “atti persecutori” e per “diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti”, ha richiesto ed ottenuto dal GIP del Tribunale di Catania, l’applicazione nei suoi confronti, della misura cautelare della custodia degli arresti domiciliari con braccialetto elettronico.
Le indagini hanno fatto luce sulle condotte dell’indagato nei confronti della ex compagna, ripetute dal marzo 2024 fino al giorno dell’esecuzione della misura.
Dopo sei mesi di frequentazione e uno di convivenza, la donna, già divorziata e madre, ha deciso di interrompere la relazione con il 36 enne a causa della morbosa gelosia e dei frequenti scatti d’ira dell’uomo, che sarebbero avvenuti quando lui, assuntore di sostanze stupefacenti, sarebbe stato in crisi d’astinenza.
Il compagno, disoccupato, avrebbe chiesto alla vittima continue somme di denaro per acquistare la droga ma quando lei si sarebbe rifiutata di dargliele, l’avrebbe aggredita verbalmente e, in una occasione, anche fisicamente con pugni alla testa. Tali condotte violente sarebbero avvenute anche alla presenza dei figli minorenni di lei.
Per tali motivi, la donna avrebbe definitivamente posto fine alla storia.
Lui, però, non accettando tale decisione, si sarebbe recato tutti i giorni presso l’attività commerciale della ex continuando a pretendere soldi e minacciandola.
La vittima, per timore, avrebbe perciò continuato a elargire denaro per circa 200€, ma lui avrebbe “alzato la posta” e, per fare ciò, avrebbe cominciato a pubblicare sui social network alcuni video, durante i quali minacciava di divulgare on line fotografie ritraenti la donna priva di vestiti.
A quel punto, la vittima, avendo timore sia per la propria incolumità ma soprattutto per quella dei figli, lo ha denunciato, consentendo agli investigatori di documentare in modo completo ed esaustivo le condotte persecutorie e richiedere all’Autorità Giudiziaria la misura cautelare
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