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Roma, 28 ott. (Adnkronos) – Il Pd che supera il 28%, che cresce di due punti in Liguria rispetto alle europee e che si afferma di gran lunga come primo partito non è bastato a strappare la regione al centrodestra. Ha vinto Marco Bucci, per una manciata di voti, su Andrea Orlando. Una manciata di voti che pesa però come un macigno sul percorso di costruzione dell’alternativa al centrodestra. La fragilità dell’alleanza a livello nazionale rimbalza sul voto ligure. Il Pd ‘balla’ da solo: alla crescita dem non corrisponde una crescita della coalizione. “Noi abbiamo fatto la nostra parte, il tema riguarda gli alleati…”, osserva Dario Nardella.

I 5 Stelle, innanzitutto. Il Movimento ha dimezzato i voti rispetto alle europee scivolando dal 10 al 5 per cento. Una slavina superiore alle aspettative, complice la recrudescenza della guerra tra Giuseppe Conte e Beppe Grillo proprio alla vigilia dell’apertura delle urne. Ma c’è anche un tema di perimetro della coalizione: la ‘cacciata’ di Iv ha ristretto la coalizione proprio su pressing di Conte con la sponda di Avs. Il 10 per cento dei 5 Stelle alle europee, i sondaggi positivi di due mesi fa spinsero i dem a salvaguardare l’alleanza con il Movimento.

Le cose però hanno avuto un esito diverso e Renzi non ha atteso a chiedere il conto. “Ha perso chi mette i veti. Ha perso chi non si preoccupa di vincere ma vuole solo escludere e odiare. Ha perso Giuseppe Conte, certo, e tutti quelli che con lui hanno alzato veti contro Italia Viva”. Non ci sarà mai la controprova ma intanto stasera, numeri alla mano, il leader di Iv ha buon gioco a rivendicare come un errore la sua esclusione: “Solo le mie preferenze personali delle Europee sarebbero bastate a cambiare l’esito della sfida, solo quelle. Aver messo un veto sulla comunità di Italia Viva ha portato il centrosinistra alla sconfitta. Senza il centro non si vince: lo ha dimostrato la Basilicata qualche mese fa, lo conferma la Liguria oggi. Vedremo se qualcuno vorrà far tesoro di questa lezione”.

E c’è pure Riccardo Magi, che suo malgrado è rimasto fuori per il veto su Iv, a parlare di ‘lezioni’ dal voto ligure: “Dispiace molto per la vittoria per un soffio di Bucci in Liguria anche perché +Europa è stata tenuta inspiegabilmente fuori dalla corsa di Orlando. Non credo che al centrosinistra manchino i voti per vincere su questa destra. Manca un metodo e una visione comune che si crea solo con un confronto vero sui temi, non sui veti di qualcuno. Spero che questa lezione sia utile per tutti per il futuro”.

Gli occhi sono tutti puntati su Elly Schlein. Se prima delle europee i rapporti di forza nel centrosinistra potevano essere ancora in dubbio, dopo i risultati del voto di giugno e quelli di oggi in Liguria, ogni incertezza è spazzata via. “La responsabilità di guidare il centrosinistra è nostra e noi lo dobbiamo fare con un progetto per il Paese”, dice Nardella. Fino a sera la segretaria, che ha seguito lo scrutinio in Liguria al Nazareno, non ha commentato in chiaro i risultati di quello che, dopo l’inchiesta giudiziaria e le dimissioni di Giovanni Toti, sembrava un rigore a porta vuota e invece è finito in sconfitta.

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La linea ‘testardamente unitaria’ di Schlein è stata messa a dura prova dal veto di Conte e Avs su Renzi e l’area riformista dem non mancherà di esplicitare le perplessità di aver ceduto ai quei diktat in Liguria. Non tanto per Renzi e il valore percentuale di Iv (che pure alla luce del risultato avrebbe avuto il suo peso) ma come messaggio politico di una coalizione monca di una offerta centrista. Ma “non stasera…”, dice un big dell’area riformista interpellato sul voto. Il sogno del ‘triplete’ è svanito con la sconfitta in Liguria ma restano da giocare altre due partite, l’Umbria e l’Emilia Romagna, al voto tra un mese.



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