Il 72 per cento della generazione Z prova una forte sensazione di incertezza verso il domani. Ad alimentare le preoccupazioni e le paure dei giovani sono innanzitutto il caro vita, le guerre , i cambiamenti climatici. Ma una certezza ce l’hanno: l’idea che staranno peggio dei loro genitori
Incerti, apprensivi, oscillanti, a volte inadeguati, ma dinamici e combattivi guerrieri. I giovani della generazione Z hanno sensazioni ondivaghe di fronte al futuro. Cercando di immaginare come sarà il proprio futuro fra cinque anni, metà dei ragazzi e delle ragazze (51 per cento) pensa che sarà più soddisfatto. Il 43 per cento ritiene che sarà più felice e il 32 per cento s’immagina più forte. Le differenze di genere si fanno sentire quando si parla di ricchezza. Il 37 per cento dei maschi s’immagina più ricco, rispetto al 28 per cento delle ragazze.
Così come in termini di dinamismo, le ragazze percepiscono un domani meno dinamico rispetto ai dirimpettai di genere (24 per cento). È quanto emerge dalla ricerca effettuata da Ipsos per conto della Conferenza delle regioni e presentata al Festival delle regioni di Bari lo scorso lunedì. Lo sguardo dei ragazzi e delle ragazze al futuro è sostanzialmente ottimista. Solo l’11 per cento prevede per sé la crescita dell’ansia, il 9 pensa a un aumento delle forme di depressione, l’8 di alienazione e il 6 di tristezza.
Se l’ottimismo è il segno che caratterizza il modo di affrontare il proprio il futuro, il 72 per cento della generazione Z (78 per cento tra le ragazze e 84 nei ceti popolari) non manca di sottolineare la forte sensazione di incertezza che il domani rappresenta per loro. In particolare il 70 per cento dei ragazzi e l’81 per cento delle ragazze ritiene che il mondo stia cambiando troppo velocemente.
Il punto fermo
Una certezza, però, i giovani ce l’hanno: rispetto alla generazione dei loro genitori per loro la vita sarà più faticosa, in salita e in ogni caso peggiore e con meno opportunità (72 per cento). Una certezza che sale al 76 per cento tra le ragazze e al 75 per cento nei ceti popolari. Ad alimentare le preoccupazioni e le paure dei giovani sono innanzitutto il caro vita (46), le guerre (40), i cambiamenti climatici (37), il costo del denaro e il caro mutui (31), il futuro per i loro figli (31), la paura di perdere il lavoro (26) e l’aumento delle disuguaglianze sociali (22).
Le ragazze e i ragazzi puntano il dito anche sulla crescita dell’instabilità lavorativa (40 per cento in media nazionale, che sale al 44 nel Mezzogiorno e al 47 tra i ceti popolari); sull’aumento delle povertà (35); sul blocco dell’ascensore sociale e sulla difficoltà di crescita sociale per chi viene da famiglie a basso reddito (32). Grande nemico del futuro è poi la precarizzazione del lavoro (27 per cento) e le differenti possibilità di accesso ai servizi sanitari di qualità (27).
Come ci ricorda il sociologo inglese Anthony Giddens: «Il futuro non è più ciò che era una volta. È diventato molto più aperto e indeterminato, pieno di rischi ma anche di possibilità». Per la generazione Z i rischi futuri riguardano principalmente la qualità della vita. Il 46 per cento mette l’accento sull’aumento di stress, il 44 per cento sulla crescita delle forme di violenza, il 37 per cento sull’ampliamento delle malattie mentali e il 29 per cento punta il dito sulla crescita a dismisura delle forme di violenza sulle donne.
Aumento delle malattie a causa dell’inquinamento (35 per cento) e riduzione delle forme di benessere (33 per cento), completano la mappa dei rischi futuri sulla qualità dell’esistenza delle persone. Tutto questo non sembra far piegare l’animo dei giovani di oggi. Nonostante gli stereotipi che li dipingono come disimpegnati e apatici, l’85 per cento della generazione Z si sente impegnato e interessato alla attività che svolge ogni giorno; il 73 per cento ritiene di condurre una vita significativa e il 69 per cento si sente positivo con sé stesso.
Il tetto di cemento
Non solo. Il 73 per cento dei ragazzi e il 65 per cento delle ragazze si autodefinisce come felice. Un dato che rovina al 52 per cento solo nei ceti popolari. Blocco dell’ascensore sociale, crescita delle disuguaglianze, precarizzazione lavorativa ed esistenziale, minacce climatiche e guerre, aumento delle forme di violenza quotidiana e crescita del costo della vita, nonché mancanza di opportunità e stabilità, sono i molteplici ostacoli con cui i giovani di oggi avvertono di dover fare i conti.
Sono il tetto di cemento che si trovano sulla testa e che avvertono difficile da scalfire. Intorno ai giovani, specie tra le generazioni adulte e i ceti imprenditoriali, si aggrovigliano numerosi stereotipi, con il rischio di dimenticare che i ragazzi di oggi sono il risultato di quello che le generazioni precedenti hanno predisposto, preparato e insegnato loro. Per questo, oggi più di ieri, per le giovani generazioni vale l’assioma di Michel Foucault: «L’obiettivo non è scoprire che cosa siamo, ma immaginare e costruire ciò che potremmo essere».
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