L’approvazione
dell’autonomia differenziata da parte del governo Meloni ha suscitato
molte discussioni, ma uno degli aspetti meno trattati riguarda il
debito pubblico italiano. Il debito nazionale è una responsabilità
che ricade interamente sullo Stato centrale e attualmente pesa in
modo significativo sui conti pubblici. A luglio 2024 il debito
pubblico dell’Italia ammontava a 2.946,6 miliardi di euro: ogni
cittadino italiano ha un debito virtuale di circa 50.000
euro.
Si
tratta di un debito reale, non astratto. Nel 2023 l’Italia ha speso
ben 83 miliardi di euro per pagare gli interessi, per il 2024 si
calcola una spesa di 100 miliardi. L’idea alla base della Autonomia
differenziata prevede il trasferimento di alcune competenze e risorse
fiscali dallo Stato centrale alle Regioni, permettendo a queste
ultime di gestire più direttamente alcune entrate fiscali. Tuttavia,
ciò solleva una domanda importante: come farà lo Stato a gestire il
debito pubblico se parte delle entrate viene devoluta alle Regioni?
Senza un adeguato bilanciamento, lo Stato potrebbe trovarsi con meno
risorse per coprire le spese e per affrontare la gestione del debito.
A meno che non vengano trovate nuove soluzioni per redistribuire le
risorse o ridurre la spesa pubblica, il rischio di un ulteriore
aumento del debito pubblico è reale. Per evitare che l’autonomia
differenziata crei uno squilibrio finanziario, lo Stato sarà
costretto ad adottare alcune soluzioni come la drastica riduzione
della spesa pubblica o l’aumento del debito pubblico.
Riduzione
della spesa pubblica. Lo
Stato centrale potrebbe operare tagli o ridurre comunque voci di
spesa per compensare la diminuzione delle entrate come effetto del
decentramento. Sarebbero a rischio sanità e l’istruzione, con
conseguenze sociali e politiche non indifferenti per una inevitabile
spaccatura netta tra le regioni più ricche del centro nord e le
regioni più deboli del sud.
Aumento
del debito pubblico.
Se né la compensazione fiscale né i tagli alla spesa si rivelassero
sufficienti, lo Stato sarebbe costretto a ricorrere a nuovo
indebitamento, stressando il sistema finanziario statale.
L’autonomia
differenziata manca, peraltro, di una visione globale e unitaria.
L’effetto sarebbe un danno per l’intero Paese. Per descrivere i
nuovi dualismi Nord-Sud derivanti dall’autonomia differenziata, è
importante analizzare come questa riforma potrebbe accentuare le
disuguaglianze economiche e sociali tra le Regioni italiane. Ecco
alcuni punti chiave da considerare:
1. Diversa
Capacità Fiscale delle Regioni
Le
Regioni del Nord Italia – come Lombardia-Veneto-Emilia-Romagna -
hanno una capacità fiscale significativamente superiore rispetto a
quelle del Sud, come Calabria-Sicilia-Basilicata per effetto di un
tessuto economico più solido (maggiore livello di
industrializzazione, base fiscale più ampia e un reddito pro capite
più elevato).
La
devoluzione fiscale prevista dall’autonomia differenziata
permetterà alle Regioni più ricche di trattenere una quota maggiore
delle imposte, aumentando così le risorse disponibili per finanziare
servizi pubblici e infrastrutture. Di contro le Regioni del Sud, con
un’economia meno sviluppata e una capacità fiscale inferiore,
vedranno limitate le loro risorse.
2. Accesso
duale ai Servizi Pubblici
Con
la gestione decentrata di sanità, istruzione e trasporti, le Regioni
più ricche saranno in grado di offrire standard qualitativi più
elevati, grazie alle maggiori risorse a disposizione, le Regioni
meridionali, già afflitte da carenze in questi settori, rimarranno
indietro, accentuando il dualismo Nord-Sud. I diritti alla salute o
all’istruzione sarebbero inesorabilmente diseguali.
3. Effetti
sulla Coesione Territoriale
La
divisione tra Regioni più ricche e Regioni più povere rischia di
diventare più marcata, con inevitabile affievolimento dello spirito
di solidarietà nazionale r di cooperazione tra le diverse parti del
Paese.
4. Effetti
economici di lungo termine
Le
Regioni del Nord potrebbero rafforzare ulteriormente la loro forza
economica, mentre il Sud potrebbe entrare in un circolo vizioso di
sottosviluppo con la prevedibile ulteriore fuga di giovani talenti
dal Mezzogiorno verso il Nord peggiorando ulteriormente il divario
socio-economico.
5. Disparità
nelle Infrastrutture
Un
altro aspetto rilevante è la disparità nell’accesso alle
infrastrutture. Già oggi, il Nord è più dotato di reti
autostradali, ferroviarie e tecnologiche rispetto al Sud. Con
l’autonomia differenziata, le Regioni settentrionali potrebbero
disporre di maggiori risorse per ulteriore sviluppo, mentre quelle
del Sud potrebbero dire addio a ipotesi di sviluppo economico e
sociale.
CARMINE
NARDONE
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