Tutti i nodi vengono al pettine, verrebbe da dire. Attorno alla proposta di insediamento industriale da 60 milioni e 200 posti di lavoro nel porto di Corigliano Rossano, è successo di tutto. Scontri politici anche feroci, dichiarazioni ufficiali, marce indietro, mezze parole, cose dette e non dette.
Più passa il tempo, insomma, più la questione si infittisce, oppure schiarisce, a sentire il sindaco di Corigliano Rossano, secondo cui il dietrofront di Baker Hughes sarebbe legato «ai soldi e non al Comune». Dichiarazioni, queste sì forti, quelle di Flavio Stasi.
Come ampiamente anticipato nei giorni scorsi, il vulnus della questione starebbe tutto tra la “vecchia” Zona economica speciale Calabria – che comprendeva 14 aree ricadenti nei principali nodi di trasporto portuali (Reggio Calabria, Gioia Tauro, Corigliano Calabro, Villa San Giovanni, Crotone, Vibo Valentia) e aeroportuali (Lamezia Terme, Crotone, Reggio Calabria), nelle aree industriali (Gioia Tauro, San Ferdinando, Rosarno; Crotone; Porto Salvo, Vibo Valentia; Schiavonea, Corigliano-Rossano; Lamezia Terme) – e la “nuova” Zes del Mezzogiorno, istituita dal 1 gennaio 2024, allargata a tutte le regioni del sud Italia (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia, Sardegna).
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La difformità delle procedure contestate da Stasi
Sostanzialmente Stasi contesta le difformità nelle procedure che vorrebbero prima la conferenza dei servizi e poi la concessione/autorizzazione all’insediamento industriale. Secondo il sindaco di Corigliano Rossano l’Autorità di sistema portuale, attraverso i poteri di sburocratizzazione della Zes Calabria, ha rilasciato l’atto di sottomissione alla multinazionale americana, senza convocare prima la conferenza dei servizi.
Stasi, quindi, lascia intendere che se si convocasse una conferenza dei servizi adesso, con l’intervenuta Zes del Mezzogiorno, l’insediamento nello scalo portuale coriglianorossanese non sarebbe più conveniente rispetto alla partita del credito di imposta del 2023, quindi fiscalmente.
«Il problema – afferma Flavio Stasi – non è il Comune, ma sono i soldi. Significherebbe che tutti, ma proprio tutti, sono consapevoli del fatto che la procedura sia viziata, anzi del tutto mancante, ma che tale procedura non si possa fare a norma di legge perché si perderebbero i vantaggi della ZES 2023, “accontentandosi” della ZES 2024 (qualche decina di milioni in meno) e provando, senza pudore, a scaricare le responsabilità sul Comune. Non posso credere si arrivi a tanto, anche perché amministrando si può sbagliare, ma non si può sbagliare appositamente».
«Certo è che fino ad oggi – prosegue il sindaco di Corigliano Rossano – nessuno aveva mai azzardato una ragione per la quale, a questo punto dal primo gennaio 2024, non fosse stata convocata una banalissima conferenza dei servizi in un normale procedimento per l’autorizzazione ZES. Per questo ho sempre definito questo aspetto un vero e proprio mistero».
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Il “gancio” Antoniozzi
Flavio Stasi cita in tal senso e si aggancia anche ad Alfredo Antoniozzi. Il deputato di Fratelli d’Italia, nei giorni scorsi ha dichiarato che «una nuova conferenza dei servizi comporterebbe la perdita dei benefici Zes» e che «nessuno di noi vuole fare cose contrarie alla legge ma cambiare destinazione perdendo le opportunità fiscali significherebbe in pratica far recedere la multinazionale dall’investimento».
«Comune di Corigliano Rossano baluardo di legalità»
«Quanto sostenuto dal numero due del maggiore partito di governo alla Camera dei deputati rappresenta ad essere onesto, l’unica spiegazione plausibile. Da sindaco ed amante della mia terra, sono troppo idealista per credere una cosa del genere, ma se così fosse, al contrario di ciò che hanno raccontato tante “statue su poltrona” in queste settimane (riferimento alle istituzioni elette e non elette che lo hanno attaccato, ndr) questa vicenda rappresenterebbe uno spot eccezionale per la Calabria e, nel nostro piccolo, per la nostra città, capovolgendo la narrazione di una terra “torbida” e raccontando una terra dove ci sono istituzioni imperturbabili, attente, coraggiose, competenti, ligie al dovere. Una “Calabria straordinaria”», avanza un sarcastico Stasi nel ripescare mantra legati all’amministrazione regionale.
«Di certo resta un dato acclarato: in questa vicenda l’unico ente che ha posto in maniera trasparente dei problemi (trasparenti) con le relative soluzioni, dimostrando di avere a cuore gli investimenti ed il futuro del Porto e della Calabria, è stato il Comune di Corigliano-Rossano.
«Zes Calabria trasformata con l’avallo dei signorsì calabresi al governo Meloni»
Inoltre, il fatto politico, emerso chiaramente, è che la Zes Unica, che ha sostituito la Zes Calabria, fortemente voluta dal Governo Meloni col beneplacito di tutti i “Signor Si” calabresi a partire dalla Giunta Regionale, è già fallita prima di nascere. Lo certificano loro stessi (Antoniozzi, ndr) e si tratta dell’ennesimo scippo al Sud, alla Calabria ed al nostro territorio. Con questo colpo di genio, ai 15 milioni PNRR bruciati dalla nuova governance Enel per la produzione di idrogeno nella centrale di Corigliano Rossano si aggiungono i milioni bruciati dalla ZES. I posti di lavoro non si contano.
«Restituiscano il malloppo. Serve la controriforma Zes»
Flavio Stasi si avvia alla conclusione reiterando la richiesta di convocare la conferenza dei servizi «per provare a recuperare l’investimento (almeno quello privato)». «Credo sia necessario che il governo nazionale lavori immediatamente alla riforma della Zes garantendo la copertura finanziaria necessaria almeno per i contributi della “vecchia” ZES Calabria». Insomma, «restituiscano il malloppo».
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«Sfido la giunta regionale»
«Alla giunta regionale, che fin da subito si è dimostrata ferocemente favorevole a questo “investimento”, lancio una sfida: se il problema sono i fondi Zes, finanzi “ferocemente”, gli interventi nel nostro porto, da Nuovo Pignone alla banchina Crocieristica Faccia – conclude il sindaco di Corigliano Rossano con dell’altro sarcasmo – come se fossero 20 anni di Vinitaly. Si dimostri chi ama la nostra terra, chi ne vuole lo sviluppo e chi tiene a creare posti di lavoro, senza patetici tentativi di scarica barile che, prima o poi, inesorabilmente, vengono a galla».
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