Filippo Celata, docente di Geografia economica alla Sapienza, definisce uno «tsunami demografico» la desertificazione dei quartieri a causa della proliferazione degli affitti brevi, fenomeno indotto dall’iperturismo
Filippo Celata, docente di Geografia economica all’università della «Sapienza», definisce il processo di trasformazione del tessuto abitativo provocato dall’iperturismo uno «tsunami demografico». L’esempio emblematico è il Centro (Tridente, Campo Marzio, Trastevere) «che ha perso più di un terzo della popolazione residente».
Professor Celata, quanti sono a Roma gli affitti brevi ad uso turistico?
«Soltanto su Airbnb oscillano tra 34mila e 40mila, per il 75 per cento si tratta di interi appartamenti in affitto. Prima della pandemia erano 30mila, sono scesi a 27mila durante il Covid per risalire a 34mila in vista del Giubileo: una crescita esponenziale».
Quali sono le zone più colpite dalla «turistificazione»?
«Nel I Municipio si concentra quasi la metà dell’offerta, ma tutte le aree limitrofe al Centro o in prossimità delle linee metropolitane sono prese d’assalto. Una delle zone più preoccupanti è il quadrante est: Pigneto, Centocelle, Casilino, Prenestino, serviti dalla metro C, dove sono in programma eventi giubilari».
Come sta cambiando il Pigneto rispetto alla prima gentrificazione innescata da una classe creativa che era alla ricerca di alloggi e atelier in locazione a canoni vantaggiosi?
«Nel 2017 al Pigneto gli annunci di interi appartamenti su Airbnb erano 329, nel 2021 se ne contavano 328: oggi sono 565, quasi il doppio, e gli affitti a medio termine sono quadruplicati».
In quale situazione si trova chi ha necessità di affittare un alloggio a medio-lungo termine?
«Parliamo di un mercato pressoché inesistente. Su Immobiliare.it gli annunci sono qualche migliaio, dieci volte meno di Airbnb, ma il 60 per cento è a medio termine (contratti transitori da uno a 18 mesi, ndr) ovvero precluso ai residenti. A spanne direi che si trovano poche centinaia di offerte a prezzi e con garanzie irragionevoli che rendono quasi più appetibile optare per un mutuo. Ormai siamo arrivati al punto che chi deve trasferirsi a Roma per studio o per lavoro è costretto ad affittare una stanza in un b&b».
Quali sono le conseguenze sul piano sociale?
«Con l’inflazione si è infranto il sogno di poter acquistare una casa. Nei primi anni Duemila ogni anno 10mila famiglie sono passate dall’affitto alla proprietà di un immobile, ora la dinamica è opposta».
Come si potrebbe intervenire per ridurre l’impatto dell’iperturismo?
«Temo che ormai sia un processo irreversibile. Con la Grecia siamo l’unica nazione europea a non aver introdotto limitazioni agli affitti brevi nelle grandi città turistiche».
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