A Minerbio una ventina di lavoratori stagionali ha scoperto l’interruzione anticipata: «Brutto segnale, converrà cercare un’altra occupazione»
Lasciati a casa così, da un giorno all’altro, senza preavviso, con un annuncio nella bacheca della portineria. È capitato a una ventina di lavoratori a tempo determinato di quarto e quinto livello, da anni — in alcuni casi oltre vent’anni — in forze alla Coprob – Italia Zuccheri, colosso cooperativo dell’agroalimentare.
Per la precisione, questa prima doccia fredda è arrivata allo zuccherificio principale di Minerbio, ma la stessa sorte è toccata ad altri colleghi il giorno seguente, mentre l’altro sito produttivo di Pontelongo, nel padovano, ha già chiuso la stagione.
Il licenziamento «improvviso» nei campi della barbabietola
Il periodo di contratto sarebbe comunque terminato ma, come era ormai prassi, sarebbe durato ancora per qualche settimana, garantendo almeno una nuova mensilità e il raggiungimento dell’anno contributivo (con la maturazione dei 101 giorni di lavoro continuativo).
«In questi giorni sono solo lacrime, anche da chi è stato incaricato di appendere quell’annuncio. Una cosa così non era mai successa», racconta, ancora stupita, un’addetta del laboratorio tara e analisi. Soprattutto in una realtà di eccellenza che fa della sostenibilità il proprio valore. Sembra poco, ma si tratta comunque di una cifra persa che va dai 1.500 ai 1.900 euro, buona per passare il Natale o pagare la rata di un mutuo; senza calcolare l’effetto negativo sui contributi.
«Un brutto segnale per tutto il settore»
Come prevede il contratto, gli stessi lavoratori hanno poi il diritto di «prelazione» per tornare in azienda a giugno prossimo, quando inizierà la campagna di raccolta e lavorazione delle barbabietole, ma — dicono alcuni di loro — «non sappiamo se torneremo, questo comportamento è un brutto segnale, forse conviene cercare un’altra occupazione nel comparto agricolo». Insomma, ciò che ha lasciato l’amaro in bocca, e che mette pure in allarme sulla solidità dell’azienda, è soprattutto la modalità: «senza una parola di spiegazione o rassicurazione».
L’annuncio in bacheca con la lista dei nomi il cui contratto è in scadenza non è una novità; ma prima di ora avveniva in tempi conosciuti, e già con la certezza per i lavoratori di continuare a prestare la propria opera anche dopo la fine della raccolta delle barbabietole.
Per la precisione, al termine della campagna di raccolta, gli stagionali vengono solitamente trasferiti ad altre mansioni nello stesso stabilimento: la cosiddetta «campagnina».
Gli addetti al laboratori, ad esempio, quelli che controllano e valutano il prodotto agricolo, restano per fare l’inventario e le pulizie; nel reparto industriale si dedicano alla manutenzione e al lavaggio delle macchine. Ora che invece il rapporto si è interrotto — si chiedono gli stagionali appena licenziati — «chi svolgerà quei compiti? Lo stabilimento è ancora aperto, il lavoro non è finito».
Gli effetti di alluvioni e allagamenti
Di certo, la crisi del settore, aggravata dall’alluvione del 2023 e su cui peseranno anche le più recenti inondazioni dei campi, ha avuto un ruolo nella vicenda, ma Italia Zuccheri ha sempre continuato a rilanciare. All’inizio della campagna saccarifera 2024, ad esempio, la coop (che ha gli unici due zuccherifici in Italia) aveva annunciato un investimento di circa 1,3 milioni per aumentare la capacità di ricevimento delle bietole. Qualche giorno fa è stato anche rinnovato l’accordo di fornitura con la Sibeg-Coca Cola.
È sempre di quest’anno, ancora, il rinnovo del cda (Daniele Ravaglia tra le new entry) con la nomina di Luigi Maccaferri, storico membro del cda che, dopo 24 anni ininterrotti, ha raccolto il testimone du Claudio Gallerani. Moreno Basilico, infine, ha assunto il ruolo di direttore generale.
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