di Stefania Peveraro
direttore di BeBeez
chairman & founder di EdiBeez srl
Cari lettori,
mentre leggevo l’ultimo report sul venture capital di CB Insights, relativo ai dati globali del terzo trimestre 2024 (54,7 miliardi di investimenti, in calo dai 68,1 miliardi del secondo trimestre e dai 62 miliardi del primo), pensavo che davvero quando ci innamoriamo ci dimentichiamo di essere razionali. A volte ci va bene, a volte ci va male e il risveglio è brusco. Vale per le persone, vale per le idee e … per i settori preferiti come focus di investimento del venture capital.
Se avete vissuto ormai qualche primavera come me, vi ricordate certamente la new economy nel 2000. Allora le startup che grazie al loro sito internet raggiungevano grandi community di utenti si valutavano proprio in base a quel numero, indipendentemente dal fatto che poi fossero in grado di trasformarlo in guadagno. Ma non importava tutti le volevano, perché erano la nuova frontiera del tech. Poi è scoppiata la bolla e sul campo sono rimasti in tanti.
Sono passati gli anni e il tech, giustamente, continua a esercitare un grande fascino sugli investitori. A ondate, però, succede sempre la stessa cosa: questo fascino finisce con lo spingere ai massimi le valutazioni, sino a quando ci si accorge che è troppo, che dietro non c’è quello che ci aspettava. Così gli unicorni si azzoppano. E’ successo un paio di anni fa con le grandi scaleup fintech a partire dal colosso svedese del Buy-Now-Pay-Later Klarna, che dopo aver raccolto round sulla base di valutazioni che avevano raggiunto i 45,6 miliardi di dollari, per portare a casa altri soldi si è invece dovuta accontentare di una valutazione molto molto più bassa (6,7 miliardi). E dopo Klarna il campanello di allarme è scattato e da allora tutti gli attori del fintech sono scesi a più miti consigli. Così anche TrueLayer, scaleup britannica ma dal cuore italiano, specialista nello sviluppo di API per il mondo del banking, ha raccolto di recente 50 milioni di dollari sulla base di una valutazione di soli 700 milioni, perdendo lo status di unicorno che aveva conquistato due anni prima. Ma pochi mesi prima la scaleup italiana proptech, Casavo, dopo aver raccolto gli anni passati centinaia di milioni di euro, ha dovuto dare rassicurare gli investitori per mostrargli che ha capito che è ora di portare il business a ebitda positivo. D’altra parte una scaleup per definizione brucia cassa se vuole crescere e quindi l’ebitda è negativo per forza. Anche l’altra grande fintech italiana, Satispay, a sua volta ormai attiva da una decina d’anni, continua a collezionare perdite perché continua a investire senza che i ricavi abbiano raggiunto le dimensioni sufficienti a coprire i costi. A oggi la scaleup ha ancora molto fieno in cascina dall’ultimo round, ma certo gli investitori si aspettano dei risultati, altrimenti anche qui le valutazioni potrebbero cambiare e di molto nel prossimo round.
Ma se gli investitori sono ora ben più prudenti di prima quando guardano al fintech, questo non accade quando si parla di intelligenza artificiale, che oggi è il nuovo oggetto del desiderio. Il report di CB Insights mostra che nel terzo trimestre dell’anno le startup attive nell’AI hanno catturato quasi un terzo (31%) di tutti i finanziamenti di venture e che nel secondo trimestre questa percentuale era stata addirittura del 35%. E non importa se la startup è davvero appena nata. Uno dei round più importanti del terzo trimestre del 2024, ad esempio, è stato quello di Safe Superintelligence (SSI), una startup fondata soltanto lo scorso giugno dal cofondatore di OpenAI, Ilya Sutskever. L’azienda ha solo 10 dipendenti, ma ha raccolto un miliardo di dollari
da un folto gruppo di blasonati investitori, inclusi Andreessen Horowitz e Sequoia Capital, sulla base di una valutazione di 5 miliardi. Quello di SSI è il nono round di finanziamento nel settore dell’intelligenza artificiale da oltre un miliardo di dollari di quest’anno. La corsa all’AI è partita ovviamente anche in Italia e starà quindi ai founder saper cogliere in maniera intelligente (gioco di parole che qui ci sta) il momento di innamoramento degli investitori.
Di questo e più in generale del futuro del venture in Italia parla l’inchiesta di copertina di questo mese, sulla base anche degli ultimi numeri del mercato, che emergono dal Report Venture Capital 9 mesi 2024 di BeBeez (disponibile agli abbonati a BeBeez News Premium e BeBeez Private Data).
A proposito di venture capital, a seguire trovate anche un focus sugli investimenti in open innovation condotti dal Gruppo FNM, il polo quotato a Piazza Affari per la gestione delle infrastrutture ferroviarie, autostradali e della mobilità su gomma.
Infine, trovate un lungo approfondimento sul tema minibond e basket bond con garanzia, tema della tavola rotonda del Caffé di BeBeez che si è tenuto lo scorso 9 ottobre e che ha visto la partecipazione dei protagonisti di questo mercato, ancora piccolo, ma che nei prossimi mesi ha in rampa di lancio una serie di importanti nuove operazioni.
Buona lettura!
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