Se Oaktree si è ritrovato azionista dell’Inter un po’ per caso, escutendo a maggio il pegno a garanzia del prestito triennale non rimborsato da Zhang (395 milioni con gli interessi), la storia della proprietà bianconera affonda le radici in quel 24 luglio 1923, quando Edoardo Agnelli diventò presidente della Juventus. Per la famiglia torinese la squadra di calcio è sempre stata molto di più di una partecipazione azionaria, ragion per cui la Juve rappresenta un’eccezione nel portafoglio di Exor, ultima denominazione di una cassaforte operativa da quasi un secolo e che attualmente è in mano per una quota del 53,6% agli eredi Agnelli-Elkann. Ciò vuol dire che la gestione della Juventus non è guidata dall’ossessione per il profitto, sebbene questo si sia materializzato a lungo durante l’era della Triade Giraudo-Moggi-Bettega e per un pezzo della presidenza di Andrea Agnelli. Nel corso della storia, l’azionista è intervenuto con costanza per supportare finanziariamente il club. Un impegno che ha assunto dimensioni notevoli negli ultimi anni, a causa di una congiuntura disastrosa: la lievitazione delle spese dell’era Ronaldo, il Covid, il mancato aggancio all’élite del calcio mondiale, fino alle irregolarità contabili. Tra gennaio 2020 e aprile 2024 sono stati sottoscritti tre aumenti di capitale, per un totale di 900 milioni, di cui 573 a carico di Exor. D’altra parte, la Juve ha accumulato 882 milioni di perdite tra il 2019-20 e il 2023-24″, scrive La Gazzetta dello Sport.
“Nello stesso arco di tempo, con Zhang al timone, l’Inter ne ha bruciati 609. Ma è il trend a fare la differenza. A causa delle note difficoltà del proprietario cinese, i nerazzurri sono stati costretti sin dall’indomani dello scudetto di Conte e Lukaku a ridurre la spesa e azzerare gli investimenti. Una cura da cavallo che ha sortito i suoi effetti: nel 2023-24 la perdita è stata di 36 milioni. Questo è il primo esercizio pieno sotto la gestione Oaktree che ha subito ripatrimonializzato il club con 47 milioni e ora sta spingendo in due direzioni, allo scopo di valorizzare l’asset nel medio-lungo termine e poi rivenderlo: spesa intelligente su giocatori “futuribili”, accelerazione sullo stadio di proprietà. La via della sostenibilità è quella che persegue anche la Juventus. Elkann ha dato una mission stringente ai manager: io vi fornisco le risorse per pianificare ma voi dovete risanare davvero il club. L’obiettivo è conseguire l’utile e generare cassa nel 2026-27. La Juve, nonostante il rosso di 199 milioni della scorsa stagione, è sulla buona strada, grazie al ritorno in Champions, alla valorizzazione dei giovani e al taglio di oltre 30 milioni di costi in estate”, aggiunge il quotidiano.
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