C’è stato chi nei giorni scorsi, con malcelata malizia, aveva sospettato che la Zes unica Sud parlasse “solo” campano, Per via delle origini dell’attuale coordinatore della Struttura di missione di Palazzo Chigi, l’avvocato Giosy Romano, e soprattutto perché investimenti tra i più importanti finora autorizzati, come quello di Novartis a Torre Annunziata, avessero sede appunto nella regione. Ma la boutade è rimasta tale, smentita peraltro dai fatti, come nel caso dell’ormai imminente via libera al Gruppo De Cecco per la realizzazione a Ortona, in Abruzzo, di quello che diventerà il più grande pastificio del mondo. Anche per questo progetto, infatti, sono state decisive le convenienze garantite dalla Zona economia speciale unica del Mezzogiorno, dalla sburocratizzazione delle procedure autorizzative al credito d’imposta. E, a quanto pare, l’elenco dei novi investimenti è piuttosto lungo.
La notizia arriva nelle ore in cui tiene banco il ricasco delle misure inserite nella manovra di Bilancio 2025 in chiave, appunto, meridionale. Si va dalla conferma dei bonus occupazionali già in vigore per giovani under 35 e donne all’ulteriore finanziamento di 1,6 miliardi per il Credito d’imposta Zes nel 2025, con la possibilità peraltro di utilizzare anche risorse del Fondo Sviluppo Coesione qualora fossero necessarie; dalla fine dell’esperienza della Decontribuzione Sud che non andrà oltre il 31 dicembre 2024 ma che sarà compensata da un Fondo per l’acquisto dei macchinari da parte delle imprese meridionali al Fringe Benefit, gli incentivi monetari per chi accetta di trasferirsi per lavoro a più di 100 km di distanza dalla sua residenza (e soprattutto qui sembrano scorgersi i primi mugugni da parte delle imprese).
Niente da fare infine per il rifinanziamento dei Contratti di sviluppo, cavallo di battaglia soprattutto del presidente degli industriali napoletani Costanzo Jannotti Pecci: la linea del rigore e della prudenza decisa dal Governo non sembra per ora lasciare spazio ad un “ripescaggio”. Ma vediamo il dettaglio delle misure in Finanziaria.
Zes unica
La proroga del credito d’imposta per gli investimenti realizzati dal 1° gennaio 2025 al 15 novembre 2025 nella Zona Economica Speciale unica (Zes) del Mezzogiorno è prevista da un articolo della legge di Bilancio che ha appena iniziato il suo iter parlamentare. Nel testo si autorizza la spesa di 1,6 miliardi di euro per l’anno prossimo, con la possibilità di integrare risorse dai fondi europei, qualora necessario.
Al momento, dunque, nelle casse della Zes figurano complessivamente circa 5 miliardi, compresa cioè la dotazione di 3,4 miliardi già potenziata dal Governo lestate scorsa. Il particolare è importante non solo dal punto di vista aritmetico o contabile: l’ammontare delle risorse disponibili sarà dirimente una volta che si chiarirà quante delle 16mila domande presentate dalle imprese meridionali all’Agenzia delle entrate saranno alla fine ammesse al finanziamento. Da qui dipenderà in sostanza la percentuale del Credito d’imposta e fatalmente il livello di attrattività finanziaria della misura: più alto sarà, più crescerà l’interesse delle aziende. Di sicuro l’accelerazione impressa dal coordinatore Romano ha confermato tutti i lati positivi ella Zes unica, con un impatto sull’economia e l’occupazione del Sud sempre più forte (l’ultimo data parla di oltre 400 milioni di nuovi investimenti per oltre 250 posti di lavoro in più).
Decontribuzione Sud
Non ci sarà più dall’inizio del 2025. Lo si era in qualche modo intuito dopo l’ultima proroga dello scorso giugno che aveva portato la misura fino al termine dell’anno. Entrata in vigore nel 2020 per «ridurre il divario occupazionale e sostenere lo sviluppo imprenditoriale nelle regioni svantaggiate del Sud», era stata autorizzata dall’UE come deroga al divieto agli aiuti di Stato introdotta ai tempi del Covid e, finita l’emergenza, prorogata per aiutare le aree che avevano patìto maggiormente le conseguenze economiche della guerra in Ucraina. Ripristinate le regole europee, è iniziato il conto alla rovescia di questa fiscalità di vantaggio per la quale anche nel 2024 sono stati stanziati circa 2,5 miliardi. Impossibile percorrere la stessa strada, insomma: ma il Governo nella manovra ha istituito un fondo che avrà 2,45 milioni di euro per il 2025, 1 miliardo per il 2026, 3,4 miliardi per il 2027, cifre che sul piano numerico corrispondono praticamente alla stessa dotazione della Decontribuzione. A cosa effettivamente saranno destinate lo spiegherà un decreto del presidente del Consiglio dei ministri con il quale verranno precisate le specifiche tipologie ma sin da ora si può dire che quei soldi permetteranno agevolazioni per l’acquisizione dei beni strumentali destinati alle strutture produttive nel Mezzogiorno.
Fringe benefit
La manovra garantisce un sostegno economico a chi accetta di trasferirsi a oltre 100 km da casa per lavoro, una prima risposta alle sollecitazioni di Confindustria che punta ad un Piano casa per aiutare i lavoratori ad affrontare le spese in città dove l’affitto delle abitazioni è altissimo come al Nord. “Una misura importante ma da gestire con la giusta attenzione – dice Emilio De Vizia presidente di Confindustria Campania perché bisogna evitare di ottenere l’effetto opposto, incentivare cioè l’esodo dal Sud che è già alto anche se in questi ultimi tempi i casi di rientro stanno aumentando. Molte attività avanzate, dalle banche ai centri di analisi più accorsati, sono al Nord ed è inevitabile che il loro livello di attrattività sia più alto per i nostri giovani laureati”. È un tema, come gli altri, che probabilmente sarà approfondito nelle audizioni sulla Manovra e nel dibattito parlamentare che ormai è già iniziato.
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