Milano, 26 ottobre 2024 – Un’associazione a delinquere che avrebbe prodotto dossier a pagamento, intercettato illecitamente mail e chat di Whatsapp e persino registrato conversazioni. Per farlo, i presunti membri dell’organizzazione criminale potevano contare su apparecchi estremamente sofisticati, utilizzati da consulenti informatici e hacker per investigare in maniera fraudolenta sulla vita delle persone. “Il quadro che emerge è estremamente allarmante per la dimensione imprenditoriale dell’acquisizione di dati personali e riservati – è il commento del procuratore nazionale Antimafia e Antiterrorismo Giovanni Melillo –. L’inchiesta sembra solo all’inizio: la mole di dati acquisiti durante le perquisizioni rende evidente che serviranno ancora tempo e fatica per poter delineare esattamente le caratteristiche di questo gigantesco mercato clandestino delle informazioni riservate”.
Il sistema
Tutto ruotava, secondo l’inchiesta, attorno alla società Equalize srl con sede in via Pattali a Milano, che fa riferimento al presidente di Fondazione Fiera Enrico Pazzali (indagato) e che è amministrata dall’ex poliziotto Carmine Gallo (tra i quattro destinatari dell’ordinanza cautelare degli arresti domiciliari). Stando a quanto emerso, l’acquisizione fraudolenta dei dati ha riguardato soprattutto personaggi del mondo dell’economia e dell’imprenditoria; non ci sarebbero evidenze, invece, di report contenenti informazioni su esponenti politici.
L’ex super poliziotto Carmine Gallo, al comando del commissariato di Rho negli anni pre e post Esposizione universale
I pubblici ufficiali infedeli
Gli accessi abusivi hanno riguardato in particolare il sistema Sdi, quello abitualmente utilizzato dalle forze di polizia per incamerare i dati di persone che hanno commesso reati e per consultare l’archivio su eventuali precedenti, e in misura minore i software dell’Agenzia delle Entrate e dell’Istituto di previdenza sociale e il portale Siva sulle segnalazioni di operazioni finanziarie sospette. A compiere queste violazioni, stando a quanto emerso nell’inchiesta dei carabinieri del Nucleo investigativo di Varese coordinati dal pm Francesco De Tommasi, sarebbero stati pubblici ufficiali infedeli che avevano le credenziali d’accesso per entrare in quei “cervelloni” per motivi di lavoro.
I clienti
All’associazione a delinquere si rivolgevano in particolare studi legali e importanti imprese operanti sia in Italia sia all’estero: coloro che si sono sarebbero serviti dell’organizzazione criminale sono indagati in concorso per alcuni dei reati di cui sono accusati i principali accusati. Tra i “servizi” offerti c’era anche quello di riuscire a geolocalizzare i telefoni con un programma di positioning: uno degli operativi agiva dalla Svizzera, dove venerdì sono state effettuate alcune perquisizioni. Il prezzo delle informazioni riservate variava a seconda dell’importanza e della segretezza dei dati da acquisire.
Il Guardasigilli Carlo Nordio
Il ministro Nordio: “Il sistema non è sicuro”
“Credo che non siamo al sicuro e non saremo al sicuro fino a quando la legge e la tecnologia a nostra disposizione non sarà riuscita ad allinearsi con quella della criminalità – ha dichiarato “a caldo” commentando l’inchiesta sulle banche dati della Procura milanese –. In linea generale, tecnologia avanza rispetto alle leggi, in tutti i settori, a partire dalla bioetica, quando si è capito che il confine tra vita e morte non erano compatibili con leggi vigenti. I malintenzionati sono sempre più avanti degli stessi Stati, hanno hackerato anche il Cremlino, servono sforzi per allineare normativa vigente ma anche lavorando di fantasia, prevedendo cosa possono fare senza doverli inseguire”
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