Manovra nuova, vecchia attenzione per il Meridione. Il Sud in questi ultimi mesi è stata la locomotiva d’Italia, ha trainato il Pil dell’intera Nazione e soprattutto le esportazioni, in costante crescita da mesi. Il Sud, insomma, si è lasciato alle spalle il periodo dell’assistenzialismo fine a sé stesso ed è ripartito dal lavoro, quello incoraggiato dal Governo Meloni tramite decontribuzioni, detassazioni e incentivi alle assunzioni a tempo indeterminato. La Zes unica, in questo, svolge un ruolo fondamentale: nella manovra, infatti, è prevista la proroga del credito d’imposta per gli interventi realizzati dal primo gennaio 2025 fino al 15 novembre 2025. Si parla di una autorizzazione della spesa di 1,6 miliardi di euro per il prossimo anno, con la possibilità di essere integrati da ulteriori fondi europei. Dunque, in totale la Zona economica speciale del Mezzogiorno può usufruire di un portafoglio pari a 5 miliardi di euro. Risorse da poter investire in imprese meridionali e che stanno già portando a buoni risultati: il mercato del lavoro sta risentendo positivamente di tali investimenti con la creazione di nuovi posti di lavoro. I primi due progetti, quello dell’ampliamento dello stabilimento farmaceutico Novartis di Torre Annunziata, in provincia di Napoli, e la realizzazione di un resort in provincia di Taranto, che sono pronti a creare, secondo le stime, intorno ai 600 posti di lavoro. Ora un altro progetto sembra pronto all’avvio: la realizzazione a Ortona, in Abruzzo, di quello che diventerà il più grande pastificio del mondo, e sarà del Gruppo De Cecco.
Una manovra per il Sud
Ma in realtà c’è ancora molto altro. Perché se il Mezzogiorno è ormai diventata la locomotiva d’Italia, si deve innanzitutto alle tante misure introdotte dall’esecutivo, molte delle quali hanno trovato riconferma all’interno della nuova manovra finanziaria, da poco varata dal Consiglio dei Ministri e pronta ad approdare in Parlamento per i pareri delle commissioni e per il sì definitivo. Sono stati riconfermati, ad esempio, i bonus occupazionali per i giovani under 35 e per le donne. La Decontribuzione Sud, riconfermata già nel 2023 per un ulteriore anno, non troverà nuova riconferma. Tuttavia, al suo posto il Governo Meloni sembra aver trovato la misura giusta per sostituirlo: è stato introdotto, infatti, un fondo da 2,45 milioni di euro, che arriverà fino ai 3 miliardi di euro per il 2027: si tratterà probabilmente di un fondo per investimenti in beni strumentali per strutture produttive localizzate al Sud. In generale, per le imprese è stata rifinanziata la Nuova Sabatini, la misura di agevolazione per l’acquisto di nuovi macchinari, trova riconferma per altri tre anni il credito d’imposta per le spese collegate alla quotazione delle piccole e medie imprese e un fondo di 110 milioni di euro per investimenti nel comparto turistico. Ci sono poi i fringe benefit: il governo ha messo a disposizione un sostegno economico ai neo assunti che si spostano di oltre 100 chilometri da casa per lavoro, un aiuto dunque per chi è costretto a fare da pendolare per recarsi a sul posto di lavoro. Una misura che dunque aiuta i cittadini del Sud ma che comunque deve essere, come del resto è, ben calibrata in modo tale da non incentivare l’abbandono delle città meridionali. Ma gli investimenti e le detassazioni al lavoro nel Sud sono degli ottimi incentivi, invece, per restare e per favorire, anche con la Zes unica, la crescita occupazionale delle otto Regioni coinvolte.
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