Storicamente i titoli growth (che tendono a crescere in modo organico e sono meno vulnerabili ai cambiamenti delle condizioni economiche) hanno superato i titoli value (che tendono a essere più sensibili al ciclo economico) in un contesto di economia inferiore alla media. «I titoli con una crescita duratura degli utili diventano più interessanti quando l’economia generale rallenta, il che dovrebbe essere di buon auspicio per i titoli growth in un contesto di crescita più lenta», sottolinea Raj Shant, managing director di Jennison Associates, affiliata di Pgim.
L’inizio del ciclo di riduzione dei tassi d’interesse potrebbe fornire un’ulteriore spinta per molte delle società più innovative del mercato, dato che i titoli growth hanno storicamente superato i titoli value quando il rendimento del Tesoro Usa a 10 anni è sceso sotto il 4%. «Anche se si ritiene che le valutazioni della crescita si siano ampliate, pensiamo che sia un’errata percezione basata sulla performance dei prezzi e che trascuri la crescita degli utili sottostanti. Sono ancora vicini alle medie di lungo periodo, con solide aspettative di crescita degli utili per il resto dell’anno e per il 2025», spiega l’esperto. Se poi la Fed dovesse progettare un atterraggio morbido i tassi di sconto più bassi potrebbero aumentare i valori attuali netti degli asset a lunga durata come i titoli growth. Ma quali?
L’ascesa dell’intelligenza artificiale offre opportunità costanti, in quanto gli investitori tornano a concentrarsi sui fondamentali. «La trasformazione tecnologica generativa guidata dall’AI, a nostro avviso, sarà significativa e duratura come l’avvento di internet e del mobile computing. La IA e l’elaborazione ad altissima velocità che essa richiede continuano a far crescere la domanda delle aziende produttrici di chip e silicio. Siamo nella fase di costruzione dell’infrastruttura del ciclo dell’AI, in cui la potenza di calcolo necessaria deve essere stabilita prima che le applicazioni possano essere sviluppate», prevede Shant, rammentando che l’AI globale passerà da 96 miliardi di dollari nel 2021 a 1800 miliardi di dollari nel 2030. La scelta ricade sul colosso dei chip Nvidia e su Microsoft.
Altrove, mentre la spesa dei consumatori per i marchi di lusso si sta moderando a livello globale, la tendenza non suggerisce una situazione di sofferenza critica. «Poiché le popolazioni demografiche più giovani e numerose, con un buon reddito disponibile, modificano i modelli di consumo e generano una domanda persistente di beni di lusso, i nomi di spicco del lusso di fascia ultra-alta continuano a registrare buoni risultati», indica l’esperto. I modelli di consumo online sono ora un importante motore della domanda, con circa l’80% delle vendite totali di lusso influenzate dal digitale. I consumatori cinesi rappresentano la quota maggiore del mercato del lusso, circa il 30% secondo alcune stime, seguiti dai consumatori statunitensi, la cui domanda ha iniziato ad attenuarsi lo scorso anno. «Sebbene la crescita economica della Cina si sia indebolita, vediamo ancora una crescita costante nella categoria del lusso, favorita dalla forte domanda dei consumatori cinesi di fascia alta che viaggiano all’estero. Continuiamo a privilegiare i marchi di consumo forti e globali come Hermès e Ferrari», suggerisce Shant.
Infine, il managing director di Jennison Associates vede opportunità di crescita selezionate nel settore sanitario e fintech. «Continuiamo a vedere un forte potenziale nei trattamenti all’avanguardia per il diabete, l’obesità e le malattie rare. Eli Lilly e Novo Nordisk dominano attualmente il mercato dell’obesità e si prevede che la domanda superi l’offerta nei prossimi anni», indica Shant. Nel frattempo, i consumatori stanno rapidamente adottando potenti piattaforme tecnologiche finanziarie, soprattutto in regioni geografiche come l’America Latina, dove i servizi finanziari sofisticati e l’accesso ad essi sono limitati. Ad esempio, si prevede che la penetrazione delle neobanche in Sud America raggiunga il 20,1% entro il 2027, superando di gran lunga il 10,6% del 2022. Inoltre, si prevede che entro il 2028 gli utenti del commercio digitale in America Latina saranno 292 milioni, più del doppio rispetto al 2020. (riproduzione riservata)
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