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Torino, un pomeriggio con i Narcotici Anonimi. L’auto-aiuto di «fratelli» e «sorelle» per smettere con le droghe – #finsubito prestito personale immediato – Richiedi informazioni


Due sedi, in Barriera e a San Salvario. Siamo andati in via Chatillon 41 dove il gruppo composto solo da tossicodipendenti (o ex), senza professionisti,  si riunisce più volte a settimana. Abbiamo raccolto le loro storie

Un pomeriggio con i narcotici anonimi: le terribili storie di chi è uscito dal tunnel della droga e di chi ci sta provando

L’associazione è un gruppo di «auto-aiuto» che è presente in città con due sedi, una in Barriera Milano e un’altra in San Salvario.

Il proprio nome seguito dalla parola «dipendente» a certificare il legame presente o passato con una droga che ha stravolto un pezzo di vita. 

Domenica pomeriggio, Corriere Torino ha partecipato, in via Chatillon 41, ad una delle riunioni dei Narcotici Anonimi, il gruppo di «auto-aiuto» che si riunisce più volte a settimana nei locali della parrocchia «Maria Speranza Nostra». Un’associazione nata negli anni 50 negli Stati Uniti e arrivata intorno al 1980 anche in Italia. 




















































A Torino ci sono due «stanze», quella in zona Barriera di Milano (che domenica ha festeggiato i due anni di vita) e una in San Salvario. Il gruppo non vede la presenza di professionisti (pur collaborando con il Sert e le comunità di recupero) ma è un’associazione nata da tossicodipendenti (molti di questi hanno smesso da anni) per aiutarne altri. Non ci sono particolari obblighi, il percorso per abbandonare la dipendenza spesso è lungo e tortuoso ma «l’importante – spiegano alcuni del gruppo – è avere il desiderio di smettere. Noi qui non forniamo un aiuto medico, per quello ci sono altre sedi, il nostro è più un sostegno morale, un modo per far sentire le persone che hanno questa malattia meno sole. È importante dire che ogni dipendente può smettere».

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All’incontro del fine settimana, aperto a tutti (come capita ogni seconda domenica del mese), c’erano anche familiari e figli di alcune delle persone che in passato hanno sofferto di dipendenza da droghe, in un’atmosfera conviviale, di fratellanza (le persone tra di loro si chiamano con l’appellativo di «fratello» o «sorella») ai limiti della spiritualità.

L’incontro parte con la lettura dei 12 passi per uscire dalla droga, senza mai nominare il tipo di stupefacente perché il problema è la malattia non la sostanza. Poi si passa alle 12 tradizioni, in una sorta di «bibbia» per uscire da questo tunnel. Siamo nei locali di una chiesa e la parola «Dio» risuona molto spesso nelle letture. Poco dopo, però, viene specificato come ognuno ha la libertà di interpretarla come crede: un dio religioso, una forza interiore, un potere supremo che aiuta la persona a smettere. La prima parte dal pomeriggio si conclude con la presentazione dei nuovi arrivati, alla prima riunione, pronti per intraprendere un percorso.

In tutto ci sono una ventina di persone. Uomini e donne dall’aspetto distinto, pochissimi giovani, per la maggior parte si tratta di persone di mezza età, alcuni sono addirittura in pensione. Tutti convivono o hanno convissuto con questo demone. C’è chi l’ha vinto e partecipa ancora agli incontri perché il confronto con gli altri è linfa vitale per continuare a stare lontano dalla droga, chi invece lotta per smettere. Dopo i convenevoli si passa agli interventi e ognuno racconta la sua storia, nel maggior parte dei casi molto dura. Ogni discorso si conclude con un’ovazione, un applauso, o addirittura un abbraccio.

 – «Ho smesso da 10 anni»

«Sono passato da droghe leggere a pesanti, ho avuto 25 anni di dipendenza, pensavo di non avere più speranza, di non risalire più. Cercavo di distruggermi con la dose giornaliera ma non ci riuscivo, odiavo tutto e tutti. Non sapevo vivere senza l’uso di droghe. Ho incontrato Narcotici Anonimi in una delle mie tante carcerazioni, mi hanno detto che c’era la possibilità di smettere. Io lì per lì non avevo questo desiderio, avevo provato a smettere ma non ci ero mai riuscito. Quello, però, è stato un buon gancio per me. Dopo la scarcerazione ho frequentato le riunioni e ora sono pulito da 10 anni e 29 giorni».

 – «Malattia mortale, senza fare nulla si arriva lì»

«Pensavo che la vita fosse solo quello, non sapevo dell’esistenza di Narcotici Anonimi (Na), ci sono arrivata per caso, è la cosa migliore che io abbia mai fatto. Alla prima riunione non ho capito niente. Nella mia vita c’erano personaggi allucinanti, degrado, perdita di dignità. In Na ho trovato una speranza, ascoltando gli altri ho pensato che ce l’avrei fatta anche io, non mi sono sentita più sola. La forza mi è arrivata e arriva anche oggi. Pensavo di essere una tossica invece è una malattia progressiva e mortale, si arriva li se non si fa nulla».

 – «Ho provato a suicidarmi più volte»

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«Ho vissuto 30 anni dipendenza, vivevo con i sensi sconvolti, una vita di fallimenti con tanti tentativi di suicidi alle spalle. Oggi grazie alle riunioni vado avanti in modo sano e pulito anche se il pensiero negativo della morte non mi abbandona mai. Ho fatto tanti casini, ho bruciato rapporti con la famiglia, avuto problemi di lavoro con lo Stato. Frequentare, però, mi ha salvato».

 – «Sono quasi morto, non mi sono fermato neanche in carcere»

«Dopo quasi 30 anni di dipendenza non mi sono fermato neanche in carcere, sono quasi morto più volte: incidenti, ospedale, emorragia cerebrale. Ho iniziato ad usare la forza e la speranza degli altri. In questa zona di Torino si muore tutti i giorni».

 – «Venivo a comprare la droga in questa zona di nascosto dai miei figli»

«Venivo in questa zona a comprare di nascosto da mia madre e i miei figli. Sono entrata a 54 anni ma emotivamente avevo 15 anni. Parli con persone che sanno quello che stai dicendo, che stai passando, si parla la stessa lingua. Si attiva qualcosa di magico, dei legami profondi, quando sono in crisi ho la rubrica piena di contatti. Le prime volte da pulita uscivo in pigiama a parlare al telefono con “Fratelli e sorelle”».

 – «Sono appena uscita dalla comunità, è la mia seconda riunione»

«È la mia seconda riunione dopo 10 mesi di comunità, venerdì rinizio anche a lavorare, sono nella fase di reinserimento. Sento qui una grande solidarietà anche se provo un senso di solitudine, non ho più amici. Sto cercando di attaccarmi a tutto pur di rimanere pulita ma è davvero difficile. Mi sorprende sentire che c’è qualcuno che non fa uso da 10 anni».

 – «Quando ho smesso di usare la sostanza piangevo tutti i giorni»

«Avevo perso tutto, ora sono anni che frequento e sono pulito. La mia ex moglie mi aveva buttato fuori casa, usavo diverse sostanze. Ho iniziato da giovane e sono arrivato a oltre 40 anni usando tanto. Ora sono più di 12 anni che frequento, mi sto riportando a casa molte delle cose che avevo perso. Quando ho iniziato a non usare le sostanze sono però cominciati altri problemi, piangevo sempre. Senza la sostanza sono venute fuori altre cose».

 – «Oggi ho trovato la droga in casa e per la prima volta sono riuscito a buttarla via»

«Ho percepito dall’infanzia abbandono che ho tradotto in auto abbandono. In clinica ho scoperto che la dipendenza era una malattia. Vi ringrazio perché sto già meglio. Oggi facendo le pulizie di casa ho trovato la sostanza e sono riuscito a buttarla via».

19 ottobre 2024



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