Le misure per la famiglia contenute nello schema della legge di bilancio approvato dal governo: come funzionano
Nello schema della legge di bilancio approvato dal Consiglio dei ministri si trova la definizione o la rielaborazione di misure rivolte a sostenere le famiglie nelle spese necessarie per i figli. Tra queste, una novità che, secondo le intenzioni del governo, dovrebbe incentivare la natalità: si tratta del cosiddetto bonus neonati e consiste nell’erogazione di mille euro per coloro che hanno bambini appena nati e un Isee pari o inferiore alla soglia dei 40 mila euro.
La carta per i nuovi nati
Si ipotizza che possa trattarsi di una carta – chiamata, appunto, «Carta per i nuovi nati» – dal valore di mille euro, attraverso cui i genitori potranno sostenere tutte le spese per le prime necessità dei figli neonati. Lo strumento è stato pensato, e quindi previsto come parte della legge di bilancio 2025, in sostituzione del bonus bebè, assorbito dall’assegno unico universale (Auu) insieme al premio alla nascita 800 euro, il fondo prestiti ai neo genitori, vari assegni al nucleo familiare – anche comunali – e detrazioni sui figli a carico. Non sono ancora definiti ulteriori dettagli per il bonus neonati, l’esecutivo avrà tempo i prossimi mesi per farlo in un apposito decreto.
Rinnovo del bonus asilo nido
Tra i principali obiettivi del governo nell’elaborazione di questa manovra ci sono aiutare le famiglie e invertire il fenomeno di calo delle nuove nascite che in Italia prosegue da anni (nel 2023 il numero medio di figli per donna è stato di 1,20: vicino al minimo storico di 1,19 del 1995). La manovra — che raccoglie misure per 30 miliardi di euro nel prossimo anno, che diventeranno 35 nel 2026 e oltre 40 nel 2027 — dovrebbe prevedere anche un rafforzamento del bonus asilo nido. Non è ancora chiaro se e come i requisiti e le condizioni cambieranno: una delle possibilità è che potrebbe essere escluso l’assegno unico universale per i figli dal calcolo dell’Isee.
Congedo parentale all’80% per tre mesi
Sempre nell’ambito della manovra, il governo ha confermato il potenziamento delle misure sui congedi parentali: si allungherà di un mese, da due a tre totali, il periodo in cui i genitori lavoratori dipendenti potranno ottenere l’indennità pari all’80% della retribuzione. La legge di bilancio precedente aveva già alzato il periodo a due mesi nel 2024 per beneficiare dell’indennità all’80%. Mentre la manovra 2024 prevedeva che il terzo mese fosse indennizzato al 60%. I restanti mesi, invece, i genitori hanno diritto al congedo parentale al 30% della retribuzione. L’Inps ha specificato che tale aumento è riconosciuto a entrambi i genitori alternativamente (ma i mesi di congedo non sono trasferibili da uno all’altro), a patto che il mese di congedo parentale sia fruito entro i sei anni di vita del figlio o, in caso di adozione o affidamento, entro sei anni dall’ingresso in famiglia.
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Bonus mamme: sgravi contributivi alle lavoratrici madri
Saranno confermati anche nel 2025 gli sgravi contributivi alle lavoratrici con due figli (fino ai 10 anni del secondo) e, soprattutto, saranno estesi anche alle lavoratrici autonome.
L’incentivo così come è nato l’anno scorso, chiamato bonus mamme, valeva per i periodi di paga dal primo gennaio 2024 al 31 dicembre 2026, per le lavoratrici madri di tre o più figli con rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato (escluso quello domestico): consiste in un esonero del 100% dei contributi a loro carico, fino al compimento di 18 anni del figlio minore per un massimo di 3 mila euro.
La manovra dello scorso anno ha esteso questa misura alle lavoratrici madri di due figli, alle medesime condizioni, ma solo per il 2024 e fino al compimento del decimo anno del figlio più piccolo. Ora viene rinnovata questa misura ed estesa alle lavoratrici autonome.
Non è chiaro di quante risorse abbia bisogno il governo: secondo i dati del Mef, quest’anno l’agevolazione interessa 570 mila donne (con due figli) per 500 milioni di euro.
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