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La crisi dell’auto elettrica tra verità e favole metropolitane #finsubito prestito immediato


La crisi dell’auto elettrica potrebbe essere solo una favola metropolitana. Alimentata dalle lobby dei detrattori italiani, ma senza riscontro nei fatti e nelle analisi dei previsori più accreditati. Abbiamo visto che i numeri sulle vendite globali continuano ad evidenziare più segni positivi che negativi. Ma non solo.

Goldman Sachs Research, per esempio, ha diffuso un report che, partendo dai progressi tecnologici sulla densità energetica e dal calo dei prezzi dei metalli utilizzati, conclude che i prezzi delle batterie auto scenderanno più velocemente del previsto.

Anche per questo il Global Automotive Study 2024 della società di consulenza Simon-Kucher è ottimista sul futuro dell’industria automobilistica. I prezzi medi globali delle batterie sono scesi da $ 153 per kilowattora (kWh) nel 2022 a $ 149 nel 2023 e secondo le proiezioni di Goldman Sachs Research scenderanno a $ 111 entro la fine di quest’anno.

Per i ricercatori di Simon-Kucher i prezzi medi delle batterie potrebbero scendere ulteriormente verso $ 80/kWh entro il 2026 (-50% rispetto al 2023). A quel livello i veicoli elettrici raggiungerebbero la parità rispetto ai veicoli diesel e benzina equivalenti, senza necessità di alcun incentivo. E da un sondaggio su 7.000 automobilisti risulta che aumentano del 9% coloro che si dichiarano interessati all’acquisto di un’auto e il 64% ritiene che i veicolo elettrici siano il futuro. Fra chi già li possiede, il 90% ha intenzione di acquistarne un altro. La stessa Goldman Sachs Research prevede “un forte ritorno della domanda nel 2026, anno in cui a trascinare il mercato elettrico saranno in primo luogo i consumatori”. Di seguito un commento del professor Alessandro Abbotto.  

                                        Di Alessandro Abbotto∗

Da più parti – TV, radio e giornali – si parla di una crisi evidente e manifesta del mercato dell’auto elettrica, che coinvolge tutto il settore dell’automotive. Ma è davvero così? La risposta è NO, almeno a giudicare dai numeri del mercato, che è ciò che dovrebbero considerare tutti: esperti, politici e commentatori.

Vediamo i dati 2024: 17 milioni di immatricolate nel mondo secondo l’IEA (+70% in due anni)

Secondo gli ultimi dati dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA), le vendite annuali di vetture elettriche sono in continuo aumento: 10 milioni di vetture elettriche nel 2022, circa 14 milioni nel 2023 e 17 milioni nel 2024, con un incremento del +20% in un anno e del +70% in due anni. Sempre a livello di immatricolazioni, ora più di una vettura su cinque è elettrica, mentre quattro anni fa era solo una su venticinque. Senza scomodare casi particolari come quello della Norvegia (ormai quasi 100% di quota elettrica), in Europa l’elettrico rappresenta il 25% delle immatricolazioni, e in Cina quasi il 50%.

A livello di parco circolante, si prevede che entro il 2030 in Cina un’auto su tre sarà elettrica, mentre in Europa e negli Stati Uniti sarà una su cinque. In Italia, notoriamente fanalino di coda europeo, le stime variano da una su cinque a una su dieci. In questo contesto si inserisce il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC), che prevede 6,6 milioni di autoveicoli elettrici sulle strade, ovvero uno su sei.

Ma allora, da dove nasce la notizia di un “disastro elettrico”? In apparenza dai dati del mercato mensili di agosto e settembre. Secondo UNRAE (Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri), in agosto 2024, rispetto allo stesso mese del 2023, le vendite di vetture elettriche sono calate del 43%. Tuttavia, va precisato che anche l’intero comparto automotive ha subito un calo del 26%. In Italia, dove tutti parlano di una grande crisi, il comparto automobilistico è diminuito solo del 13%.

La sindrome incentivi che ha bloccato l’Italia

In settembre, in Italia, le vendite complessive sono calate dell’11%, ma a trainarle in positivo sono state proprio le auto elettriche, con un aumento del 30% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Certo, è anche il risultato delle consegne delle auto prenotate con gli incentivi del click day di giugno, ma rimane comunque un risultato notevole, che dimostra come gli incentivi funzionino e stimolino l’interesse degli italiani per i veicoli elettrici.

Quindi, a parte l’Italia “graziata”, il mercato va male? No, affatto. Se guardiamo ora ai dati annuali – certamente più significativi –  da gennaio ad agosto 2024 il mercato automobilistico è risultato in crescita rispetto allo stesso periodo del 2023: +1,4% in UE e +1,7% in Europa. Ben 18 Paesi sono in crescita, tra cui Italia, Regno Unito e Spagna. Solo 13 Paesi, tra cui Germania e Francia, hanno registrato una contrazione del mercato.

E l’Europa ha sofferto del mal tedesco

Per quanto riguarda l’elettrico, la situazione è sostanzialmente stabile. Le vendite sono passate da circa 980.000 a 900.000 unità, ma la diminuzione è dovuta interamente alla Germania (-110.000 vetture elettriche vendute), dove lo stop ai sussidi ha ridotto la quota elettrica dal 30% al 25%. Escludendo il caso particolare della Germania, l’elettrico in Europa è in crescita, con più vetture immatricolate rispetto all’anno precedente.

Carlos Tavares (Stellantis) e Luca De Meo (Renault). Un 2023 di record alla faccia della crisi dell’auto elettrica

Per quanto riguarda le case automobilistiche, accanto a quelle in crisi evidente (Ford -15%, Stellantis -3%), altre sono stabili (Renault, BMW) o in crescita significativa (gruppo Volkswagen +2%, SAIC Motor – proprietaria del marchio MG – +18%, Volvo +38%).

Non è un caso che sono proprio le case che hanno puntato maggiormente sulla mobilità elettrica a crescere, anche in modo importante.

Allora, da dove deriva questa percezione negativa, chiaramente smentita dai dati ufficiali? A mio parere, ci sono due motivazioni principali.

La prima, più importante, è che il mercato elettrico va in realtà benissimo, ma soprattutto fuori dalla “vecchia” Europa. Nel 2020, il 50% delle vendite globali di auto elettriche era in Europa, mentre solo il 30% in Cina. Oggi, il 60% delle vendite globali è in Cina, mentre l’Europa rappresenta ormai meno del 20%. Siamo diventati marginali, e lo saremo sempre di più se non prendiamo decisioni importanti (vedi ad esempio la ricetta Draghi).

La crisi dell’auto elettrica? Impariamo dalla Cina

Il secondo motivo è che i dati di crescita e le previsioni sul mondo della mobilità elettrica leggera su strada sono ora più conservative. I prezzi ancora elevati, che faticano a diminuire nei segmenti di fascia bassa (mentre nel premium sono già competitivi con il termico), il lento calo dei prezzi delle batterie, l’inflazione e la mancanza di incentivi in Paesi importanti come Germania e Italia hanno reso la crescita più difficile. Certamente, non l’hanno favorita. Ma si tratta sempre di crescita, e anche solida. Non dimentichiamolo!

Dobbiamo nuovamente imparare dalla tanto criticata Cina, contro cui ora l’Europa ha imposto dazi in un tentativo estremo di difendersi. Ma non sarà con i dazi che si renderà più competitiva un’industria in evidente ritardo. In Cina, già oggi, secondo l’IEA, il 65% delle auto elettriche in vendita costa meno delle controparti termiche. E qui non si può incolpare il costo del lavoro (un quinto di quello europeo), perché è lo stesso sia per le auto elettriche che per quelle termiche. Loro ci sono riusciti. Perché non dovremmo riuscirci anche noi?

∗ Dipartimento di Scienza dei Materiali Università di Milano – Bicocca. Presidente della Divisione di Chimica Organica della Società Chimica Italiana

 

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