I soldi possono davvero comprare tutto? Persino l’identità, la storia, la bellezza? Su questo interrogativo ruota Paradiso in vendita, il film di Luca Barbareschi presentato in concorso alla Festa del cinema di Roma. È la storia di un uomo francese senza scrupoli, François detto Richelieu (interpretato dal perfetto Bruno Todeschini), che arriva sull’isola di Filicudi, nelle Eolie, dopo che il governo italiano ha deciso di vendere «lo scoglio» ai francesi per superare una profonda crisi finanziaria. François cerca di colonizzare l’isola con ogni mezzo, prima a colpi di fois gras e croissant, poi stringendo amicizia con le persone del posto, per acquisire, nell’ombra, tutte le proprietà degli isolani. Sul suo percorso però incontra la sindaca e maestra di Filicudi, Marianna (Donatella Finocchiaro), che organizza la resistenza contro l’invasore.
Paradiso in vendita è una piacevole commedia con una sana dose di patriottismo, una storia d’amore, un tono leggero e divertente. «Una fiaba politica», la definisce Luca Barbareschi. Che in questi giorni ha trovato un assist nell’attualità recentissima: «Pochi giorni fa è uscita la notizia che Arnault vorrebbe comprarsi quasi tutto il Nord Italia. Io sono scoppiato a ridere… ma come si fa a dire una cazzata del genere? Ma in realtà la hubris della finanza porta a pensare che la ricchezza sia più importante della storia di un Paese».
Lo spunto per la storia è arrivato dalla crisi economica della Grecia e dall’intenzione, nel 2015, di vendere alcune isole per risanare i conti. «L’identità di un luogo non è acquistabile, ma può solo essere preservata e valorizzata. La bellezza non si compra, si riconosce. E di bellezza è ricca la protagonista della storia, Filicudi, un’isola a cui sono profondamente legato».
Al centro della storia c’è anche la rivalità storica tra italiani e francesi, che il film sfrutta con i mezzi della commedia: escargot contro capre, pomodori secchi e foie gras. Si ride surfando sui cliché reciproci dei due popoli e delle loro tradizioni. La sintesi di Barbareschi: «I francesi sono i nostri cugini senza senso dello humour. Noi abbiamo un senso umorismo che nasce da una storia molto complesso, loro lo hanno perso e infatti ci comprano perché si prendono molto sul serio».
È la storia anche di Davide contro Golia, dei deboli contro l’arroganza del potere: «Nel cuore di Filicudi c’è un esempio di ribellione di una comunità contro il potere: quando, negli anni Settanta, i mafiosi siciliani vennero spediti lì al confino e gli isolani si ribellarono». E oggi, racconta Barbareschi, la storia sembra ripetersi e sovrapporsi stranamente alla finzione del film: «A Filicudi c’è un francese che si è già comprato nove proprietà».
«Sono contenta di questo film, perché in Italia non si facevano commedie così da molti anni», dice Donatella Finocchiaro. «La mia Marianna è fiera e combattiva. Luca è stato una sorpresa: un bravissimo regista. Vederlo sul set come dirige gli attori e il senso della scena che ha… è stato bravissimo». «La stampa straniera mi ha detto che era dai tempi del Postino che non vedevano questa Italia rappresentata al cinema in questo modo», conclude Barbareschi. «È una cosa che mi ha fatto piacere, avevo voglia di raccontare una storia leggera ma con qualcosa di vero dentro».
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