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“Sulla Sanità Giorgia Meloni dice il falso, siamo al minimo storico degli ultimi 15 anni” #finsubito prestito immediato


“In tutto il mondo la spesa sanitaria pubblica si misura in percentuale col Pil. Si fanno così confronti internazionali e così ragionano le grandi organizzazioni come l’Ocse, L’Unione Europea e il Fondo Monetario Internazionale. E in rapporto al Pil, i numeri che ha dato Giorgia Meloni come valore assoluto, vogliono dire che scenderemo al minimo storico degli ultimi 15 anni”. Così il senatore e responsabile Economia del Partito Democratico, Antonio Misiani a Today.it

Però la presidente del Consiglio sostiene esattamente il contrario e parla di “risorse record“.

“Lei si riferisce agli stanziamenti in miliardi di euro ed è il numeratore, ma naturalmente crescendo il denominatore e crescendo di più degli stanziamenti del governo, il rapporto percentuale diminuisce. Infatti passiamo dal 6,31 per cento nel 2022 al 6,05 per cento nel 2025-2026”.

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“Questo livello – continua Misiani – è il più basso dal 2010 e testimonia la volontà del governo Meloni di sottofinanziare la Sanità pubblica per aprire spazi a quella privata, abbandonando milioni di famiglie che non si possono permettere di andare nel privato e hanno rinunciato a curarsi, perché questo è il dato drammatico che emerge dall’ultimo rapporto Gimbe e da tutte le analisi degli addetti ai lavori”.

Perché allora il Ministro Schillaci dice di essere soddisfatto?

“Il Ministro Orazio Schillaci dovrebbe mettersi d’accordo con sé stesso. Hanno annunciato uno stanziamento di 3,7 miliardi in più nel 2025, ma i numeri del governo ci dicono che nel 2025 ci saranno a malapena 800 / 900 milioni in più, molto meno di quanto chiedeva il ministro”.

“È uno stanziamento assolutamente insufficiente – spiega ancora il responsabile Economia dem –  che non permette il piano di assunzioni di medici e di infermieri favoleggiato dallo stesso ministro fino a pochi giorni fa, ma destinato a rimanere sulla carta”.

Il governo assicura che i soldi arriveranno dalla tassa imposta a banche e assicurazioni, è così?

“Chiariamo bene una cosa: di sicuro non è una tassa. Non è una tassa sui profitti né tanto meno una tassa sui extraprofitti. L’operazione che fa il governo è un mero anticipo, cioè si chiede alle banche, così come alle assicurazioni, di pagare un po’ di tasse in più nel 2025 e nel 2026; soldi che però recupereranno negli anni successivi pagando meno tasse rispetto a quelle che avrebbero dovuto pagare. Sostanzialmente è un prestito ed è veramente surreale che il governo della Repubblica Italiana si riduca a chiedere un prestito alle banche, un prestito che poi dovrà essere restituito nel triennio successivo”.

“Si chiede alle banche, così come alle assicurazioni, di pagare un po’ di tasse in più nel 2025 e nel 2026; soldi che però recupereranno negli anni successivi pagando meno tasse rispetto a quelle che avrebbero dovuto pagare. Sostanzialmente è un prestito”.


Così Antonio Misiani a Today.it

“È una presa in giro – spiega ancora Misiani – che oltretutto vincola il bilancio del triennio successivo. Casualmente si recupererà dal 2027 al 2029, quando dopo le elezioni ci sarà un nuovo governo. Anche questo rende molto l’idea sul modo di ragionare di Giorgia Meloni e dei suoi ministri. E soprattutto è qualcosa lontano anni luce dal sacrificio di cui ha parlato il ministro Giancarlo Giorgetti e dall’atto di coraggio di cui ha parlato la premier in conferenza stampa. Non c’è sacrificio, tanto è vero che oggi il presidente dell’Associazione Bancaria Italiana definisce assolutamente sopportabile questa misura. Il vero atto di coraggio sarebbe stato chiedere un contributo sotto forma di tassazione in più a un settore che sta facendo decine di miliardi di utili in virtù del rialzo dei tassi d’interesse che si è verificato dal 2022 in avanti.

Nel frattempo l’Istat fa sapere che cresce il tasso di povertà delle famiglie. 

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“Il governo Meloni ha abolito il reddito di cittadinanza invece di riformarlo, come era necessario fare, e l’ha sostituito con uno strumento chiamato assegno di inclusione che ad oggi sta andando alla metà delle famiglie che prima percepivano il reddito di cittadinanza. Il reddito di cittadinanza arrivava a un milione e 400 mila famiglie, lo strumento che lo ha sostituito sta andando a 700 mila famiglie”.

“Hanno quindi lasciato a piedi 700 mila famiglie – ribadisce il senatore Pd – in condizioni di bisogno. Quindi non c’è assolutamente nulla di cui stupirsi se la povertà cresce e credo che i dati del 2024, quando verranno resi noti, saranno ancora più drammatici. Il Governo ha smontato gli strumenti di contrasto alla povertà, abbandonando al loro destino molte famiglie in età di lavoro, anche se sono persone che in realtà non possono rientrare nel mercato del lavoro. E ha diminuito drasticamente gli stanziamenti per la lotta alla povertà nel nostro Paese”.

E poi ci sono le due questioni più discusse delle ultime settimane: l’adeguamento delle rendite catastali e l’aumento delle accise sul diesel. È così vero che non aumentano le tasse?

“In realtà il tema delle rendite catastali era già contenuto in una norma della scorsa legge di bilancio e quindi il Ministro Giorgetti, semmai, dovrebbe spiegarci perché in un anno sono rimasti con le mani in mano e non hanno fatto nulla né su fronte degli immobili fantasma, né sul ricalcolo delle rendite degli immobili che avevano beneficiato del Superbonus. Nel secondo caso, quello delle accise, il governo, che ha paura delle reazioni dell’opinione pubblica, sta scaricando sul Parlamento l’onere di iniziare il percorso di allineamento tra le accise del diesel, che deve aumentare e quelle della benzina che, nelle loro intenzioni, diminuiranno; ma siccome nel nostro Paese si consuma molto più diesel che benzina l’operazione, per una banale ragione matematica, produce un gettito aggiuntivo”.

“Non hanno avuto il coraggio di farlo nella Legge di Bilancio – prosegue Misiani – e scaricheranno sui parlamentari eventuali decisioni in questo senso, con l’aggravante che il governo, se farà questo tipo di operazione in aula, avrà un gettito aggiuntivo di parecchie centinaia di milioni, ma lo utilizzerà solo per fare cassa, mentre queste risorse andrebbero indirizzate per rafforzare il trasporto pubblico locale, per diminuire i costi che sopportano le famiglie, per fare una transizione ecologica equa dal punto di vista sociale, che non danneggi i deboli e fragili. In sostanza, il governo vuole fare cassa, ma ha paura di farla con la Legge di Bilancio. È possibile che questo avvenga in Parlamento”.

Ci sono poi i tagli lineari ai ministeri, che per ora sono la grande incognita. Cosa vi aspettate?

“Giorgetti si fa bello dicendo che tagliano gli sprechi e tagliamo le inefficienze. In realtà fanno un taglio lineare abbastanza consistente e il diavolo si nasconde nei dettagli. Quindi dovremmo andare a vedere le tabelle dei vari stanziamenti che verranno tagliati, perché non è che la spesa dei ministeri sia tutta burocrazia e inefficienza: ci sono cose molto importanti dal punto di vista sociale, dal punto di vista del sostegno all’economia reale, della formazione, della scuola. C’è di tutto e di più e temo che guardando le tabelle avremo delle sorprese molto dolorose”

Insomma, per voi questa manovra è totalmente fallimentare.

“Il realtà che sia una pessima manovra lo dicono gli stessi numeri del governo che prevedono, nei prossimi tre anni, un impatto modestissimo sulla crescita: uno zero virgola in più nel 2025 e niente negli anni successivi. E lo stesso governo, con i suoi numeri, prevede che l’Italia, tra il 2025 e il 2027, crescerà ogni anno sistematicamente meno del resto d’Europa. Quindi è il governo stesso che ammette che questa manovra non rilancia la crescita e ci allontana dalle altre economie dell’Unione Europea. Più fallimentare di così…”.

 



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