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Pagano gli operai 13 centesimi per ogni abito, arresti a Prato #finsubito finanziamenti e gestione bed & breakfast



Eseguite a Prato quattro misure cautelari nei confronti di imprenditori cinesi accusati da procura e guardia di finanza, a vario titolo, di sfruttamento di “numerosi operai” – oltre 24 lavoratori sfruttati è la stima nel tempo – in due ditte di confezioni del pronto moda. Trovati i loro ‘diari di lavoro’ da cui la guardia di finanza ha ricavato che venivano pagati 13 centesimi per ogni capo di abbigliamento confezionato.
      
Le misure emesse dal gip di P
rato consistono negli arresti domiciliari per due gestori definiti “occulti” di ditte individuali, e nel divieto di dimora nel comune di prato per due loro familiari. Effettuato anche un sequestro preventivo finalizzato alla confisca per oltre 184.000 euro legato ai debiti previdenziali.
    
L’inchiesta è partita da un cinese, irregolare in Italia, che ha rotto il muro di omertà e ha fatto denuncia dopo aver lavorato alcuni mesi in una ditta gestita da un connazionale, 13 ore ore al giorno, sette giorni su sette senza riposi né festivi, in luoghi privi delle minime cautele di prevenzione di infortuni e per la salute. Pure il salario, sottolineano procura e GdF, era “miserevole”, oltre a non avere nessuna tutela o garanzia sindacale. L’operaio doveva dimorare in un alloggio di fortuna nel sottotetto di un’abitazione-dormitorio. Gli investigatori hanno localizzato il capannone dove l’uomo aveva lavorato nella zona dell’ex Ippodromo. Dentro c’erano due aziende gestite da due famiglie cinesi (inquadrati come dipendenti), in una specie di continuità aziendale, attraverso altre imprese nello stesso edificio, una subentrata all’altra con nuovo nome e partita Iva per sottrarsi ai controlli e ai debiti maturati con I’Erario.

     
Dalle indagini emerge lo sfruttamento di almeno 24 extracomunitari (di cui quattro clandestini) in tempi diversi, in prevalenza cinesi, tutti sfruttati come l’operaio che ha fatto denuncia. Gli stipendi mensili erano pagati in modo irregolare (in contanti e “a nero”), niente tredicesima e niente ferie. Anche parte di questi lavoratori alloggiava in dormitori vicini alla fabbrica e in condizioni igienico-sanitarie carenti nonché sovraffollati.

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