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“Contributi di 10mila euro per i due volte danneggiati e Cis anche per le imprese” #finsubito prestito immediato


Bologna, 17 ottobre 2024 – “È ora che chi ci governa dimostri di essere alla nostra altezza: avete perso la nostra fiducia e adesso ai tavoli vogliamo sedere noi”. Lo schiaffo della piazza degli alluvionati in rivolta corre veloce sull’asse Bologna-Roma. In principio, un mese fa, fu la protesta delle carriole, a Faenza, contro tutte le istituzioni a dar corpo alla prima vera manifestazione di piazza degli alluvionati. Oggi, invece, hanno raggiunto il cuore del capoluogo emiliano-romagnolo: la Regione. E le bordate non hanno risparmiato nessuno, soprattutto la politica a cui è stato chiesto di smettere “di scaricarsi la responsabilità a vicenda” perché la “sicurezza non è un’ideologia”.

La protesta degli alluvionati sotto il palazzo della Regione Emilia-Romagna

A Bologna erano circa 500 i cittadini arrivati un po’ da tutto il centro nord. Tanti dai luoghi più colpiti della Romagna (Traversara, Conselice, Sant’Agata, Lugo, Castel Bolognese, Ravenna), dal Bolognese (Budrio, val di Zena, Monterenzio e Vallata del Santeno), ma anche da Senigallia dove nel 2022, per l’alluvione, morì pure un bambino, Mattia Luconi.

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In centinaia si sono raccolti, a Bologna, davanti alla Regione Emilia-Romagna, in occasione della manifestazione per i cittadini colpiti dalle alluvioni di maggio 2023 e settembre 2024 che si terrà nelle vicinanze. La protesta è organizzata da alcuni comitati di alluvionati e da varie associazioni di agricoltori, che sono arrivati anche con cavalli e trattori

Gli organizzatori ne attendevano di più, non ne hanno fatto mistero, ma i tentativi di politicizzazione dell’evento hanno scoraggiato alcuni. “Non ci fermiamo, questo è solo il primo passo”, hanno assicurato dal palco, mentre una delegazione veniva ricevuta a palazzo dal sottosegretario alla presidenza della Regione, Davide Baruffi. Un confronto a porte chiuse che ha anticipato agli alluvionati quello che la presidente facente funzioni Irene Priolo ha in contemporanea annunciato a chilometri di distanza, nel corso di un sopralluogo sul torrente Marzeno a Faenza.

Il Dipartimento di Protezione civile nazionale avrebbe accolto la richiesta di elevare da 5 a 10mila il Cis (contributo di immediato sostegno) per quelle famiglie colpite da alluvione sia nel 2023 che nel 2024. C’è di più, perché rispetto al passato verrebbe avanti la possibilità di assegnare un Cis anche alle aziende, fino a 20mila euro a pratica. Una boccata d’ossigeno che aiuterebbe nell’immediato soprattutto le attività commerciali e le piccole imprese.

“Abbiamo presentato al commissario Figliuolo il piano stralcio dei piani speciali: un piano da 800 milioni di euro che abbiamo bisogno che venga finanziato nella prossima legge di stabilità”, ha incalzato Priolo. All’orizzonte, il 28 ottobre a Roma, c’è infatti l’approvazione dei piani speciali quindi “dopo un anno e mezzo bisogna che i cantieri delle società in house dello Stato partano”.

E mentre tra la Romagna e Roma si consumava l’ennesimo braccio di ferro, a Bologna la scena era dei manifestanti. C’erano i trattori degli Agricoltori attivi romagnoli e di altri gruppi arrivati da fuori territorio. C’erano cittadini con pale e stivali infangati, altri con la canoa, altri ancora a cavallo come i rappresentanti della Baldazzi Horses della val di Zena. Cartelli, magliette, fruste e anche chi indossava le maschere di Bonaccini e Schlein: “Fatti, non pugnette”, recitava il motto scelto e chi la Romagna la conosce sa cosa c’è dietro quella frase così colorita. Tra la folla anche esponenti della Lega e Fratelli d’Italia. Davanti all’ingresso del palazzo della Regione sono stati sversati diversi alberi e arbusti portati via dai fiumi esondati e c’è chi ha chiesto con forza agli amministratori di scendere e metterci la faccia, mentre le forze dell’ordine tenevano a bada gli animi.

“Avete sentito qualche politico chiedere scusa per le vittime? 17 morti sono una vergogna”, ha urlato dal palco Massimo Tarozzi, esponente degli alluvionati di Sant’Agata sul Santerno prima di scandire, tra gli applausi, i nomi dei caduti del maggio 2023. Poi le testimonianze (tantissime), qualche sparuta polemica politica subito smorzata in nome della non strumentalizzazione, ma soprattutto le proteste e le richieste. Sicurezza e opere in primis, “che non hanno partito”, ha ricordato Claudio Pasini dalla val di Zena puntando il dito sulla protezione civile regionale: “Se da sola non ce la fa si chieda aiuto a qualcuno”. E al governo, invece, sono stati chiesti ristori immediati (“non elemosina”) e semplificazioni: “Quattro livelli di controllo, procedure folli come fossimo truffatori dello Stato”.



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