QUESITI/RISPOSTE IN SINTESI DEL 16.10.2024 #finsubito prestito immediato

• I crediti d’imposta che possono interessare la gestione di una farmacia
• Enpaf e trattamento pensionistico
• Sul c.d. dropshipping
• Il compenso del direttore responsabile della farmacia sociale è cumulabile con quello spettante al socio stesso quale “farmacista al banco”

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• I CREDITI D’IMPOSTA CHE POSSONO INTERESSARE LA GESTIONE DI UNA FARMACIA  [ANCHE  AI FINI DEL CONCORDATO PREVENTIVO BIENNALE]

Sono un commercialista e in una farmacia di cui il mio studio si sta occupando, ci capita di imbatterci in contributi di varia natura.
In particolar modo quest’anno, in pieno periodo di Concordato Preventivo Biennale, è diventato ancor più importante inquadrare correttamente nel conto economico i singoli contributi. Eventuali errori potrebbero originare proposte da parte dell’Agenzia delle Entrate anche sensibilmente diverse. La base imponibile concordata, come sapete meglio di me, riguarderà soltanto le componenti “caratteristiche”, quindi, dovrà escludere eventuali plusvalenze e sopravvenienze. Vi chiedo quindi, in base alla vostra grande esperienza, se tra i contributi a cui possono accedere le farmacie ve ne sono del tipo “in conto capitale” da classificare nel conto economico come sopravvenienza.

Tra i vari crediti d’imposta che possono interessare la gestione di una farmacia [Credito investimenti nel Mezzogiorno; Credito Formazione 4.0; Credito commissioni pagamenti elettronici; Credito investimenti beni strumentali; Credito investimenti beni strumentali 4.0; Credito d’imposta per l’adeguamento degli strumenti utilizzati per la memorizzazione e la trasmissione telematica dei dati dei corrispettivi giornalieri], il solo che può aver generato la sopravvenienza attiva – alla quale Lei si riferisce – dovrebbe essere il c.d. “bonus Sud”, cioè il credito investimenti nel Mezzogiorno, che peraltro è stato sostituito dallo ZES, con tutte le particolarità che caratterizzano quest’ultima agevolazione.
Non abbiamo altri elementi di valutazione con cui poter integrare queste brevissime notazioni.

• ENPAF E TRATTAMENTO PENSIONISTICO PER UN SOCIO ACCOMANDANTE CHE NON LAVORA NELLA SOCIETA’ E/O NELLA FARMACIA SOCIALE

Sono farmacista iscritta all’Ordine dall’08.1994. Sono in regola con gli aggiornamenti ECM. Faccio parte di una sas in cui sono socia accomandante al 50% mentre l’altro 50% è della socia accomandataria che è anche amministratore e direttrice della società.
Non lavoro nella farmacia perché la mia socia non ha bisogno della mia opera e a parte appunto la direttrice non ci sono altri dipendenti. Io verso i contributi all’Enpaf nella misura posta a carico di un titolare e ho riscattato ai fini pensionistici anche gli anni di laurea. Mi daranno la pensione Enpaf? A suo tempo mi era stato detto di sì, ma dal 2004 sono cambiate tante cose e ora personalmente non sono più sicura di nulla.

Francamente non riusciamo a condividere, anzi a comprendere, quali possano essere quelle che sembrano Sue autentiche preoccupazioni.
Non ci pare, infatti, che ostino ragioni alla maturazione da parte Sua del diritto al trattamento pensionistico da parte dell’Enpaf, anche se – come spesso in questi casi – potrà valere la pena richiedere conferma espressa direttamente all’Ente che del resto risponde sempre con puntualità ai propri iscritti.

Da una ricerca sul vs. quotidiano online PiazzaPitagora.it ho letto l’articolo sul dropshipping e vorrei sapere se gli OTC i SOP ed i medicinali veterinari, non passando per il controllo del farmacista, possano egualmente essere venduti con tale modalità. Il vademecum della Federfarma cita un chiarimento ministeriale dal quale si evince che gli OTC, SOP, devono partire dalla farmacia, cioè devono essere da noi consegnati alla clientela direttamente nell’esercizio.

Come abbiamo visto in varie circostanze [le ns news su questo tema, infatti, sono state abbastanza numerose e ogni volta noi abbiamo tentato di aggiungere qualche elemento di cognizione in più], il contratto di dropshipping è un contratto atipico e quindi non disciplinato espressamente dal codice civile.
Pertanto, il dropshipping può configurarsi con diverse modalità e il dropshipper può occuparsi tanto della detenzione e della spedizione dei prodotti, quanto della loro mera detenzione o della mera spedizione.
In particolare, nell’e-commerce della farmacia è possibile – come d’altronde è noto – vendere gli OTC, i SOP e i farmaci ad uso veterinario, ma se si intende operare con un servizio di dropshipping, il dropshipper dovrà occuparsi esclusivamente della spedizione, in quanto i prodotti devono essere tratti materialmente, ai fini della consegna al cliente, dal magazzino della farmacia.
Generalmente, infatti, le farmacie si servono del dropshipping a pieno regime [detenzione e spedizione] soprattutto per la vendita on-line di macchinari medici particolarmente ingombranti che con altre soluzioni andrebbero a occupare inutilmente spazio in magazzino.
Occorre anche precisare, se necessario, che il mercato on-line è una modalità di compravendita relativamente recente e in continua evoluzione e quindi non sarebbe del tutto sorprendente assistere anche in tempi ravvicinati ad autentiche svolte, anche e soprattutto dal punto di vista legislativo, che vadano a modificare le prescrizioni attualmente in vigore.

• IL COMPENSO DEL DIRETTORE RESPONSABILE DELLA FARMACIA SOCIALE E’ CUMULABILE CON QUELLO SPETTANTE AL SOCIO STESSO QUALE “FARMACISTA AL BANCO”

Buongiorno, in merito al compenso da direttore responsabile di una farmacia urbana definito tramite una decisione degli amministratori si chiede se questo è cumulabile con il prelievo, da parte della stessa figura, di compensi come prestazioni lavorative da farmacista previsti nello statuto. In sintesi, lo stesso socio può percepire sia il compenso mensile da direttore responsabile (dietro elaborazione di cedolino paga) che il compenso mensile da socio lavoratore (tramite prelievo dalle casse sociali)?

La risposta deve essere affermativa.
Il socio, infatti, può sommare il compenso del direttore responsabile della farmacia sociale con quello spettante al socio stesso quale “farmacista al banco”, se e nelle misure previste dallo statuto o da una disposizione dell’amministratore unico o da una deliberazione dell’ipotetico Cda.
Beninteso, la società dovrà aver cura di versare gli importi delle ritenute fiscali sui compensi liquidati [all’uno e/o all’altro titolo] al socio quale “direttore responsabile della farmacia sociale” e quale “farmacista al banco”, escluso in ogni caso il loro assoggettamento a contribuzione INPS, dato che notoriamente il farmacista già versa il contributo all’ENPAF in misura piena [salvo che non sia pensionato dell’Ente e chieda in tale veste la riduzione fino alla metà].
Naturalmente, i compensi deliberati devono essere “congrui” quanto al loro ammontare rispetto alla retribuzione “lorda” prevista per un farmacista che svolgesse entrambi i ruoli [è chiaro che non può trattarsi, ad esempio, di 4.000 euro mensili per il socio direttore e di 5.000 per il socio farmacista al banco…], tenuto conto che il Fisco sta spesso “dietro alla porta” e quindi potrebbe contestare – e non è una semplice… astrattezza – l’eventuale antieconomicità di uno e/o l’altro dei due compensi se ovviamente troppo alti, ma a condizione che questo, attenzione, si traduca in un “arbitraggio fiscale”, cioè in un risparmio di imposte considerando quelle complessivamente dovute sia dalla società che dai singoli soci.

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(gustavo bacigalupo)

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