“Un’altra ancora? Ma basta… “
Quante cose potremmo raccontare se, ridotti magicamente a piccolo insetto, calcassimo in silenzio gli uffici HR o payroll. Potremmo imparare tanto ma dovremmo anche portare un sacco di pazienza.
L’amministrazione del personale, in senso generico, è già sottoposta a molteplici pressioni. A circolari, norme, follie degli enti amministrativi, si aggiungono anche le “pratiche” dei nostri sempre benedetti dipendenti che, sembra (ovviamente sembra) a volte ci mettano del loro per complicarci la vita.
La cessione del quinto dello stipendio può essere usata come valido esempio di quanto sopra. Forse l’unica “magra consolazione“ (come diceva il bracchetto più saggio della letteratura, il caro Snoopy) era quella di poter rindebitare i costi “subiti” a cura delle scelte dei lavoratori di farsi finanziare mediante cessione del trattamento di fine rapporto e dello stipendio.
La Suprema Corte, sul punto, non è concorde.
La cessione del quinto
Partiamo dalle basi. Estesa al diritto privato con la L. 311/2004, la cessione del credito rientra nella fattispecie dell’art. 1260 c.c. che prevede: “Il creditore può trasferire a titolo oneroso o gratuito
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