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Bitcoin, tasse dal 26% al 42% duro colpo a innovazione tecnologica #finsubito prestito immediato


Possessori di Bitcoin in Italia sull’attenti dopo che il governo ha prospettato un maxi-aumento delle tasse sulle plusvalenze. Stando a una dichiarazione resa dal viceministro all’Economia, Maurizio Leo, l’imposta salirà dal 26% al 42%. Un modo per fare cassa, ma che contraddice la promessa della premier Giorgia Meloni di non aumentare le tasse.

Tasse su Bitcoin, stangata in arrivo?

Bitcoin è una moneta digitale, cioè non emessa da una banca centrale e, anzi, decentralizzata. Può essere utilizzata come mezzo di pagamento, ammesso che la controparte la accetti.

In realtà, quasi tutti coloro che la posseggono nel mondo, la utilizzano come strumento finanziario speculativo, vale a dire per guadagnare da eventuali rialzi delle quotazioni. In effetti, le potenzialità sono enormi. Solo quest’anno l’asset guadagna oltre il 53%, salendo all’attuale quotazione media di oltre 67.000 dollari. Su base annuale, il rendimento sfiora il 140%.

Il governo Meloni era già intervenuto sul fronte delle tasse a carico di Bitcoin e altre “criptoattività”. Con la legge di Bilancio 2024 aveva introdotto l’imposta del 26% sulle plusvalenze superiori ai 2.000 euro. Una novità ben accolta dal settore, perché implicitamente riconosce il business e fissa regole chiare sul piano impositivo. L’aliquota stessa non era punitiva, in quanto in linea con quella applicata generalmente su tutti i redditi di natura finanziaria.

Spiccioli, ma batosta per innovazione tecnologica

La stangata in arrivo appare incomprensibile da diversi punti di vista. In primis, non serve a fare cassa. Al 31 marzo scorso, in Italia risultavano possedere Bitcoin 1,3 milioni di persone per un controvalore complessivo di 2,7 miliardi. In pratica, la media di 2.000 euro a testa. Pur consapevoli delle enormi disparità tra investitore e investitore, possiamo affermare che il maxi-aumento delle tasse su Bitcoin quasi certamente esiterebbe un gettito risibile, specie se fosse mantenuta la franchigia dei 2.000 euro. Sono ancora pochi gli italiani ad avere token digitali in portafoglio e per cifre irrisorie.

Il beneficio della stangata sarebbe minimo quasi nullo, mentre il costo elevatissimo. L’Italia perderebbe appeal sul fronte dell’innovazione tecnologica. Bitcoin non è solo un asset ai più dal funzionamento incomprensibile. Significa alternativa di successo ai modelli di pagamento e d’investimento tradizionali. La “blockchain” che ne permette le transazioni è giudicata all’unanimità un’innovazione dalle applicazioni pratiche “disruptive” in svariati campi. In ballo ci sono tanti posti di lavoro. Alcuni verranno certamente distrutti, molti altri non nasceranno. E parliamo tra l’altro del comparto informatico e di quello finanziario.

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Flirt di Meloni con Big Tech

Un brutto inciampo per un governo, la cui premier ha da poco incontrato a New York i vertici della Big Tech per attirare investimenti stranieri. Cosa dirà Meloni al suo amico Elon Musk, che oltre ad essere un eccentrico imprenditore innovativo, è da tempo un forte sostenitore del mercato crypto?

Tra l’altro, sfuggire all’aumento delle tasse su Bitcoin sarebbe facile. Basterebbe investire sui derivati o attraverso gli Etf, fondi a gestione passiva. Molti italiani potrebbero essere tentati di non rivelare al fisco le loro detenzioni presso le exchange all’estero. Verrebbero così svantaggiate le poche exchange italiane operative. La speranza è che alla dichiarazione di Leo segua una smentita con i fatti da parte dell’esecutivo. I capitali si spostano sempre alla ricerca di impieghi quanto più remunerativi possibili. Con l’eventuale aggravio il mercato italiano perderebbe appeal e i pochi imprenditori che già vi operano, potrebbero decidere di spostarsi altrove, dove c’è e ci sarà ancora maggiore liquidità e le regole appaiono meno punitive.

Tasse Bitcoin autolesionismo italiano

Un suicidio, specie se alle elezioni presidenziali di novembre negli Stati Uniti vincesse Donald Trump. Essendo diventato un fervente sostenitore delle “criptovalute”, le attese sono elevate verso una sua seconda ipotetica amministrazione.

L’Italia non farebbe che sbarrare la porta ai capitali, mentre i pesci già grossi la spalancherebbero. Di fatto, il maxi-aumento delle tasse su Bitcoin non fa che rimarcare la sfiducia del nostro stato nei riguardi di un business innovativo. Una punizione per le famiglie inutile, incomprensibile e autolesionistica.

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