Nel mezzo tra la crisi dell’industria automobilistica europea e il progetto del continente sui dazi sui veicoli elettrici provenienti dalla Cina si posizionano i consumatori. Acquirenti (sette su dieci) che, almeno in Italia, si dicono pronti a comprare un veicolo cinese a patto che costi meno di 30 mila euro.
Areté, azienda leader nella consulenza strategica, ha realizzato un’indagine nel mese di settembre per verificare l’appeal delle vetture che arrivano dall’Asia orientale sui consumatori nazionali. L’esito mostra che il 68% degli italiani è pronto ad acquistare un’auto cinese: gradimento che si rafforza ulteriormente tra i potenziali acquirenti di età compresa tra i 31 e i 44 anni.
Il pricing resta un fattore fondamentale
Il motivo è principalmente economico. Il 35% dei rispondenti alla survey individua nel prezzo più conveniente rispetto ai prodotti presenti sul mercato il motivo per cui si affiderebbe a queste vetture. Il 24% lo farebbe per la tecnologia avanzata di cui sono dotate e il 22% per l’affidabilità che si sono guadagnate sul campo.
Un dato che conferma una volta di più come il pricing costituisca una motivazione essenziale che spinge crescenti fette di mercato verso i modelli economicamente più accessibili dei nuovi brand orientali: l’89% di quanti si dicono propensi ad acquistare una vettura cinese lo farebbe solo a patto di spendere meno di 30 mila euro.
I costruttori cinesi, grazie anche ai sussidi statali ricevuti, nel giro di pochi anni stanno colmando il gap di reputazione che fino a qualche tempo fa li vedeva penalizzati rispetto ai competitor europei, americani e giapponesi. Resta, comunque, ancora uno zoccolo duro di consumatori che non è ancora pronto ad acquistare un’auto cinese, principalmente in quanto teme la bassa qualità dei materiali (risposta data dal 30% del campione contrario all’acquisto di queste auto) o quella del post-vendita (25%) o, più in generale, le ritiene poco affidabili (23%).
Uno su quattro sceglierebbe un’auto elettrica
Tra coloro che si dicono pronti a comprare cinese, uno su quattro sceglierebbe l’elettrico (24%) in quanto considera questi brand all’avanguardia su questa specifica tecnologia, il 27% preferirebbe l’endotermico e la restante parte del campione prediligerebbe l’ibrido.
Massimo Ghenzer, presidente di Areté, sottolinea che «potendo scegliere, sei italiani su dieci acquisterebbero un prodotto europeo ma, in presenza di un costante aumento dei prezzi di listino delle automobili, le ragioni economiche e la prospettiva dell’elettrico spingono i consumatori verso Oriente».
Sui dazi la Commissione Ue ha tempo fino al 30 ottobre
È questo uno dei motivi che ha spinto i 27 Paesi membri dell’Ue ad approvare la proposta sull’istituzione di nuovi dazi sull’importazione di veicoli a batteria prodotti in Cina. Si tratta di dazi che in realtà sono già attivi da luglio, ma la decisione di allora era valida solo per 4 mesi: quella presa venerdì 4 ottobre vale 5 anni.
I nuovi dazi hanno un importo compreso tra il 17,4% e il 35,3%, che varia a seconda dell’azienda a cui è applicato e che si aggiunge ai dazi già esistenti del 10%: possono, quindi, arrivare complessivamente al 45,3% sul valore dell’auto. La Commissione Europea ha tempo fino al prossimo 30 ottobre per pronunciarsi con una decisione finale. Intanto le ritorsioni di Pechino iniziano già a farsi vedere, dagli alcolici alle auto di grossa cilindrata. (riproduzione riservata)
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