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Cuerpo «Spagna, la priorità sono le piccole imprese Ora avanti con i prestiti europei» #finsubito prestito immediato


di
Giuliana Ferraino

Il ministro dell’Economia: la nostra proposta per fare avanzare il mercato unico. La Spagna crescerà del 2,7% con le riforme e i fondi Ue. Commerzbank -UniCredit? Più fusioni cross border. Ma Bbva-Sabadell è un’altra storia  

Carlos Cuerpo, 44 anni, è diventato ministro dell’Economia, Commercio e Imprese della Spagna nel dicembre 2023, succedendo a Nadia Calvino, nominata presidente della Banca europea per gli Investimenti (Bei). In questa intervista, la prima a un giornale italiano, anticipa la proposta spagnola “per evitare che il Rapporto Draghi finisca in un cassetto”. Affronta anche tanti altri temi dai dazi contro la Cina (la Spagna si è astenuta) che rischiano di ritorcersi contro l’Europa al credito, spiegando perché vede “le fusioni cross-border come inevitabili” ma ha bloccato il takeover del Bbva su Sabadell. E riconosce che i fondi Ue di NextGenerationEu sono stati il volano che permette a Madrid di crescere del 2,7% quest’anno.

Mario Draghi ha parlato di una lenta agonia dell’Europa, sollecitando un’inversione di rotta radicale. Condivide l’analisi contenuta nel Rapporto sul futuro della competitività? Qual è il messaggio più importante del Rapporto?
«Il Rapporto Draghi tocca un tema fondamentale: l’Europa è molto brava a rispondere alle crisi immediate, ma fa fatica ad affrontare sfide di medio e lungo termine. Questo senso di urgenza è condiviso dall’Eurogruppo, dove ho inizialmente presentato l’idea di un Competitiveness Lab. Si tratta di una sorta di sandbox, uno strumento che permette agli Stati membri di sviluppare proposte su temi specifici e di testarle con il supporto della Commissione Europea, accorciando i tempi di risposta rispetto ai processi tradizionali che possono durare fino a 19 mesi, come ha ricordato Draghi. La Spagna ha già proposto un’iniziativa per migliorare il finanziamento delle Pmi, riducendo le barriere e migliorando l’accesso al credito, in pratica puntiamo a standardizzare la regolamentazione per il rating. Questo permetterebbe alle Pmi di accedere ai finanziamenti non solo nel Paese di origine ma in tutta l’Ue».




















































Come è stata accolta la proposta dagli altri ministri di Economia e Finanza?
«La ricezione sia dalle istituzioni che dai Paesi membri è stata positiva. Quella che abbiamo messo sul tavolo è un’iniziativa per l’Unione dei mercati dei capitali e, in effetti, durante la discussione dell’Eurogruppo, alcuni colleghi hanno già anticipato altre proposte che potrebbero rientrare nel nostro Competitiveness Lab. Per esempio, la Francia all’inizio dell’anno ha presentato una proposta di cartolarizzazione, che può anche far parte di questo laboratorio. Ci sono altri Paesi che stanno pensando alla riduzione del carico amministrativo o della burocrazia a livello di rete dell’Ue».

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Innovazione, energia e difesa sono i tre settori che Draghi ha indicato come prioritari per far aumentare la produttività e rilanciare l’economia europea. Da dove si può cominciare?
«Uno dei settori chiave è sicuramente l’energia. La Spagna sta facendo grandi scommesse sulle energie rinnovabili, che sono fondamentali per colmare il gap di produttività. Stiamo vedendo dati incoraggianti sugli investimenti diretti esteri, con la Spagna che si colloca al quarto posto a livello mondiale per investimenti in nuovi progetti e al primo quando si tratta di rinnovabili. Ma non è solo una questione di settori specifici; dobbiamo anche guardare a elementi orizzontali, come l’uso dell’intelligenza artificiale per ridurre il carico amministrativo sulle Pmi. A livello europeo, l’idea del Rapporto Letta di un Regime 28, un percorso accelerato per le Pmi, è una raccomandazione chiave. Noi stiamo già proponendo un Regime 20 a livello regionale in Spagna, partendo dal basso per costruire un vero mercato unico integrato».

Draghi ha menzionato investimenti fino a 800 miliardi di euro. E’ favorevole all’uso di debito comune europeo?
«Draghi ha identificato un bisogno urgente di investimenti in settori come il verde, il digitale e la difesa. Ha stimato che questi settori richiedono fino al 5% del Pil dell’Ue, ma attualmente l’Ue sta investendo solo l’1%. Dobbiamo fare un reality check su come raggiungere questi obiettivi. Dobbiamo sfruttare il settore privato e strumenti come la standardizzazione dei rating per le Pmi per canalizzare i risparmi europei verso gli investimenti. Tuttavia, non possiamo dipendere solo dal settore privato: sono necessario anche gli investimenti pubblici, senza compromettere il controllo del deficit. A livello europeo, la Bei gioca un ruolo cruciale, ma avremo anche bisogno di ulteriori finanziamenti. Perciò sono favorevole a strumenti di debito comune, come dimostra l’esperienza positiva di Next GenerationEu. Ma dobbiamo identificare chiaramente i progetti strategici da finanziare con questi strumenti».

L’Ue sta per imporre nuovi dazi sulle auto elettriche cinesi. Qual è la posizione della Spagna?
«Il multilateralismo è un tema chiave. Come Draghi spiega nel suo Rapporto, la politica commerciale deve essere considerata insieme alla politica industriale, alla concorrenza e alla transizione verde. L’Ue ha beneficiato del multilateralismo, ma dobbiamo essere attenti e proteggere le nostre industrie strategiche, garantendo parità di condizioni per le nostre imprese. La Spagna si è astenuta nel voto sui dazi contro le auto elettriche cinesi perché crediamo nella necessità di mantenere aperti i negoziati con i produttori e le autorità cinesi, arrivando a una soluzione negoziata dentro le regole del Wto. Non vogliamo innescare un’escalation di misure protezionistiche che potrebbe danneggiare l’Ue stessa».

C’è bisogno di campioni europei per competere con i colossi americani e cinesi, ma quando si toccano gli interessi nazionali, i governi si oppongono. Come giudica il «Nein» di Berlino nel caso UniCredit-Commerzbank? Lei è favorevole alle fusioni cross-border?
«L’integrazione dei mercati europei porterà inevitabilmente alla creazione di aziende di maggiori dimensioni, con fusioni transfrontaliere, perché le imprese dovranno aumentare le loro dimensioni per beneficiare di un mercato più grande. UniCredit e Commerzbank? Non conosco i dettagli del caso e preferisco non pronunciarmi, ma in generale in futuro vedremo più operazioni di integrazione in tanti settori diversi, nono solo nel settore bancario».

Parlando di credito, perché è contrario al takeover del Bbva sul Banco Sabadell in Spagna?
«Il mercato rilevante per questa operazione è principalmente quello nazionale. La mia preoccupazione è che una maggiore concentrazione possa avere effetti negativi sui consumatori, specialmente in un mercato che non è ancora completamente integrato a livello europeo».

L’inflazione dell’eurozona è scesa all’1,8% a settembre, sotto il target della Bce del 2%. Si aspetta un nuovo taglio dei tassi di interesse nella prossima riunione della Bce del 17 ottobre? Quale livello dei tassi di interesse vorrebbe vedere a fine 2025?
«Gli analisti prevedono un possibile nuovo taglio dei tassi, forse già nella prossima riunione o in quella di dicembre. Le condizioni macroeconomiche lo giustificherebbero, ma la Bce resta data dependent. Personalmente, credo che ci siano le condizioni per ulteriori riduzioni. La Bce si aspetta di convergere al target del 2% entro la fine del 2025, il che è positivo. In Spagna, l’inflazione è scesa all’1,5% a settembre».

Le stime del governo spagnolo indicano che il Pil della Spagna crescerà del 2,7% nel 2024, mentre la media dell’Ue sarà dello 0,8%. Perché la Spagna cresce molto di più?
«Ci sono stati continui segnali positivi per l’economia spagnola, le stime indicano una crescita del Pil 2,4% per il 2025 e del 2,2% per il 2026. Abbiamo chiuso gli spread con la Francia. La Spagna è stato uno dei Paesi più colpiti dalla pandemia, ma ora guida la ripresa. Il piano di ripresa e tutte le riforme e gli investimenti che abbiamo messo in atto stanno trasformando la nostra economia. I fondi europei del Next GenerationEu, ci hanno permesso di modernizzare le nostre infrastrutture: su 79 miliardi di risorse, la Spagna ha assegnato 72 miliardi a progetti e più di 42 miliardi sono già sati usati, raggiungendo l’economia reale. Abbiamo un mercato del lavoro molto forte, con record di occupazione e una qualità migliore dei posti di lavoro, grazie alle riforme introdotte un paio di anni fa. La nostra competitività è aumentata notevolmente, invertendo lo squilibrio delle partite correnti. L’export di servizi non legati al turismo è migliorato, dalla finanza alla consulenza su tlc. Inoltre, il settore turistico è stato un fattore cruciale, con un numero record di circa 95 milioni di turisti attesi quest’anno».

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13 ottobre 2024 ( modifica il 13 ottobre 2024 | 10:02)



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