Pubblicato il
11 ottobre 2024
Continua il successo tra i consumatori dell’abbigliamento ricondizionato di seconda mano e dell’upcycling. Ennesima prova che dimostra la diffusione del fenomeno è l’apertura del quarto negozio del marchio Bivio Milano (attivo proprio nella vendita di abbigliamento second-hand) nella metropoli meneghina, in Corso Lodi 18.
Il brand continua così a “far crescere il suo progetto incentrato sulla sostenibilità. Bivio, infatti, attraverso la propria rete, reimmette sul mercato circa 20.000 pezzi d’abbigliamento all’anno. Tutti i negozi e lo shop online sono pieni di pezzi unici, selezionati uno per uno con un’offerta in continuo aggiornamento”, segnala un comunicato.
Bivio apre undici anni fa a Milano il primo store in Via Mora, nel cuore di Porta Ticinese, cui in seguito si aggiunge un secondo negozio sempre nella stessa via, per poi inaugurare il terzo in Porta Venezia. A queste tre boutique e a Sartoria Mora, sartoria nata per offrire oltre alle più tradizionali riparazioni anche progetti di customizzazione, si aggiunge ora il quarto punto vendita, situato in zona Porta Romana.
La formula di Bivio – che ha 20 dipendenti – prevede che i buyer del team selezionino i pezzi di interesse e stabiliscano il prezzo al quale verranno venduti, esclusa l’IVA forfettaria applicata per legge in Italia alla merce di seconda mano. Del totale ottenuto dalla valutazione dei prodotti, i fornitori possono scegliere di ricevere subito il 33% del valore o il 50% tramite un buono acquisto valido per un anno.
Tra i prossimi obiettivi di Bivio ci sarà il rafforzamento del servizio di acquisto a domicilio, chiamato “Closet SOS”, format che vuole riorganizzare l’armadio dei clienti acquistando direttamente dalle case di quest’ultimi i capi che non utilizzano più.
Segnale della crescita del format dei negozi Bivio Milano è l’incremento delle vendite registrato dal progetto della famiglia Bivio, che negli ultimi cinque anni, nonostante la pandemia, ha visto aumentare le proprie vendite da circa 2,5 milioni di euro nel 2019 a oltre 3,1 milioni di euro nel 2023, con un incremento previsto anche per fine 2024.
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