L’Italia ha registrato un peggioramento nella classifica globale sulla digitalizzazione della Pubblica Amministrazione. Secondo il rapporto e-Government 2024 delle Nazioni Unite, il Paese è sceso al 51° posto, rispetto al 37° del 2022, posizionandosi attualmente all’ultimo posto in Europa. Il tema della digitalizzazione amministrativa è cruciale per migliorare l’efficienza dei servizi pubblici, ridurne i costi e favorire l’inclusività, in particolare per le fasce più deboli della popolazione.
Rallentamento nell’adozione delle tecnologie emergenti
Gli esperti evidenziano che il problema non risiede in un peggioramento dei servizi digitali offerti dall’Italia, ma nel fatto che il Paese non riesce a tenere il passo con i rapidi progressi di altre nazioni. L’adozione di tecnologie avanzate come il cloud e l’intelligenza artificiale è ancora limitata, riducendo così la competitività e l’efficienza della Pubblica Amministrazione italiana. Questo rallentamento rappresenta, secondo l’ONU, un’opportunità mancata.
Il contesto globale della digitalizzazione
A livello globale, il rapporto delle Nazioni Unite evidenzia un trend di crescita nell’adozione di tecnologie digitali da parte dei governi. Tra i principali sviluppi si segnalano la digitalizzazione accelerata dei servizi, l’integrazione dell’intelligenza artificiale, l’enfasi sull’identità digitale e la gestione dei dati. Anche la diffusione di connessioni internet veloci e il miglioramento della sicurezza informatica sono segnali positivi, dopo anni di vulnerabilità alle minacce cibernetiche.
Obiettivi di sviluppo sostenibile e inclusività
Le Nazioni Unite sottolineano l’importanza delle tecnologie digitali per migliorare i servizi pubblici e raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. Il rapporto indica un netto miglioramento nella percentuale di popolazione globale che ha accesso a una Pubblica Amministrazione digitale, passata dal 45% nel 2022 al 22,4% nel 2024, con un contributo significativo da parte di Paesi asiatici come India e Bangladesh. Tuttavia, rimangono ancora 1,73 miliardi di persone escluse dal progresso digitale, soprattutto in Africa e Oceania.
Le sfide per l’Italia
Nonostante l’Italia sia più sviluppata rispetto ad alcune aree del mondo, il Paese soffre ancora di disuguaglianze territoriali e della fuga di cervelli, problemi accentuati anche dall’accesso diseguale alla tecnologia. Secondo l’ONU, la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione può avere un impatto positivo sulla vita quotidiana delle persone, migliorando l’accessibilità, l’efficienza e la trasparenza dei servizi pubblici. Anche l’Italia dovrebbe sfruttare maggiormente le opportunità offerte dalle tecnologie digitali per promuovere uno sviluppo più inclusivo.
I progressi dell’Italia e le aree di miglioramento
In alcuni ambiti, come l’identità digitale e i pagamenti elettronici verso la Pubblica Amministrazione, l’Italia ha compiuto progressi significativi e si posiziona all’avanguardia. Un esempio è il portafoglio digitale, che il governo ha promesso di introdurre entro il 2024, anticipando il resto d’Europa di circa due anni. Tuttavia, altre nazioni continuano a progredire più rapidamente in settori che, secondo le Nazioni Unite, sono cruciali per il miglioramento della qualità dei servizi pubblici e il benessere dei cittadini.
Le ragioni del declino nella classifica
Secondo Eugenio Prosperetti, esperto di digitalizzazione della PA, il calo dell’Italia nella classifica è legato al peso crescente dato a settori come l’intelligenza artificiale e l’economia basata sui dati, ambiti in cui il Paese deve ancora recuperare terreno. Paesi come Singapore, con meno vincoli sulla protezione dei dati personali, hanno registrato progressi più rapidi nella digitalizzazione.
Considerazioni sui criteri di valutazione
Prosperetti sottolinea che alcuni punti di forza dell’Italia, come il sistema di identità digitale, la sanità digitale e i portali online della Pubblica Amministrazione, sono stati a lungo tra i migliori al mondo. Tuttavia, il rapporto ONU non ha dato sufficiente rilevanza a questi aspetti, né a strumenti chiave come i pagamenti elettronici e i registri scolastici digitali, settori in cui l’Italia ha ottenuto risultati importanti.
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