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Npl, Banca Ifis lancia la sfida della re-inclusione finanziaria #finsubito prestito immediato


L’INIZIATIVA LA PRENDE il presidente di Banca Ifis Ernesto Fürstenberg Fassio (a sinistra nella foto in alto) che invita l’industria dei crediti deteriorati (Npl) a fare un “salto in lungo nella sostenibilità sociale”. “Bisogna rafforzare l’approccio degli operatori al social banking per favorire l’inclusione”, spiega aprendo i lavori dello ‘Npl Meeting 2024’ a Cernobbio. Un auspicio che segue un dato di fatto: “L’industria degli Npl ha fatto un cambio di passo prendendo piena consapevolezza del proprio ruolo”. E, chiarisce ancora Fürstenberg Fassio, “lo ha fatto non solo nel costruire un sistema più sostenibile per tutti, ma anche nel favorire la re-inclusione finanziaria dei soggetti fragili attraverso modelli di recupero sostenibili”. Non basta infatti essere i “migliori” a gestire il problema, come ha evidenziato il sottosegretario all’Economia Federico Freni (nella foto in basso), anche lui presente a Cernobbio: occorre andare oltre e compiere lo “Step Forward” indicato dal motto del convegno. “Adesso – sottolinea il presidente di Banca Ifis – bisogna rafforzare ulteriormente l’approccio di tutti i player dell’industria del credito deteriorato nella direzione del ‘social banking’, che richiede alla base rispetto reciproco nel rapporto che le banche e gli operatori hanno con i clienti-debitori”. Non solo: “Il dialogo deve tenere conto delle esigenze delle persone per definire piani di recupero sostenibili”.

A definire il contesto più generale bastano i numeri. Nel primo semestre del 2024, lo stock complessivo di Non performing exposures (Npe) delle banche europee significative è aumentato di 16 miliardi di euro, passando dai 357 miliardi di euro del marzo 2023 ai 373 miliardi di euro del giugno 2024. Contestualmente, è aumentato di 11bps anche l’Npe ratio, ovvero il rapporto tra il credito deteriorato e lo stock dei finanziamenti, che è passato dall’1,75% dell’inizio 2023 all’1,86% del giugno 2024. Questo stando al ’Market Watch Npl’ elaborato dall’Ufficio Studi di Banca Ifis. A determinare questi numeri hanno contribuito principalmente gli aumenti del deteriorato registrati nel periodo dalle banche tedesche (+9,4 miliardi di euro), francesi (+8,8 miliardi di euro). Inoltre, il generale quadro di incertezza economica e le tensioni inflattive hanno portato ad un moderato aumento del costo del rischio per le banche significative della Ue: questo ha raggiunto la soglia dello 0,51% al 30 giugno 2024, dopo aver raggiunto il livello di 0,57% nel primo trimestre ovvero il livello più alto da fine 2020. Di contro, l’Italia evidenzia una tendenza opposta alla media europea facendo registrare una significativa riduzione dello stock Npe che cala di 5,1 miliardi di euro tra il primo trimestre 2023 e il giugno 2024. Inoltre, le banche significative del nostro Paese evidenziano una importante riduzione dello stage 2 ratio che passa dall’11,5% di fine 2023 al 9,4% di giugno 2024, azzerando il gap con la media europea.

“L’analisi del nostro Ufficio Studi evidenzia un incremento dello stock di Npe e dell’Npe ratio a livello europeo, in controtendenza rispetto a quanto avviene sul mercato italiano, dove invece diminuisce”, osserva Frederik Geertman (a destra nella foto in alto), amministratore delegato di Banca Ifis. “È un’ulteriore conferma – aggiunge – dell’eccellente lavoro svolto dalle banche italiane e dagli operatori dell’industria del credito deteriorato. Dal 2015 in poi, questi ultimi hanno saputo accompagnare con efficacia il sistema bancario liberando sofferenze e permettendo la generazione di nuovo credito. Oggi, davanti a un contesto macroeconomico incerto, l’industria deve adattarsi rapidamente ai cambiamenti di contesto normativo e di mercato. I minori nuovi flussi attesi di credito deteriorato portano ad una necessaria valorizzazione di quanto già presente sul mercato, che richiede anche l’ottimizzazione dei portafogli in essere. La reinterpretazione della strategia e il vivace mercato secondario stanno permettendo all’industria del credito deteriorato di continuare il proprio lavoro, aiutando le banche a mantenere l’Npe ratio intorno la soglia del 3% raggiunta lo scorso anno”.

Lo studio di Banca Ifis ha approfondito lo stato di salute dell’industria europea del credito al termine di un quinquennio caratterizzato da diverse tensioni economiche e geopolitiche: dalla pandemia del 2020 allo scoppio dei conflitti bellici in Ucraina e Medio Oriente, fino alle tensioni inflattive e alla conseguente stretta monetaria applicata dalle banche centrali. Il dato principale che emerge è quello relativo al rilevante calo dello Stage 2 Ratio delle banche significative italiane (9,4% al primo semestre 2024), che hanno sostanzialmente azzerato il gap con la media dell’Unione Europea. A livello prospettico, lo Stage 2 Ratio è previsto in moderato aumento tra la fine di quest’anno e il 2026, con l’Italia che dovrebbe mantenersi su livelli in linea con quelli della media europea. In questo quadro, l’Italia si dimostra in controtendenza rispetto alla media Ue, grazie soprattutto al percorso di de-risking intrapreso dalle banche italiane e alle politiche pubbliche di sostegno alle imprese. L’analisi evidenzia, infatti, come nel secondo trimestre 2024 lo stock degli Npe delle banche significative italiane sia diminuito di 5,1 miliardi di euro rispetto all’inizio del 2023, consolidando così un andamento sull’intero sistema bancario italiano che dal 2015 al 2024 dovrebbe far segnare una riduzione di circa 290 miliardi di euro. Un risultato questo della proficua collaborazione tra le banche e il comparto specializzato del credito deteriorato. Anche per questo motivo, i volumi transati di Npe fanno registrare un costante decremento: nel 2024, si stima saranno transati circa 24 miliardi di euro di Npl e Utp.



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